“Er Ist Wieder Da”, l’Hitler di Wnendt

Ce ne sono stati tanti di Hitler cinematografici, 120 in 75 anni a seguire il Charlie Chaplin del 1940. Rappresentato come psicopatico, cervellotico, irato, vecchio e bolso, negli anni il ritratto del dittatore si è fatto sempre più particolareggiato al punto che gli Adolf del britannico Hopkins e dello svizzero Ganz, fin troppo simili all’originale, finirono per spaventare troupe e passanti.

L’ultimo interprete del Fuhrer, l’italo-tedesco Masucci, ne ha fatto un cartonato standard eppure, malgrado ciò - Lui è tornato - il film di cui è protagonista, sta riempiendo all’inverosimile le cinesale tedesche. Esattamente come l’omonimo romanzo dell’ugro-tedesco Timur Vermes, da cui è tratto il film, che spopolò in libreria con 800mila copie vendute.

La trama (l’ipotetico ritorno di un Hitler redivivo che ben presto diventa star televisiva, conteso dalle candidature di tutti i partiti) è solo parzialmente nuova. Nel 1996, in Gespräch Mit Dem Biest, veniva intervistato un ultracentenario Hitler che si pavoneggiava da artista pop. Non è neanche la prima volta che la satira tedesca graffia il nazismo. Dopo molte titubanze, nel 2000 la televisione pubblica del land Württemberg mandò in onda la commedia Goebbels und Geduldig dove il capo della propaganda nazista riviveva le sciagure della maschera di ferro, recluso al posto del suo sosia ebreo.

Il successo di Er Ist Wieder Da non sta nemmeno nella vocazione maledetta del regista David Wnendt, per le neonazi Combat girls e le Wetlands di umori liquidi, vaginali e seminali nutriti e assimilati dalla protagonista fissa sul cesso. Autore, attore e regista si sprecano nel sottolineare l’aspetto satirico mentre additano il pericolo di tivù e YouTube dove un neo-Hitler potrebbe realmente intercettare milioni di clic. Sul canale video di Google, però il Ganz-Hitler di Der Untergang (La caduta) è già un cult. Centinaia di parodie della scena dello scontro con i suoi generali, a sottotitoli cambiati, fanno pronunciare il Fuhrer frasi contro ogni cosa (cessione di calciatori, distruzione della Terra, preferenze tra Windows ed Apple, cast di Sanremo), al punto che la casa produttrice Costantin preme per la loro rimozione. Assieme allo stesso Adolf Hitler, in una parodia sulle parodie da un milione di visualizzazioni. Le caricature dovrebbero rendere ridicoli, ma non in questo caso. Il filosofo Cacciari reagì ad una delle varianti delle parole di fuoco attribuite al capo nazista, che se la prendeva con i caduti sindaci dem di Venezia, ai loro ultimi giorni, al punto da querelare.

In realtà il vero titolo del film è l’ultima frase del romanzo da cui è tratto, che recita Non tutto era sbagliato. Opinione condivisa da centinaia di tedeschi che hanno colmato come un’attrazione, durante le scene, un esterrefatto Masucci-Hitler di selfie, abbracci, baci, chiedendogli testualmente il ripristino dei campi di lavoro. Al contrario, 15 anni fa, per il 75 per cento dei tedeschi era inopportuna la satira antinazista della tivù del Württemberg.

Timur Vermes ritrova nelle parole e stili hitleriani il campione della legalità, del popolo minuto, della sicurezza, dell’onestà, dell’igiene, degli animali, del controllo stradale. Nei dibattiti il nazista è più ambientalista dei verdi, più populista dei suoi eredi, conoscitore dell’atavica indecisione socialdemocratica ed autentico core dei conservatori del partito della cancelliera Angela Merkel.  

Il pubblico della Germania unita, ormai da tempo, in un’Europa inconcludente e senza scopi, non vede la satira ma cerca il sogno. Come i fan di Non toccate le vecchiette che ne amano solo i pochi minuti di varietà filonazista. Hitler non è poi così lontano dal politicamente corretto, anzi. Ne è una versione migliore, tedesca, invece che inglese. A patto di accantonare il qualcosa di sbagliato da un lato, l’Olocausto, grande assente per forza di cose, nel libro come nel film.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:28