Quale possa essere il confine che separa la leggenda dalla storia, in riferimento alla vicenda dei Re Magi, di cui si parla e racconta nel Vangelo canonico di Matteo, è il tema essenziale intorno al quale si sviluppa la ricerca intellettuale del grande storico Franco Cardini sfociata in un libro edito dalla casa editrice Marsilio (collana “i Nodi”), intitolato “I Re Magi”.

Nella prefazione al suo pregevole libro, Cardini osserva che i Magi possono, per come sono stati rappresentati nei drammi liturgici e nell’iconografia occidentale, corrispondere alla figura dell’archetipo che secondo Jung rinvia alle strutture profonde dell’inconscio.

In base al racconto evangelico di Matteo, Gesù è il messia che discende da David e attraverso la sua nascita si ha il compimento della profezia contenuta nel Vecchio Testamento. Cardini si pone l’interrogativo volto a capire come siano stati descritti i Magi lungo i secoli dai grandi pensatori. Per Eraclito, i Magi erano i depositari di oscuri culti misterici; Erodoto, invece, pone l’accento sulla provenienza etnica dei magi, sostenendo che formavano una tribù all’interno della quale si distinguevano i medi, casta sacerdotale; Plutarco invece, nel suo testo Iside ed Osiride, li descrive come esponenti di una tradizione magica, la cui essenza rimane inafferrabile.

Secondo il racconto di Matteo, i Magi provengono dall’Oriente seguendo una stella, la quale appare in cielo nello stesso giorno in cui avviene la nascita del principe di Israele. La loro ricerca suscita preoccupazioni e grandi timori in Erode il grande, che teme di vedere insidiato il suo potere personale. Cardini nota che vi è una singolare somiglianza tra la nascita di Gesù nella grotta, e quella di Mithra, da cui ha tratto origine il culto del Mithraismo.

In base alle fonti, che nel corso dei secoli si sono sovrapposte fino a confondersi in un groviglio di dati inestricabile, la leggenda dei magi si è diffusa tra il VI e il IX secolo in un’area geografica che comprendeva la Siria, l’Armenia e la Caldea. Lo Pseudo-Beda è l’autore della descrizione della fisionomia dei magi: Melchiorre era vecchio e canuto e aveva i capelli e la barba sciolti, e indossava una tunica color giacinto e un mantello arancione; Gaspare possedeva l’aspetto imberbe e il viso innocente, dovuto alla giovane età; Baldassarre era cupo in volto e dall’incarnato scuro. In base a una delle tante interpretazioni sorte intorno ai Re Magi è maturata la convinzione che bisognava attribuire un valore simbolico alle loro diverse età, giacché rappresenterebbero i tre momenti fondamentali della vita dell’uomo: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia.

I Magi, secondo il racconto della leggenda e quello evangelico di Matteo, depongono ai piedi del bambinello i doni e s’inchinano in modo differente di fronte al nuovo principe di Gerusalemme. Sia l’offerta dei doni sia l’atto dell’adorazione dimostrano che i Re Magi sono consapevoli della divinità di Gesù, secondo la tesi approvata e sostenuta dai padri della chiesa, quali Origene, Ilario, Ambrogio e Giovanni Crisostomo. Nei sermoni di Leone Magno si trova una spiegazione molto profonda del valore simbolico dei doni offerti dai Magi a Gesù. L’oro viene offerto perché egli è Re, l’incenso perché è Dio e la mirra perché è mortale come tutti gli uomini.

Dal III secolo d.C. la stella che compare in cielo il giorno della nascita di Gesù e guida i Magi nella loro ricerca viene da diversi pensatori considerata come la manifestazione della grazia divina, che assume le sembianze dell’angelo. L’episodio storico che diede alimento al culto dei Magi, secondo Cardini, è la sepoltura delle ossa e il trasferimento delle loro reliquie dalla città di Milano, ribelle al potere imperiale, a quella di Colonia. Questo evento, centrale per capire l’origine del culto di Magi, è avvenuto il 1164 d.C..

I testi in cui si racconta le vicenda dei Re Magi, in base alle fonti storiche più rilevanti, sono dovuti per lo più a Marco Polo, autore del Milione, a Jacopo da Varazze, e anche a Giovanni di Hildesheim. Il tema dei Magi infine, nell’iconografica occidentale, è presente in moltissime sculture, ma anche affreschi e dipinti.

 

Aggiornato il 20 marzo 2018 alle ore 10:52