I racconti di vita di Tommaso Oberdan Scozzafava

mercoledì 26 luglio 2017


Tommaso Oberdan Scozzafava, professore ordinario di Diritto civile presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, raffinato giurista e autore di importanti saggi di diritto, dopo aver favorevolmente impressionato il pubblico con le sue opere pittoriche, si è proposto anche come scrittore di racconti con “Questa notte il sole sorge a Occidente” (Pioda Imaging editore, 206 pagine, 19 euro),

I racconti che compongono il volume sono stati scritti nell’arco di cinque anni durante lunghe notti insonni e, come sottolinea l’autore nella premessa, riflettono la sua esperienza di vita “da una particolare situazione interiore, in assoluto non del tutto positiva”.

Realtà e verità nei racconti di Scozzafava sono sempre soggetti a sfumare nel surreale e nell’assurdo in circostanze dove l’esistenza si concretizza nella reminiscenza e tutto sembra predestinato dal fato in un mondo atemporale. Così “la vita è inutile, chi nasce povero muore povero, la sofferenza è insita nella vita, nella vita può succedere di tutto, su una panchina in due si sta stretti”.

L’attenzione dell’autore si concentra sulla fragilità dell’esistenza umana attraverso vicende di protagonisti destinati alla sconfitta, anime sofferenti, come nel caso di Lina ristretta in un reparto psichiatrico. C’è, nei racconti di Scozzafava, un pessimismo che evoca quello leopardiano per l’enorme amarezza che emerge nei confronti della vita e dei rapporti umani. La sofferenza è connaturata alla vita stessa e ogni tentativo di cambiamento risulta vano.

Tommaso Oberdan Scozzafava con “Questa notte il sole sorge a Occidente”, propone in forma letteraria i sentimenti e la visione del mondo che aveva già espresso in forma pittorica e, lo si deve ammettere, con risultati ben riusciti in entrambe le forme espressive. Con questi suoi racconti si rivela infatti autore solido e convincente: i testi sono incisivi e la sua scrittura è cruda, tagliente, essenziale


di Laura Bianconi