Wilde Salomè, in Italia il film di Al Pacino

Alla ricerca di Oscar Wilde attraverso Salomè. E le interpretazioni che nei secoli si sono succedute di questa tragedia paradigma della sensibilità del grande scrittore inglese. Una specie di happening on the road sulle tracce di Wilde, personalmente fortemente volute e condotta da Al Pacino. E portata dopo sei anni per la prima volta nei cinema italiani dal 12 maggio grazie alla solita distribuzione indipendente, giovane e meritoria istituzione che ancora crede nei film intellettuali e non ha come unico faro il profitto.

D’altronde, nel 2010 quando usci in sala in Inghilterra fu proprio Al Pacino, che ha scritto, interpretato e diretto il tutto, a metterla così: “Wilde Salomè è l’esplorazione di una pièce teatrale che mi ha impegnato per molto tempo. Ho spogliato l’opera di tutti i suoi costumi e scenari complessi, presentandola e analizzandola nella sua essenza. Jessica Chastain è sensazionale nel ruolo di Salomè e mi ha aiutato molto nella mia personale scoperta del mondo di Oscar Wilde. Wilde Salomè non è un film narrativo tradizionale, né un documentario; è sperimentale, è l’emancipazione di un’opera che continua a vivere”.

Uno potrebbe dire: ecco perché in Italia hanno atteso sei anni per vederla. Sì, perché quando si parla di cultura, di investire nella stessa e si fa retorica in materia ci si dovrebbe prima intendere: l’unica cultura è quella di massa da bus turistico? Evidentemente non la pensavano così i due producer Barry Navidi e Robert Fox, né i boss della distribuzione indipendente che, anche grazie alla bravissima press agent Alessandra Sciamanna, si sono riusciti a far conoscere e apprezzare nel cinico mercato cinematografico italiano. Ovviamente non in quello da cine-panettone. Ma anche quello d’essai è molto sulle sue.

Certo, adesso il web si è “magnato” anche i cineclub e i cineforum, ma in compenso esistono siti intelligenti come My movies (e lo streaming) per supplire.

Il film fu applauditissimo alla Biennale di Venezia numero 68 e anche questo non guasta per un giro in un bel po’ di sale italiane nei prossimi giorni. Per Pacino chiaramente questi esperimenti tra teatro e cinema sono l’equivalente della attuale evoluzione degli ultimi film di Polański: ad una certa età basta film di azione, o epici di mafia, è ora di montare in cattedra. Di fare un po’ di cultura. “Salomè è il mio tentativo di fondere l’opera teatrale e il cinema - dice nelle note di regia Al Pacino - e fare in modo che questo ibrido funzioni è stato il mio obiettivo: unire tutta la qualità fotografica del cinema a quell’essenza dell’acting che è propria del teatro”.

Certo, la bocca sensuale della Chastain nel ruolo di Salomè e quei primi piani quasi perversi danno una mano, non c’è dubbio, a condurre lo spettatore in questa ricerca fatta di location della Salomè durante i secoli. Per gli amanti del genere “behind the scenes” la pellicola è imperdibile e oltretutto, record dato il tipo di film, non annoia quasi mai. Magari perché lo stesso Pacino si diverte a gigioneggiare non poco. La vecchiaia si combatte anche così: con la classe. Un po’ come Totti nella Roma: entra lui in campo ed arriva il bel gioco. L’importante è sempre fare goal.

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:31