Ritorna al centro del dibattito la storia dello spionaggio legato al genere. L’ultimo volume dell’eccellenza Domenico Vecchioni, già ambasciatore italiano a Cuba e membro onorario dell’Istituto di Ricerca di Economia e Politica Internazionale (Irepi), sviscera e approfondisce proprio tale singolare rapporto. “Le dieci donne spia che hanno fatto la storia” è il titolo del volume di Vecchioni che racconta particolari storici legati allo spionaggio e alle donne.

Tutti conoscono Mata Hari, danzatrice, avventuriera e spia, famosa per il doppio gioco. Nel volume sono ricordare anche Gertrude Bell, archeologa britannica che insieme a Lawrence d’Arabia operò in Medio Oriente e contribuì alla “creazione” dell’Iraq, la temibile e misteriosa Fraülein Doktor, al secolo Elsbeth Schragmüller, implacabile istruttrice di spie nella Germania delle due guerre mondiali, la principessa indiana Noor Inayat Khan, che nella Francia occupata dai nazisti lavorò come operatore radio in sostegno alla Resistenza anti nazista, la Venere Nera Joséphine Baker, che allo scoppio della seconda guerra mondiale si mise al servizio della Francia, la sua patria di adozione.

E ancora, la figura di Virginia Hall, spia del Soe e poi dell’Oss che divenne l’ossessione di Klaus Barbie, il famigerato boia di Lione, che non riusciva a capire come una donna, per di più con una gamba di legno, potesse tenere in scacco i servizi di sicurezza nazisti. E infine, per arrivare ai giorni nostri, incredibile è la storia di Ana Belén Montes, che per anni dal suo ufficio nel cuore dell’intelligence statunitense, svolse attività di spionaggio in sostegno dei fratelli Castro e per la Cuba socialista. Donne che sono state straordinarie: capaci di emergere in un settore dominato dagli uomini grazie alla loro tenacia, all’intelligenza, alla forza di volontà e all’astuzia. Un modo diverso di concepire lo spionaggio che l’Ambasciatore analizza, generando un prodotto editoriale originale.

Negli ultimi anni, i ruoli cinematografici di spia al femminile hanno scavalcato, per fascino e complessità, i vecchi stereotipi maschili. Mettendosi al servizio del loro paese, per senso dell’onore o per puro spirito patriottico, queste insospettabili personalità sono riuscite a compiere imprese impossibili e a cambiare anche qualche pagina di storia. Con innata capacità diplomatica, unita all’arte della conquista amorosa, tali donne hanno ottenuto grandi risultati risolvendo spinose e delicate questioni. L’obiettivo primario per queste donne non è l’arresto, ma la prevenzione e l’interesse del Paese. A volte servono anni per creare una rete di fonti e di informazioni. Nei lunghi e pericolosi pedinamenti, d’altronde, una coppia dà meno nell’occhio. E visto che l’intelligence è fatta anche di relazioni e intuizioni le donne sono avvantaggiate, essendo l’analisi spesso sinonimo di donna. “Fare un po’ l’oca rassicura l’interlocutore, infatti è una tecnica. Mentre fingi di non capire puoi buttare lì la domanda che ti interessa. Ma non è sempre facile sembrare una gallina”, ha recentemente dichiarato una spia donna, intervistata sul suo ruolo, affermando l’importanza delle donne nel gioco dello spionaggio. Storie di vita reale, non immaginarie, non sono gli 007 al servizio del cinema o dei romanzi, sono le donne del sistema statuale di informazione per la sicurezza degli stati che ogni giorno, e in diverse parti del mondo, operano a protezione degli interessi politici, militari, economici e industriali del Paese per il quale lavorano e vivono.

Aggiornato il 19 febbraio 2019 alle ore 12:33