Quarant’anni senza Peppino Impastato

Ha combattuto il potere di Cosa nostra con il sarcasmo. Militante di Democrazia proletaria, giornalista radiofonico, intellettuale impegnato, giocoso organizzatore culturale. Peppino Impastato da Cinisi è la sintesi della modernità antimafiosa. Non un professionista dell’antimafia. Irriverente e rigoroso, ha avuto la forza di prendere le distanze dal padre mafioso. È riuscito ad entusiasmare un’intera generazione di giovani. Compreso il fratello Giovanni e, soprattutto, la madre Felicia, donna secca e tenace. È stato ucciso lo stesso giorno in cui è stato ritrovato il cadavere di Aldo Moro a Roma, in via Caetani. Quarant’anni senza Peppino Impastato. Dal 9 maggio 1978 il giornalista vive nella memoria degli amici e dei compagni di allora. I comizi appassionati, il cineforum, il circolo di Musica e Cultura, i concerti e la questione femminile.

Impastato si è opposto fieramente al boss Tano Badalamenti, il re di Cinisi. E, per queste ragioni, ha pagato il suo “affronto” con la morte.

Peppino ha condotto “Onda Pazza”, il programma quotidiano di Radio Aut, intonando “Volare” e sbeffeggiando Tano Seduto e la sua Mafiopoli. La figura di Impastato assurge nuovamente agli onori della cronaca diciotto anni fa. Quando il regista Marco Tullio Giordana gli dedica il film “I cento passi”, con Luigi Lo Cascio che dà volto a Impastato e Lucia Sardo nel ruolo di Felicia. Il lungometraggio è un successo internazionale. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia, vince il premio per la migliore sceneggiatura. I “Cento passi” separavano la casa Impastato da quella del boss Badalamenti. La casa del boss è stata confiscato alla mafia e affidata a Giovanni Impastato.

Aggiornato il 08 maggio 2018 alle ore 18:41