Virus Hiv, primo caso di regressione

sabato 25 luglio 2015


I medici dell’Institute Pasteur di Parigi l’hanno definito un caso “unico al mondo”. Il primo, per l’esattezza, di regressione prolungata del virus HIV, dopo ben dodici anni dall’interruzione delle cure.

La protagonista di questa “fortunata” vicenda è una diciottene francese. Nata sieropositiva nel 1996, dopo aver contratto il virus nel grembo della mamma malata, era stata sottoposta per sei mesi ad un trattamento con l’Azt, primo farmaco antivirale per la terapia dei pazienti affetti da HIV. Sei anni dopo l’inizio delle cure, che prevedevano la somministrazione di una combinazione di quattro antiretrovirali, la scelta da parte dei familiari di interrompere la terapia. La bambina infatti,a solo un anno dalla somministrazione dei primi farmaci, presentava una carica virale quasi irrilevabile.

«Non sappiamo ancora il motivo per cui questa ragazza è in grado di controllare l’infezione» spiegano gli esperti durante l’illustrazione del caso in una conferenza sull’Aids a Vancouver.

Secondo quanto riferito dal direttore del Dipartimento del farmaco dell’ Istituto superiore di sanità, Stefano Vella, la giovane fa parte di un gruppo definito “elite controller”,a cui appartengono decine di casi, di cui circa 25 in Francia, di pazienti con Hiv che riescono ad evitare la replicazione del virus dopo l’interruzione delle cure.Le ragione sono ancora da stabilire.C’è chi sostiene siano affetti da un virus meno virulento,chi ipotizza una particolare evoluzione del sistema immunitario.

«Questo risultato non deve tuttavia essere considerato come una guarigione, è impossibile prevedere l’evoluzione della sua condizione» continua Vella.

Due casi prima di questo suggeriscono infatti prudenza.Primo fra tutti, quello della bambina del Mississippi, ritenuta guarita dai medici, che per due anni dalla sospensione delle cure non avevano rilevato bisogno di terapie, costretti però, solo un anno dopo, ad annunciare l'inspiegabile ritorno della malattia.E ancora il caso dell’ospedale Sacco di Milano, in cui un bambino, nato anch esso nel 2009 da mamma sieropositiva, e sottoposto immediatamente alla terapia d’urto, aveva azzerato il virus, riemerso tristemente tre anni dopo.


di Maria Giulia Messina