Con una iniziativa editoriale degna di nota la casa editrice “La nave di Teseo” ha recentemente raccolto in un volume, impreziosito da illustrazioni e riproduzioni di opere d’arte, le lezioni tenute da Umberto Eco dal 2000 al 2015 al “Festival della Milanesiana”.

Questi saggi in sintesi racchiudono molti dei temi che il grande intellettuale, durante la sua attività di scrittore e studioso, ha trattato nella sua vasta opera letteraria. Il libro, intitolato “Sulle spalle dei giganti”, si apre con una riflessione sul rapporto tra tradizione e innovazione, passato e presente, memoria e contemporaneità.
Il termine Modernus, con il quale si ha l’elogio della novità e il rifiuto del passato, entra in scena quando si conclude nel V secolo d.C. l’epoca classica. In campo letterario tra il VII e il X secolo prende forma quella che è stata chiamata l’estetica Isperica, uno stile letterario che si afferma in Spagna e si diffonde fino all’Inghilterra e alla Francia. Questa contrapposizione tra il nuovo stile letterario, dovuto alla estetica Isperica, e la tradizione classica, evoca secondo Umberto Eco il contrasto tra lo stile retorico attico e quello dell’asianesimo. Virgilio Grammatico loda nella sua opera “Epistole” nel VI secolo d.C. le nuove invenzioni lessicali, barocche e ricche di allitterazioni.

Nel “De vulgari eloquentia” Dante si considera, superando gli stilemi classici, l’inventore di una nuova lingua. In quanto innovatore, Dante teorizza e tratteggia le regole e i caratteri del volgare: illustre, cardinale, regale e cardinale. Acutamente Eco osserva che, in ogni caso, non bisogna dimenticare che sovente l’elogio degli antichi è una posizione intellettuale prediletta dagli innovatori, con cui essi vanno alla ricerca delle ragioni con cui motivare le ragioni delle medesime innovazioni. Ad esempio San Tommaso ha rivoluzionato la filosofia cristiana, ma è evidente che per lui tutto il suo pensiero traeva origine dalla opera monumentale di Agostino d’Ippona.

Eco ricorda che l’aforisma dei nani che camminano sulle spalle dei giganti è attribuito a Bernardo di Chartres, tuttavia si può ritenere che esso sia apparso sei secoli prima e il suo autore sia Prisciano di Cesarea. José Ortega y Gasset nel suo saggio su Galileo Galilei ha scritto, a proposito del rapporto tra passato e presente, che gli uomini stanno gli uni sulle spalle degli altri. Nel libro è indimenticabile la lezione dedicata al tema della bellezza in rapporto alla storia dell’arte e all’estetica. La bellezza non è mai stata qualcosa di immutabile, ma ha assunto volti diversi a seconda delle epoche storiche. Eco cita il testo famoso di Luca Pacioli, “De Divina Proportione”, e ricorda la divina proporzione che si coglie nel celebre dipinto di Piero della Francesca intitolato “Flagellazione”. Infatti per San Tommaso la proporzione è un carattere fondamentale della bellezza, insieme con la luce e la integrità. La luminosità è un attributo della bellezza poiché evoca la luce che si identifica con Dio e il divino. Diversamente dalla bellezza, il brutto si coglie ed è presente nelle cose turpi e incomplete. Il brutto, sottolinea acutamente Eco, implica una passione, appunto il disgusto e la ripulsa. La rappresentazione della malvagità e della indifferenza verso il divino fa emergere la bruttezza. Solo quando si afferma la sensibilità preromantica del sublime si ha piena consapevolezza dell’importanza del brutto nella storia dell’arte. Infatti il sublime definisce ciò che di grande e incommensurabile vi è nell’orrido, nella tempesta, nelle rovine. Importante è ricordare la descrizione della bruttezza presente agli inizi della Rivoluzione industriale nell’opera letteraria di Charles Dickens.

In un’ altra di queste lezioni Eco diede una definizione memorabile e profonda dell’assoluto. Assoluto è tutto ciò che è privo di legami e ha una autonomia tale da non dipendere da nessuno. Pensare l’assoluto significa rappresentarsi qualcosa di inattingibile diverso da noi e distinto dalla nostra natura mortale. San Giovanni della Croce, grande poeta, di fronte alla impossibilità di rivelare e conoscere il volto e la fisionomia dell’assoluto, trova la sua felicità nelle espressione poetica, che si risolve in una forma compiuta con cui rappresentare questa tensione verso ciò che trascende la condizione umana. Bella è infine la trattazione del rapporto tra relativismo e verità in un altro testo raccolto in questo libro.

 

Aggiornato il 20 marzo 2018 alle ore 19:11