Riscoprire Tucidide nel libro di Canfora

Luciano Canfora è uno dei maggiori studiosi del mondo antico del nostro Paese, intellettuale di cui Laterza ha pubblicato recentemente “Tucidide - la menzogna, la colpa, l’esilio”. Il libro è una sorta di biografia di Tucidide, uomo politico e scrittore greco, ritenuto l’inventore la storiografia, così come ancora nel nostro tempo viene concepita e sperimentata. Fra le pagine di Canfora ci si immerge nella guerra del Peloponneso (431 - 404 a.C.).

Tucidide, essendo un uomo politico, è interessato al presente, e scrive la sua opera per svelare la natura del potere politico, rivolgendosi ai ceti dirigenti di Atene, la città che era il centro dell’impero democratico. Per Tucidide, allo stesso modo che per Erodoto e Polibio, è fondamentale l’osservazione della realtà ma rimanendo fedele alla verità. Nella sua opera storica, Tucidide ha raccontato la trentennale guerra che vide Atene contrapposta a Sparta. Per Tucidide occorre avere una visione unitaria del conflitto, al termine del quale vi fu la capitolazione dell’impero ateniese. In particolare, Tucidide fu interessato a indagare il nesso innegabile tra la politica e la guerra nel mondo antico, in riferimento agli ordinamenti giuridici su cui si fondava l’impero democratico ateniese. Grande fu il suo interesse a svelare la natura del meccanismo psicologico che aiutava a capire come venivano prese le decisioni politiche nelle assemblee popolari esistenti ad Atene ai tempi di Pericle. Per Canfora, Tucidide deve essere considerato l’inventore della oratoria politica, di cui offre esempi ammirevoli nel suo libro, che avrà in Demostene uno dei suo protagonisti indiscussi. Come risulta dalla “Vita di Cimone”, di cui è autore Plutarco, Tucidide era un nobile e ricco signore, legato da vincoli di parentela allo stesso Cimone, dato biografico che dimostra come la lotta al vertice del potere politico nella democrazia imperialista ateniese avvenisse tra clan familiari aristocratici.

A Tucidide, proprio perché esponente di una influente famiglia, dopo che fu eletto stratega, venne attribuita la gestione in appalto delle miniere aurifere di Skapté Hyle, in Tracia. Da queste miniere proveniva l’oro che Tucidide inviava ad Atene. Era anche proprietario di molti schiavi, impiegati nelle stesse miniere. Come racconta nel libro IV della sua opera storiografica, Tucidide nel 424 a.C. dovette misurarsi sul campo di battaglia con il generale spartano Brasida. Brasida, astuto militare, mentre l’esercito ateniese era impegnato in una guerra in Beozia, essendo consapevole della debolezza militare delle città sottomesse ad Atene - come Acanto, Amfipoli, Eione, Skione, Olinto - decise di attaccarle, presentandosi al loro cospetto come un liberatore. La città di Amfipoli, la cui difesa in Tracia era affidata a Eukles, venne conquistata da Brasida, che tuttavia Tucidide riuscì a sconfiggere a Eione. In realtà Tucidide si trovava nell’isola di Taso con una flotta formata da sette navi e dovette correre in aiuto di Eukles.

Come Canfora dimostra nel suo libro, mettendo a confronto le congetture avanzate dagli studiosi nel corso degli anni, intorno alla vicenda biografica di Tucidide sono emersi diversi punti oscuri, che da grande studioso è riuscito a fugare e chiarire in modo definitivo. In primo luogo non è vero che, in seguito alla defezione di Amfipoli, di cui tra l’altro non poteva essere ritenuto responsabile, Tucidide venne giudicato ad Atene e condannato all’esilio. Infatti, nelle Vespe di Aristofane si parla di un Tucidide mandato a processo, ma si tratta di Tucidide di Malesia confuso per errore con lo storico, il cui nome era Tucidide Oloro, come dimostrano le fonti indicate da Canfora. Inoltre la divisione dei compiti tra i due strateghi che erano in Tracia per conto di Atene, secondo lo storico George Grote, esclude la possibilità che Tucidide sia stato condannato per tradimento e mandato in esilio. Lo storico tedesco Delbruck ha il merito di aver chiarito che nell’anno 424 a.C. venne commesso un errore politico dalla dirigenza ateniese, che decise di compiere l’attacco militare in Beozia, che poi si è risolto con la disfatta di Delio. Il continuatore dell’opera di Tucidide deve essere considerato Senofonte, autore di opere capitali come le Elleniche e l’Anabasi.

Un libro, questo di Luciano Canfora, che gronda erudizione da ogni pagina.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:23