Master Anticorruzione   della Link Campus

Un direttore scientifico che dirige un Master attualissimo come può esserlo uno incentrato sull’anticorruzione e che esordisce spiegando come ci si debba guardare dal populismo giudiziario, dalla facile, banale retorica che già tanti danni ha fatto in materia di antimafia, non può che essere una persona intelligente e coraggiosa. Parliamo dell’avvocato Massimiliano Annetta, del foro fiorentino, e che sabato scorso alla Link Campus University ha presentato il Master di cui sopra.

L’intento ambizioso è quello di formare degli esperti in questa difficile materia, che possano bene operare soprattutto nella fase decisamente più importante e di fatto mai curata: quella della prevenzione. E già perché per i politici e i governanti sempre alla ricerca del facile consenso, molto più semplice agire, astrattamente, sulla leva della repressione, partorendo continuamente nuove norme, inasprendo le pene, e pazienza se, da Tangentopoli, si constatata che, in questo modo, il fenomeno non viene sconfitto. Avete presente il doping? L’atletica leggera e/o il ciclismo? Si aumentano gli elenchi delle sostanze proibite, si comminano squalifiche severe, si puniscono anche le fidanzate complici di non fare la spia, e il doping vi risulta sconfitto? Eppure andiamo tutti a dormire più sereni se alla tivù ci dicono che è stata partorita l’ennesima riforma in materia di lotta alla corruzione. Legge nevralgica è quella del 2012, la n. 190, che chiaramente ha ben poco spaventato che so i romani coinvolti nel cosiddetto Processo “Mafia Capitale”, e che è arrivata al terzo ritocco in quattro anni! Ora, va bene il work in progress, ma forse così si esagera.

Ecco, queste cose qui racconta il professor Annetta nella sua chiacchierata agli attenti iscritti al Master. Scopriremo, quando sarà chiesto loro di presentarsi, che lavorano quasi tutti nell’amministrazione, in diversi settori. Così ci sono agenti di polizia, finanzieri, dipendenti di enti pubblici, territoriali e non. Tutti motivati dalla comprensione che diventare esperti in un settore così sensibile ed attuale può offrire sbocchi importanti a livello professionale.

Annetta cita il neo nominato presidente dell’Associazione magistrati come esempio di chi ben dovrebbe sapere, per esperienza vissuta, come la repressione, da sola, non funzioni per debellare la corruzione. A dire il vero, dopo l’esternazione sul Corriere della Sera dell’ex mente giuridica di “Mani pulite”, ci aveva già pensato un noto collega, il giudice Raffaele Cantone, a ricordare come quella stagione, piena di arresti a strascico, tintinnare di manette, anche qualche morto, e con il 78 per cento di assoluzioni finali (78%!), aveva dimostrato come si dovesse agire altrove per limitare grandemente (eliminare è umanamente impossibile, per ragioni antropologiche che le anime belle non vogliono ammettere, ma che quelle sono) la corruzione.

Più che reprimere, scandiscono sia Cantone che Annetta, bisogna prevenire. Certo è più difficile, perché bisogna incidere sulla carne viva della burocrazia statale, ridurre l’ingerenza pubblica e altamente semplificarla. “Procedimentalizzazione” è la brutta parola che Annetta ripete spesso. Creare procedure chiare, snelle, e poi a quelle però attenersi rigorosamente. Senza possibilità di voli pindarici in sede di interpretazione, oggi ai funzionari, che partoriscono circolari successive e contraddittorie, domani a Pm e giudici, sempre in odore di “supplenza” e famosi per la loro “giurisprudenza creativa”.

È ovvio anche ad un adolescente di poche letture che un sistema amministrativo complesso, astruso, oscuro, rende quasi inevitabile il ricorso ai cosiddetti “facilitatori”. Se a questo ci aggiungiamo lentezze della macchina da bradipi assonnati, ecco che il “regalo” per vedere finalmente approvata la nostra richiesta di permesso, autorizzazione, licenza, quello che sia, diventa indispensabile. Parliamo di corruzione spicciola, che poi a salire di livello ci sono le norme in materia di gara d’appalto, con studi specializzati e costosi che sono sì e no garanzia di riuscire a non essere esclusi per qualche difetto formale, figuriamoci vincere. Con la citata riforma del 2012 è stata anche introdotta una nuova figura amministrativa, che deve essere presente in tutte le realtà pubbliche territoriali: il responsabile anticorruzione. Dopo 4 anni, sono veramente molti i comuni in cui questa manca, e ben si comprende il perché. Chi se la rischia ad assumere un ruolo del genere, con la responsabilità che comporta, con una normativa mutevole, non trasparente e i Pm coi fucili puntati...

Ecco, magari un Master come questo potrebbe essere d’aiuto. Ma qui ci vogliono migliaia di esperti... Ad ogni modo questa è una strada, ed è stata immaginata in modo diverso e importante. Questo interessante corso, che vedrà docenti e relatori di livello, arruolati tra avvocati, professori di diritto, alti dirigenti della Pubblica amministrazione, specie nel campo della Pubblica sicurezza, anche un Sostituto procuratore della Repubblica, vorrà provare a fare chiarezza nelle norme vigenti – impresa non facile – suggerendo anche miglioramenti possibili delle stesse, non trascurando, non sarebbe possibile in una scienza siffatta, l’accurata descrizione dell’apparato repressivo previsto, ma cercando di andare oltre lo stesso, convinti del messaggio iniziale: da solo, non serve.

Ambiziosa conclusione del Master, la realizzazione di un piano anticorruzione adottato da un fantomatico comune di Paperopoli, raccolto in un volume poi da pubblicare, e che potrebbe essere una preziosa fonte di spunti riflessivi e suggerimenti per qualche politico-governante di buona volontà.

Al primo incontro era presente, oltre al dottor Alfonso D’Alfonso (già direttore generale dell’Antimafia) e al professor Piero D’Amelio (docente di diritto amministrativo), il dottor Felice Romano , segretario generale del Siulp, in rappresentanza della Fondazione “Sicurezza e Libertà” (due bei sostantivi, non sempre facili da coniugare insieme) che è tra gli sponsor principali di questa bella iniziativa. Un Master sull’Anticorruzione dove l’imperativo non sarà studiare come meglio applicare e magari inasprire gli strumenti repressivi esistenti, ma cercare di conoscere – oltre a questi – modi e sistemi che permettendo di andare oltre, per prevenire e veramente, in questo modo, combattere il fenomeno corruttivo, mi sembra una bellissima sfida che Massimiliano Annetta ha raccolto. Gli auguri se li merita tutti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:36