Buchi neri e Hawking:   teoria ad una svolta

“Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi... Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare, e in cui si può riuscire”.

Solo Stephen Hawking poteva permettersi parole tanto ardite. Solo il genio inglese della fisica, costretto sulla sedia a rotelle dopo che all’età di 21 anni gli fu diagnosticata la Sla, poteva permettersi una frase tanto ambiziosa senza sembrare inutilmente retorico. Solo un uomo la cui intelligenza e curiosità hanno sempre prevalso sugli impedimenti di una malattia che lo costringe da anni a comunicare tramite una macchina. E forse oggi, dopo 42 anni, anche quella che sembrava la sua più affascinante ma altrettanto indimostrabile teoria, ha trovato una verifica sperimentale.

A rivelarlo è il quotidiano britannico Times, secondo cui la teoria “più longeva e audace” di Hawking, che riterrebbe i buchi neri in grado di perdere progressivamente massa ed energia fino a svanire nel nulla come se evaporassero, è stata convalidata da un altro scienziato. Lo studioso in questione si chiama Jeff Steinhauer ed è un fisico dell’Istituto israeliano Technion di Haifa. L’esperimento portato in laboratorio e già presente da mesi su Arxiv, grande archivio on-line per bozze definitive di articoli scientifici, è stato possibile grazie a strutture analoghe ai buchi neri ma molto più facili da ottenere. Pare infatti che Steinhauer abbia raffreddato l’elio a temperature bassissime fino a poco meno dello zero assoluto e dopo averlo agitato velocemente avrebbe ottenuto una barriera invalicabile dai suoni, proprio come l’orizzonte degli eventi di un buco nero. Lo scienziato avrebbe poi notato qualcosa superare tale barriera, esattamente come ci si aspetterebbe dalle relazioni di Hawking.

Molte le perplessità esternate dagli esperti, che giudicherebbero la prova interessante ma anche piuttosto audace. Un esperimento di questo tipo, infatti, sostiene il fisico Salvatore Capozziello dell’Università Federico II di Napoli, “dovrebbe ricreare in laboratorio tutte le leggi della termodinamica dei buchi neri” ed è “molto simile a quelli che vengono fatti da una decina di anni su materiali che possono avere vibrazioni meccaniche”, aggiunge Carlo Cosmelli dell’Università “La Sapienza” di Roma.

La verità, come lo stesso Hawking ammette, è che se la dimostrazione pratica fosse davvero attendibile “sarebbe la fine del determinismo e non saremmo più sicuri di niente, neanche del nostro passato: i libri di storia e la nostra stessa memoria potrebbero essere un’illusione”. La verità, come anche il Times sottolinea, è che se la dimostrazione pratica fosse davvero attendibile, Hawking, che come lui stesso ama ricordare, è nato nel giorno del 300/mo anniversario della morte di Galileo, meriterebbe il Premio Nobel. E se Stoccolma dovesse esitare, la pazienza e la perseveranza non gli mancheranno. Se ci volesse ancora tempo, del resto, sarebbe sempre meno di quanto impiega un vero buco nero a svanire in cielo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:22