Umanità e marijuana: “Thanks for vaselina”

“Thanks for vaselina”. Un titolo pazzo per uno spettacolo folle. Si ride da morire, ma si finisce col piangere. Fino all’otto maggio va in scena al Piccolo Eliseo un quintetto da Tso, tra cui: due allucinati e allucinanti coltivatori casalinghi di svariati chili di marijuana, Fil e Charlie. Il primo perennemente imbufalito, mentre il secondo - buonista per eccellenza, in quanto animalista e naturista convinto - appare come un derivato dei Figli dei Fiori di mezzo secolo prima; Lucia, la madre di Fil, autentico folletto di scena, energetica e folgorante come una solfatara, ludopatica e nevrotica all’eccesso; il padre di Fil, “Annalisa”, trans bisessuale dal passato torbido e oscuro, che torna all’improvviso dal Messico dopo 15 anni di assenza; una torta rivestita di tulle, che corrisponde al nome di Wanda, cacciata di casa dal padre perché eccessivamente “accudente” nei confronti del fratellino down. Ecco: nitroglicerina pura, come appare ed è effettivamente.

L’inizio, infatti, è esplosivo, presentandosi con una terribile scenata di Fil a Charlie per aver assecondato la sua compagna nell’imbottire di ovuli di erba l’intestino del povero cane di lei (un carlino con la protesi all’anca!) che, così combinato, con il suo vestitino da Hello Kitty, non sarebbe mai sfuggito né ai metal detector, né alla curiosità degli ispettori di dogana! La scenografia e gli arredi sono un ausilio perfetto per le scene boccaccesche e surreali che, nel tempo, si alternano nell’unico grande ambiente della casa di Fil, in cui domina un divano a destra, una piccola finestra con infissi di alluminio bianco ospedale sulla sinistra, mentre lo sfondo è occupato da una porta d’entrata dinanzi al divano e da una sorta di coppia di sarcofaghi neri di plastica, posti in verticale, sul modello delle custodie per vestiti, all’interno dei quali si celano altrettante serre clandestine per la coltivazione domestica di marijuana. Il marchingegno dell’ingresso dei vari personaggi rappresenta un meccanismo perfettamente oliato e altrettanto fragoroso.

La dolce Wanda - che all’inizio per vendicarsi dell’oltraggio verbale di Fil gridato dalla finestra, fa irruzione vestita da principessa psicopatica e armata di cric, pistola ad aria compressa, spray urticante e di un dissuasore elettrico - finirà per sostituire il carlino (sparito assieme alla sua padroncina) come corriere della droga, aiutata nell’impresa dal suo capiente posteriore e da una premurosa Lucia (una strepitosa Beatrice Schiros, dotata di una comicità irresistibile), che ricorre, per la bisogna, a robuste dosi di vaselina, da cui il titolo della pièce. Straordinario per quoziente di follia è l’inserimento - nella storia dei due ruspanti e imbranati coltivatori illegali - di “Annalisa”, padre trans di Fil che, grazie al peyote e a una combriccola di farabutti organizzati in setta religiosa, lascia che le situazioni comiche precedenti evaporino in un clima sulfureo, demoniaco, occultato dietro il paravento di una fede ossessiva in Cristo e nella redenzione da lui promessa.

Poi, ancora il gioco pirotecnico dell’intreccio sentimentale tra Wanda e i due ragazzi. Fil, violento e prevaricatore. Charlie talmente ingenuo da tagliare le ali a migliaia di polli di allevamento per sabotare i turpi commerci delle multinazionali. Il bello, ovviamente, verrà solo alla fine, quando capiremo stupiti, grazie a un sottile gioco di abbandoni, di tradimenti e di rivelazioni, che Male e Bene amano travestirsi nei loro opposti. Insomma, uno spettacolo geniale, sia nella sua conduzione che nella rappresentazione. Vivamente consigliato, ma solo a partire dalla maggiore età!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:23