La “città dei gatti” per antonomasia da tempo non è più Roma. Visto che la sterilizzazione e in certi casi la soppressione selvaggia dei felini l’ha piuttosto fatta diventare “la città dei topi”. E di questo possiamo ringraziare le giunte di sinistra e gli animalisti idioti. In compenso, da tempo immemorabile una vera e propria enclave felina lo è diventata Istanbul. E le rispettive vite di sette delle centinaia di migliaia di gatti che coesistono con gli abitanti di una delle metropoli più belle del mondo vengono raccontate in una vera e propria pellicola cult per i gattofili: “Kedi, la città dei gatti”.

Che è distribuita in Italia dalla casa indipendente Wanted e che sarà in sala a Roma dal 22 maggio e per alcuni giorni sarà visibile in anteprima al cinema Farnese di Campo de’ Fiori. Ogni gatto è un personaggio diverso come in una sorta di commedia felina. C’è ad esempio Sari, che è una gatta soriana rossa e bianca. Vive vicino alla Torre di Galata, uno dei più antichi e conosciuti punti di riferimento della città. Vive per procurarsi il cibo per lei e per i cuccioli. Spesso cacciata dai caffè e dai ristoranti della zona, viene coccolata da una gattara negoziante. La gatta resta nel negozio per ore, fissando i clienti fino a quando non ottiene del cibo da portare ai suoi cuccioli.

E che dire di Bengu, gattina soriana grigia che vive nel quartiere più industriale della città? Morbida, tenera e coccolona ha conquistato i cuori di tutti gli operai del vicinato, facendo rumorosamente le fusa ovunque vada.

Poi c’è Aslan, adottato da un noto ristorante di pesce sul porto. È soprannominato “Little Lion” a causa del pelo lungo e della criniera. Rigorosamente bianco e nero, la sua missione è quella di tenere lontani i topi. Ci riesce benissimo, fa paura solo a guardarlo. Ma non riesce certo a tenere i ritmi ed eguagliare i record di cacciatrice indomita di una gattina che ha un nome che la dice lunga sul suo carattere: Psikopat. Lei è a pelo corto bianco e nero, e vive a Samatya, una delle zone più vecchie della città, in cui è facile trovare una sala da tè nascosta dietro una vecchia chiesa. Si è guadagnata il rispetto dei venditori del quartiere, dei pescatori e persino dei cani randagi. È considerata una “tosta”. Tutto il contrario del coccolone Deniz, che si chiama come il giocatore a cui hanno sparato nel gennaio scorso, colpito da una squadraccia di ultras di Erdogan a causa delle sue posizioni antigovernative. Deniz – il gatto – passa le sue giornate facendosi coccolare dai venditori e dai clienti del mercato biologico locale. E si addormenta tra le scatole di tè; viene considerato la mascotte del mercato.

Un bullo vero e proprio, invece, ma simpatico, è Gamsiz. Non c’è albero che non possa scalare o balcone che non possa raggiungere, nessun essere umano che non possa fare innamorare e nessun gatto che non possa picchiare. Quando lotta per il territorio tiene tutti svegli con le urla. Vive a Cihangir, il quartiere degli artisti , considerato un vero paradiso per i gatti.

Infine il damerino educatissimo, Duman, che vive in uno dei quartieri più eleganti di Istanbul ed è molto affezionato ai gestori di un noto ristorante della zona. Non tenta nemmeno di entrare, ma si limita a fissare i clienti e i camerieri dalla finestra giocando sui sensi di colpa. Puntualmente gli “osservati” alla fine gli portano il pranzetto a base di carni affumicate e formaggi.

Meno stanziale, per non dire più avventurosa di quella dei gatti di Istanbul – che sono centinaia di migliaia e che hanno risolto il problema topi per la cittadinanza – è stata l’avventura terrena, almeno sinora, della regista Ceyda Torun. Nata ad Istanbul, ha trascorso la sua infanzia tra i gatti di strada, proprio quelli descritti in questo film. Emigrò dalla Turchia a undici anni, trasferendosi con la famiglia prima ad Amman, in Giordania, e poi a New York. Laureata in antropologia alla Boston University, tornò a Istanbul per lavorare come assistente del regista Reha Erdem e poi a Londra per girare nelle pellicole finanziate dal produttore Chris Auty. Poi di nuovo negli Stati Uniti, dove ha fondato la Termite Films, con il cineasta Charlie Wuppermann. “Kedi, la città dei gatti” è un film imperdibile. Che diventerà più cult persino del film giapponese “Rent a neko”, “Affitta un gatto” (a proposito, anche Kedi significa “micio” in turco, ma al plurale, ndr) – notevole opera prima della regista Naoko Ogigami ammirata alla Berlinale del 2012 nella sezione “mercato”.

(*) Trailer ufficiale

Aggiornato il 24 aprile 2018 alle ore 18:45