Ritorna la rubrica attraverso la quale “L’Opinione delle Libertà” vuole dare voce e spazio ai volti noti e meno noti della letteratura italiana. Per questo week-end di metà settembre vi consigliamo “Quando il cielo era il mare e le nuvole balene” di Guido Conti (Giunti Editore).

Guido Conti, è nato a Parma. Scoperto da Pier Vittorio Tondelli, ha pubblicato i primi racconti “Il coccodrillo sull’altare” (Guanda 1998, Premio Chiara). Tra i suoi romanzi, “I cieli di vetro” (Guanda 1999, Premio Selezione Campiello), “Il tramonto sulla pianura” (Guanda 2005), e “Le mille bocche della nostra sete” (Mondadori, 2010). “Il grande fiume Po” (Mondadori 2012) è un viaggio alle radici della storia e della cultura della sua terra. Ha raccolto le sue lezioni sulla lettura e la scrittura nel volume “Imparare a scrivere” con i grandi (Bur Rizzoli 2014).

La Storia

C’era una volta una pianura padana sommersa dalle acque del mare ed un cielo dove nuotano balene. C’era una volta un mondo rovesciato dove il confine tra favola e realtà si assottiglia a tal punto da perdersi tra le magiche nebbie del Po. Bruno, dieci anni, vive in terra padana insieme a nonno Ercole, socialista, e nonna Ida, guaritrice, nutrendosi di storie fantastiche. Una dimensione onirica che non pretende di fuggire il reale, bensì di interpretarlo. Ma a volte la realtà si impone prepotentemente e un giorno, in mezzo a quegli stessi campi vissuti insieme al nonno a raccogliere conchiglie fossili, Bruno vede spuntare l’Americano, il padre perduto, l’eroe ambiguo che segnerà per sempre la sua adolescenza. A fare da sfondo c’è la grande Storia, le lotte contadine, il fascismo, la guerra mondiale ed i bombardamenti sul Po.

“Bruno vive tra stupori e fascinazioni, immerso in una natura spesso crudele, dove gli animali sono messaggeri di gioie e disgrazie. Tra le magiche nebbie del Po conosce anche Laura, una ragazzina sveglia e intraprendente con cui vivrà l’esperienza della guerra, l’arrivo dei tedeschi lungo il Po, i primi incanti di un sentimento che non sa ancora definire e poi lo sfollamento e il trauma della separazione. Nel dopoguerra Bruno, diventato grande, tornerà a cercare i ricordi di un’infanzia vissuta intensamente tra sogni e immaginazioni, e incontrerà una donna, Betty, affascinante e seducente, che lo metterà di fronte a tante verità difficili da accettare”.

Guido Conti impugna abilmente gli elementi di quel realismo magico tutto emiliano che contraddistingue i suoi lavori letterari, servendosi di un linguaggio continuamente in bilico tra l’idilliaco ed il realistico, che scivola tra prospettive multiple e molteplici dimensioni sensoriali.

“Quando il cielo era il mare e le nuvole balene” è un romanzo di formazione, una fiction storica che costringe il lettore a scovare la logica dell’elemento magico, a perdersi insieme a Bruno in quel mare di nuvole e balene e, ugualmente, ad entrare in empatia con lui quando perderà l’innocenza, nella consapevolezza che quel mondo contadino immobile ed evocativo non tornerà più, spazzato via dalla modernità del dopoguerra.

Aggiornato il 14 settembre 2018 alle ore 13:08