Mukwege e Murad insigniti del Premio Nobel per la Pace

venerdì 5 ottobre 2018


Il ginecologo congolese Denis Mukwege e Nadia Murad, attivista per i diritti umani ed ex schiava sessuale dell’Isis, sono stati insigniti del premio Nobel per la Pace 2018 grazie al loro impegno contro l’uso della violenza sessuale come arma di guerra.

Il riconoscimento è stato annunciato dal Norwegian Nobel Institute di Oslo che in merito a Murad scrive: “È vittima di crimini di guerra. Ha rifiutato di accettare i codici sociali che impongono alle donne di rimanere in silenzio e vergognarsi degli abusi a cui sono state sottoposte. Ha mostrato un coraggio non comune nel raccontare le sue stesse sofferenze e nel parlare per conto di altre vittime. Fa parte della minoranza yazida del nord dell'Iraq, dove ha vissuto con la sua famiglia nel remoto villaggio di Kocho. Nell'agosto 2014 lo Stato islamico (Isis) ha compiuto un attacco brutale e sistematico ai villaggi del distretto di Sinjar, finalizzato a sterminare la popolazione yazida. Nel villaggio di Nadia Murad sono state massacrate diverse centinaia di persone. Le donne più giovani, compresi bambini minorenni, sono state rapite e detenute come schiave del sesso. Prigioniera dell'Isis, Nadia Murad fu ripetutamente oggetto di stupro e altri abusi".

Nadia oggi ha venticinque anni e dal 2016 è la prima ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani.

Il dottor Mukwege invece è meglio conosciuto come “l’uomo che ripara le donne”. Laureato in medicina in Burundi e specializzato in Francia, nel 1998, Denis Mukwege fonda l’ospedale Panzi a Bukano: da allora ha curato più di 40mila donne vittime di stupro.

Come spiega lui stesso “lo stupro è una vera e propria strategia” che non ha mai smesso di denunciare. Nelle motivazioni dell’accademia infatti si legge: “Mukwege è un medico che ha trascorso gran parte della sua vita aiutando le vittime delle violenze sessuali nella Repubblica democratica del Congo. Mukwege e il suo staff hanno curato migliaia di vittime. Il ginecologo ha ripetutamente condannato l’impunità per gli stupri di massa e ha criticato il governo congolese e quelli di altri Paesi per non aver fatto abbastanza per fermare l’uso della violenza sessuale contro le donne come arma di guerra”.

 


di Redazione