Le imprese politiche del moderno Odisseo

venerdì 1 giugno 2018


Neanche nelle commedie più esilaranti del nostro maestro Pirandello, troviamo colpi di scena così stupefacenti. Adesso il nostro Luigi nazionale, dalla sera alla mattina, si è rimangiato tutto, e già è risuonato forte il grido "indietro tutta" per fermare la macchina da guerra che stava avviando per la messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica, colpevole a "suo dire" di attentato alla Costituzione.

Manovre a dir poco, disinvolte, per noi della I e II Repubblica, ma Egli sta già oltre, e siccome solo lui ne conosce regole e contorni di questa nuova “Forma di Stato”, allora può permettersi di scherzare! Tuttavia gli ricordiamo che si tratta del Capo dello Stato, rappresentante dell'unità nazionale, non del primo arrivato! Meno male, comunque, che n’è accorto in tempo, prima di andare a sbattere, trascinando tutto il movimento ed il suo popolo, in questa perigliosa avventura. Però non possiamo negare che questo grande statista sta facendo la "Storia".

Nulla, pare, stia sfuggendo ai magnifici annalisti, all'uopo mobilitati. Anche, Sallustio, Tacito e Tito Livio, catapultatisi dalla tomba, per l'occasione irripetibile, tanto fitta di avvenimenti di altissimo spessore narrativo, con eventi dalle emozioni incontenibili, ne stanno celebrando le gesta, che a parere unanime, davvero, sembra non aver pari, nella comparazione con gli altri grandi protagonisti delle Antologie storiografiche.

Uniche ed incommensurabili vengono, senza ombra di dubbio, definite le sue abilità nel propiziare e governare scenari aggrovigliati ed antitetici su cui giocare, seguendo l'aurea regola del "divide et impera" con capacità di traslazione di tempo e di luogo, da un’epoca all'altra, con la velocità del suono (egli dice di trovarsi già nella III Repubblica, ma a nessuno consta di averla ancora trovata, per quanto siano state accurate le ricerche!).

Mentre sono oramai proverbiali, tutte le sue prodezze politiche, che al vaglio con i grandi di ogni Epoca, prossima e remota, non se ne trova uno che riesca a spuntarla (da Alessandro Magno a Napoleone, da Cesare Augusto a Camillo Cavour, per fermarsi ai più celebri). Nessuno è stato tanto abile e scaltro nel fronteggiare contemporaneamente due armate nemiche. Solo lui, con la riedita teoria dei due forni, ha finito per piegare ai suoi voleri, sia il Pd, che ha battuto in campo aperto, costringendolo a disonorevole ritirata, sia la Lega, che è stata costretta a venire a patti, con tanto di contratto dal notaio, tra furore giacobino e "Avvocato del popolo".

E con incrollabile pervicacia è riuscito a tenere banco, per ben due settimane, tra una miriade di tavoli negoziali, consultazioni al Quirinale, ardite dichiarazioni e ribalta mediatica. Davvero un tripudio irripetibile! Tanto che qualche storico, più aduso alle ricostruzioni apologetiche, lo ha già soprannominato “Il Grande”.

E i forsennati giorni del Contratto sono diventati, per i tanti storici: “I gloriosi giorni della Repubblica a 5 Stelle” (La gloriosa rivoluzione di Olivier Cromwell, non è che una sbiadita fotocopia), finché il moderno Odisseo non si imbattè, inaspettatamente, nella “macchinazione” di Alcinoo, re dei Feaci, monarca di grande saggezza e di notoria ospitalità, nella sua Scheria, l'odierna Ischia (secondo altri storici, Corfù). Oh! Ma il Quirinale, a quel tempo, stava lì?

Così, il nostro Luigi nazionale, con i suoi ammalianti racconti, pieni di ardite metafore e qualche tronfia espressione, finì per spaventare talmente il buon Re, per queste sue imprevedibili e disinvolte imprese, che non fece neanche a tempo di addolcire qualche clausola del suo istrumento contrattuale, che si ritrovò su una magnificente imbarcazione, spedito dal saggio Antinoo, a nuove avventure, a sua insaputa, prima che perdesse la forza di conoscere e cambiare il mondo: ma, secondo taluni storici, un pò troppo pettegoli, non poco avrebbe pesato sul buon sovrano il timore, vedendolo adagiarsi al bel vivere, spensierato e gaudente, tra ancelle e ninfe, eteree e seducenti, che gli ingravidasse la bella figlia Nausicaa, scaricandogli in casa tutte le conseguenze inimmaginabili delle tante suadenti promesse di cui era stato protagonista fino a quel momento.


di Luigi Rapisarda