“Il Penitente” al debutto

Al foyer del Teatro Eliseo, presente l’intero cast degli attori, il direttore Luca Barbareschi, in qualità di attore-regista, fine conoscitore e traduttore di David Mamet, ha presentato il testo teatrale “Il Penitente” del grande autore ebreo americano, che andrà in scena dal 7 al 26 novembre all’Eliseo, un teatro completamente rinnovato per stile e spirito imprenditoriale. Lo ha fatto, però, con una doverosa premessa, una nota assai dolente sullo stato comatoso in cui versano la cultura e il decoro di Roma Capitale, “da cui tutti se ne vanno, come Mediaset, Sky e la Rai che delocalizza”. Invece, in controtendenza, l’Eliseo ha investito moltissimo per il rilancio della cultura e del teatro, perché i finanziamenti pubblici non solo scarseggiano, ma quelli che ci sono vanno quasi sempre nel posto sbagliato! Tanto per capirci, in Germania il solo Teatro di Stoccarda può contare su qualcosa come 150 milioni di euro per la sua programmazione pluriennale, perché lì il federalismo funziona benissimo anche dal punto di vista culturale! In Francia, “Pariscope”, la rivista parigina di cinema, teatro e musica, nell’ultimo numero recensiva qualcosa come 353 spettacoli serali!

L’Eliseo, per innovare e rilanciare l’arte dal vivo, ha inventato contenitori e spazi culturali integrati, con particolare riferimento alla formazione dei più giovani. Il maestro Accardo, ad esempio, fa lezione di direzione orchestrale ai bambini. Perché, in fondo, occorre mettere in moto una dinamica culturale proiettata in avanti, e non accontentarsi di una celebrazione museale del passato ripetuta all’infinito. L’uomo “è” la sua intuizione e creatività, anche se Roma è molto dura e faticosa per tutti i teatri. Questi ultimi, per onorare adeguatamente la funzione civile svolta, debbono poter contare su risorse adeguate in modo che le varie città diano risultati in base al loro reale bacino d’utenza. Occorre rendere determinante la formazione per seminare cultura fin dalla scuola dell’obbligo. Per quanto riguarda l’opera, Mamet pur essendo un ebreo di sinistra va contro il bon ton dei democratici americani politically correct e, quindi, combatte la semplificazione del pensiero.

La pièce si ispira a un fatto vero di cronaca: uno psichiatra non denuncia un suo paziente che gli aveva confessato di progettare un attentato, poi effettivamente messo in atto con numerose vittime. Qui, il vero colpevole è la carta stampata che fa dell’analista un mostro, solo perché l’attentatore dichiara che il suo terapeuta lo aveva discriminato in quanto... omosessuale! Anche da noi accade che il sistema di giustizia e quello della carta stampata emettano sentenze di condanna ben prima che si siano espressi i tribunali di merito. Perché, in fondo, ciò che manca è proprio l’elaborazione del pensiero critico. Mamet qui indaga, in particolare, su ciò che capita all’interno di una coppia messa alla berlina dai media e fatta a pezzi nella sua vita privata. L’ultimo tema è rappresentato dal rifugio del protagonista nella religione e nelle sue verità. Per Lunetta Savino, con Mamet all’Eliseo si sperimenta la nuova drammaturgia e, finalmente, si affida il compito di direzione a un attore-regista, ottimo conoscitore del drammaturgo americano, che ha una lingua difficile, in quanto tutto è tutto sottolineato nel testo. Per Duccio Camerini, l’ambiguità dei personaggi risulta molto spiazzante e pericolosa, con una drammaturgia che va a colpire la gente dove non vuole essere colpita.

(*) Per info e biglietti: Teatro Eliseo

Aggiornato il 04 novembre 2017 alle ore 11:17