È ricca, la sposo e...

Siete a corto di buonumore? Per rimediare, basterà passare una serata al Teatro Quirino, dove va in scena fino al 24 aprile la commedia “Lei è ricca, la sposo e l'ammazzo”, per la regia di Rossi Gastaldi. Per chi ha visto l’omonimo, indimenticabile film con uno strepitoso Walter Matthau (in cui Elaine May è regista, sceneggiatrice e interprete principale) la riduzione teatrale sembra non temere il confronto, pur avendo (per necessità di spazi e di copione) eliminato le sezioni relative alla servitù smidollata di Enrichetta (ribattezzata Albertina, nell'interpretazione della bravissima Debora Caprioglio) e le riprese esterne nella natura selvaggia, in cui si svolge l'epilogo. Qui al posto del favoloso e raffinato maggiordomo Harold, mente, buona coscienza e fautore della redenzione di Hanry, viene in soccorso allo scellerato protagonista una napoletanissima, allegra e quanto mai divertente cameriera Nunziatina. La botanica viene sostituita con l'entomologia, per cui il ruolo della felce galeotta si traduce in quello della coccinella, senza nulla togliere al romanticismo e alla morale della commedia.

Un esilarante Gianfranco Jannuzzo, nel ruolo di Orazio, rampollo squattrinato di una nobilissima famiglia, che ha dilapidato la sua fortuna in ozi e vizi, ha un'arte infallibile nel farci attraversare le due ore di spettacolo fino a farle apparire leggere ed eteree, come un unico siparietto, roteando come un astro lucente attorno alle tre figure femminili, attraverso le quali troverà la sua via di salvezza. La cameriera Nunziatina, la mediatrice Floriana, architetto di grido, e Albertina la ricca e imbranatissima entomologa faranno di lui, finalmente, un uomo. La parte del diavolo è affidata, anche in questo caso, al procuratore legale di entrambi, Enrico (un energetico Antonio Fufaro), perdutamente innamorato di Albertina, e a un truculento, quanto sostanzialmente inoffensivo, boss siciliano Lucky Bonanno (il bravo Cosimo Coltraro) nella parte di un usuraio senza scrupoli, ma terribilmente sensibile al fascino rupestre di Nunziatina. Una scenografia essenziale, con un fronte salottiero e un retro a parete scorrevole dietro cui, di volta in volta, sono sistemati i vari arredi necessari (uno studio di avvocato, un soggiorno, un laboratorio) favoriscono una perfetta continuità del racconto e sobri cambi scena.

Albertina, malgrado la sua apparenza di calamità pubblica, che sversa aperitivi e vino su preziosi tappeti orientali o sulle costose scarpe della sua cara amica Floriana, è leggera come le ali dei suoi coleotteri, profonda nella sua ingenuità ed essenziale nell'intuire come dietro un perditempo sfaccendato si nasconda un animo incontaminato, capace di gesti imprevedibili per difendere e salvare colei che, in teoria, una volta venuto in possesso del suo patrimonio, avrebbe pianificato di sopprimere. Il coraggio di guardare oltre le apparenze, di scoprire la natura vera delle persone, apparentemente vuote e ciniche, è una proprietà dell'intelligenza che, spesso, minimizza se stessa e si mimetizza dietro una cortina di silenzi e di assenze, sbagliando verso alla sottoveste da indossare la prima notte di matrimonio, semplicemente per creare un contatto intimo, carnale, in cui gli occhi innamorati di lei sbriciolano in un istante il fronte di un cinismo sottile come una bolla di sapone.

Vivamente consigliato a tutte le età. Complimenti a tutta la compagnia!

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:31