A Cannes il “Munich” anti-israeliano

“Munich: a palestinian story” del regista palestinese Nasri Hajjaj sarà presentato a giorni fuori concorso a Cannes. Il Festival sulla Croisette, infatti, quest’anno vuole far parlare di sé accattandosi fuori concorso questa pellicola palestinese che racconta la strage di Monaco dal punto di vista dei terroristi dell’Olp. E che cercava una distribuzione sin dal lontano 2012.

Alzi la mano chi non ha visto “Munich”, epico film di Steven Spielberg sulla tragedia degli 11 atleti israeliani trucidati nel villaggio olimpico di Monaco di Baviera tra il 5 e il 6 settembre del 1972. Una pellicola peraltro per nulla agiografica rispetto alla decisione del governo di Golda Meir di dare corpo a una vendetta che sarebbe durata per quasi dieci anni. Durante i quali agenti del Mossad sguinzagliati in tutto il mondo uccisero quasi tutti i protagonisti, tra mandanti ed esecutori, di quel massacro. Uno dei pochi a salvarsi fu Abu Mazen che era il cassiere dell’Olp e che finanziò l’intera operazione. Il film era stato sceneggiato nel 2005 dal premio Pulitzer Tony Kushner e aveva nel cast Eric Bana, Daniel Craig e il premio Oscar Geoffrey Rush ed era tratto pari pari dal noto libro “Vengeance: the true story of an israeli counter-terrorist team” del giornalista canadese George Jonas, libro che aveva di per sé il carattere drammatico di una controinchiesta.

Ma se “Munich” era un capolavoro che raccontava la vita travagliata di questo capo missione israeliano che finisce per doversi trasferire a New York lasciando lo Stato di Israele per non venire risucchiato dagli intrighi dell’intelligence israeliana, il film palestinese è un’opera di pura propaganda che parte narrando l’infanzia difficile dei futuri terroristi nati negli eterni campi profughi dei palestinesi in Libano o in Giordania. Terroristi definiti “combattenti per la libertà”, anche se massacrarono a sangue freddo, dopo sevizie e torture (un atleta addirittura venne evirato), undici inermi campioni sportivi dello Stato di Israele. Il tutto nelle prime Olimpiadi tenutesi nella Germania Ovest dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

La cosa è stata segnalata in Israele dall’agenzia Ynetnews e in Italia da “Progetto Dreyfus”, un sito voluto dalla Comunità ebraica di Roma che ha lo scopo di comunicazione e di rilevamento delle tematiche antisemite e anti israeliane che infestano l’Europa: dai boicottaggi accademici a quelli sui prodotti agricoli confezionati in Giudea e Samaria, che oltretutto danno da lavorare a migliaia di palestinesi nelle cosiddette “colonie”.

Sembra che Ilana Romano, la vedova di Yossef, campione di sollevamento pesi (l’atleta evirato, ndr), abbia rifiutato sdegnosamente di concedere un’intervista al regista affinché la potesse utilizzare nel film. E questo non tanto per la memoria del marito e delle sevizie subite prima di venire ucciso, quanto perché Nasri Hajjaj si sarebbe rifiutato di definire terroristi gli scagnozzi dell’Olp che portarono a termine l’assalto.

Quel che fa più specie però è che Cannes abbia deciso di mettere la pellicola, sia pure fuori concorso, solo per fare un favore al Dubai che l’ha prodotta e per rinfocolare l’infinita polemica tra palestinesi e israeliani, con l’evidente scopo di guadagnarsi qualche titolo di giornale in prima pagina.

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:36