“La terra buona” dell’indipendente albanese Caruso

L’opera seconda del regista albese Emanuele Caruso arriva oggi sullo schermo del cinema Reposi di Torino. “La terra buona” segue di quattro anni l’esordio del cineasta, avvenuto con il film “E fu sera e fu mattina”. Il debutto di Caruso è assurto agli onori della cronaca, diventando un caso nazionale tra le produzioni indipendenti, con 43mila biglietti venduti e 300mila euro di incasso.

“La terra buona” promette di battere quel piccolo primato. La pellicola, costata 195mila euro, quasi la metà raccolta grazie al crowdfunding, è stata realizzata con il sostegno della Torino Piemonte Film Commission e la consulenza di Film Investimenti Piemonte e la partecipazione del Gruppo Egea, nella fase produttiva.

Il film è stato sostenuto anche dal Parco della Val Grande e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Il lungometraggio è ispirato a tre storie: quella di un ricercatore in fuga per le sue cure alternative, quella di una ragazza malata in cerca di una speranza e quella di padre Sergio De Piccoli, monaco benedettino, personaggio realmente esistito, vissuto per più di quarant’anni nell’antica Canonica di Marmora, a 1.580 metri in Val Maira, luogo che, nella finzione cinematografica, è trasposto in Val Grande. Il monaco ha ristrutturato il monastero e raccolto nella canonica, divenuta una biblioteca, circa 80mila volumi rari, collezionati nel corso di un’intera esistenza.

Padre Sergio è scomparso nel 2014 all’età di ottantatré anni. Oggi la sua biblioteca, valutata oltre due milioni e 200mila euro, rischia di andare perduta.

Aggiornato il 02 maggio 2018 alle ore 17:37