Consueto appuntamento settimanale con la rubrica de “L’Opinione delle Libertà” che vuole dare voce e spazio ai volti noti e meno noti della letteratura italiana. Per questo week-end vi consigliamo “La nuova favola di Amore e Psiche” di Liliana Manetti (L’Erudita).

L’autrice è nata a Roma nel 1980 ed è laureata in filosofia. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie: L’ultima romantica (Edizioni Simple), Il fiore di loto. Storia di una rinascita (David and Matthaus), La mia Arpa (Aletti) e ha partecipato con le sue liriche a numerose antologie poetiche, tra cui Il Ferediciano (Aletti). Il suo ultimo romanzo Shabnam. La donna che venne da lontano, edito da Poetikanten, ha ispirato anche un monologo teatrale. Attualmente lavora come redattrice nel programma radiofonico Live Social, su Radio Roma Capitale, e come redattrice nei periodici mensili on-line Periodico Italiano Magazine e Laici.it.

 La Storia

Una fiaba del passato che fluttua nell’aire di un tempo sospeso, leggiadra come la neve di Hokkaido. Nel presente della moderna città giapponese di Sapporo, la storia di “Amore e Psiche” narrata nelle Metamorfosi di Lucio Apuleio nel II secolo d.C. trova nuove ed inedite dimensioni emotive. Così, il sentimento amoroso diventa la chiave di volta per interpretare gli enigmi dell’animo umano, sganciato da ogni condizionamento materiale e temporale.

Passato e presente, mito e realtà, si mescolano tra le pagine del romanzo come in un sinuoso abbraccio, che sembra ricalcare quello della celebre statua di Amore e Psiche ad opera di Antonio Canova. Tutta la potenza dell’amore, visto soprattutto nell’intensità del desiderio che riesce a sprigionare, si cristallizza in quell’eterno istante prima che il bacio avvenga e la passione si consumi. Kiyomi, la protagonista della vicenda narrata, come una moderna Psiche che non si arrende al destino lotta per riabbracciare l’amore perduto e per scoprire il motivo del suo allontanamento. Ad ispirarla e a fare da fil rouge tra mito e realtà è la celebre favola di Apuleio, una storia nella storia che funge al contempo da chiave allegorica del libro. Sarà proprio in una speculare coincidenza di elementi che la protagonista scoprirà l’essenza del sentimento amoroso, quella metamorfosi dell’animo a cui ogni innamorato è sottoposto.

“Kiyomi è una giovane laureanda assistente alla cattedra di Storia dell’arte della professoressa Ayuki Yamamoto. Si innamora di Den Loto, bello e misterioso, che non le rivela molto della sua vita. Il loro amore la travolge completamente, tanto che quando l’uomo decide di andarsene Kiyomi rimane spaesata. Con il cuore spezzato fa ritorno a Sapporo dai suoi genitori. Passeggiando si imbatte nell’opera di Canova, Amore e Psiche, che la colpisce al punto da doversi rintanare in una libreria, dove si ritroverà tra le mani il libro di Apuleio in cui viene narrata la favola di Amore e Psiche. La loro storia è così simile alla sua, le coincidenze sono troppe: Kiyomi decide di non aspettare più e dare una svolta alla sua vita. Liliana Manetti narra di una storia d’amore che ricalca le angosce eterne di Amore e Psiche e si immerge nell’arte con un linguaggio delicato, che coccola il lettore”.

L’autrice tratteggia pagine intrise di poesia e leggerezza, che scivolano via come le dolci note di una sinfonia. Le emozioni, descritte nella loro essenza eterea ed impalpabile, entrano nell’animo del lettore con vivacità ed immediatezza, grazie ad una formula narrativa snella che Costanza Inglese nella prefazione paragona agli haiku (brevi componimenti poetici della letteratura giapponese).

“La nuova favola di Amore e Psiche” parla di eternità e di amori che sfidano il destino, scardinando le leggi del tempo.

Aggiornato il 25 gennaio 2019 alle ore 11:44