Secondo conflitto: l’epilogo di maggio

mercoledì 29 aprile 2015


Dalla marcia su Roma alla cattura di Dongo, dalla notte dei lunghi coltelli alla capsula post-nozze del Fuhrer di Germania. Il lungo ventennio fascista si conclude in pochi mesi e i sogni d’onnipotenza Hitleriana svaniscono nella notte tra il 29 e il 30 aprile del 1945. Benito Mussolini, il Duce d’Italia, dopo l’entusiasmante marcia su Roma insieme a Balbo, datata 28 ottobre 1922, si avvia verso un periodo di osannato comando.

Proclami oceanici, inni gloriosi, richiami agli antichi imperi romani, ma soprattutto ricostruzione, edilizia, imponenti strutture architettoniche, bonifiche, rivalutazione dell’agricoltura, dell’istruzione e dei rapporti previdenziali; mai esistiti prima. L’alleanza bellica con Berlino, se pur inevitabile, e la scelta di affiancarsi alle folli leggi razziali contro gli ebrei, furono le cause principali di un disastro che, come sosteneva anche Ciano, era annunciato. Hitler stravedeva per Mussolini, non si può dire lo stesso del contrario. Ma, si sa, l’austriaco naturalizzato tedesco e militarmente molto potente era lui a dettare, senza ombra di dubbio, le regole del gioco. Troppi fronti aperti e in tante zone d’Europa, troppo dispendio d’energie e troppa megalomania nella testa un po’ malata del cancelliere.

La tentata e ostinata invasione della Gran Bretagna, la disastrosa operazione Barbarossa (campagna di Russa), che da lampo è poi durata oltre misura, la perdita del nord Africa, la presa della Sicilia nell’estate del 1943 e il definitivo e mortale affondo dalla Normandia fino al cuore pulsante della Francia, hanno spazzato via ogni speranza dei due regimi e in meno di 24 mesi.

Eppure l’esperienza del condottiero Napoleone Bonaparte poteva e doveva in qualche maniera insegnare. Impossibile sconfiggere i tre grandi ufficiali di Mosca; il generale “neve”, il generale “fango” e il generale “distanza”. Questo il Duce, probabilmente, lo intuiva ma discuterne con Mr. Alzheimer del Terzo Reich sapeva che era praticamente improbabile o quantomeno inutile.

Tre le date certe ed inequivocabili che hanno decretato la fine di un “impero”; quello che intendeva conquistare il mondo; 25 Novembre 1942, Sacca di Stalingrado, accerchiamento della Sesta armata tedesca e successiva controffensiva di Stalin; 9 luglio 1943, operazione Husky ovvero Sbarco di Patton e Montgomery in Sicilia e 6 giugno 1944, D-Day di Normandia, sfondamento ad ovest e per tutto il centro Europa. Due soli eserciti per decine di fronti aperti, contro un’infinità di nazioni; angloamericani, sovietici, canadesi in testa e gran parte del Commonwealth.

Il doppio degli uomini e una disparità di mezzi aerei, navali e terrestri senza precedenti. Per Adolf Hitler è il fronte orientale che decreta l’inizio della fine, per Mussolini la campagna d’Italia, e a poco è servita la breve Repubblica di Salò. 39 giorni di Sicilia poi Gustav e Gotica ed infine il tracollo complessivo e la disfatta. Il 27 aprile del 1945, a Dongo, sul lago di Como, Mussolini e la sua amante Clara Petacci vengono catturati dai partigiani. Gli americani lo vogliono vivo, per un giusto processo di guerra, ma il Clnai (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) non intende in alcun modo accettare tale concessione. “Uccidere senza processo, data l’urgenza”. Gli ordini impartiti al colonnello “Valerio” sono categorici: esecuzione immediata del Duce d’Italia! Ciò che avviene cronologicamente nelle ore seguenti è ormai storia del Novecento:

Giorno 28; Mussolini e Petacci trucidati a Giulino di Mezzegra.

Giorno 29; i loro corpi appesi a testa in giù in Piazza Loreto a Milano; stessa sera, a Berlino, Adolf Hitler e Eva Braun si sposano in segreto nel bunker.

Giorno 30; la coppia di neoconiugi si suicida.

Giorno 1 maggio; è il turno del fedelissimo ministro della propaganda Joseph Goebbels, della moglie Magda e dei loro sei figlioli, tutti vittime del cianuro. Inutile il comando provvisorio dell’ammiraglio Karl Dönitz, ormai il dado è tratto; tutto è finito! La storia la scrivono i vincitori ma, ad onor del vero e per onestà intellettuale, in Italia, dopo l’esecuzione sommaria a Mussolini, c’è stato anche tanto sangue tra i “cosiddetti” vinti!


di Mirko Crocoli