Manifesti, poesia, lettere e pittura: l’arte di Julius Evola

sabato 9 marzo 2019


Sotto la pioggia | metalli accorati artiglierie | un dì le liane folli | non tornerà da | zarda jansh | iask er daa (...). Questi versi sono tratti da Due canzoni dada di Julius Evola. Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma è stato presentatolo scorso 7 marzo il libro di Julius Evola Teoria e pratica dell’arte d’avanguardia. Manifesti - Poesia - Lettere - Pittura (Edizioni Mediterranee). Ne hanno parlato Gianfranco de Turris, curatore del volume, Carlo Fabrizio Carli, critico d’arte, Vitaldo Conte, saggista e teorico dell’arte e Dalmazio Frau, saggista e storico dell’arte. Oltre ai suddetti, gli altri autori sono Enrico Crispolti, Emanuele La Rosa, Guido Andrea Pautasso, Andrea Scarabelli e Francesco Tedeschi. Nella Sala delle Colonne gremita per l’occasione, tutti i presenti hanno avuto anche il piacere di ascoltare la lettura, da parte di Vitaldo Conte, di alcune poesie dadaiste di Evola. Questi, conosciuto dai più per ragioni politiche (non sempre ben comprese), fu grande intellettuale, artista, poeta e letterato.

Nel volume presentato, voluto dall’Editore Giovanni Canonico, si ritrovano anche riproduzioni anastatiche di alcune sue opere quali Arte Astratta, Le parole obscure du paysage intérieur e del catalogo della mostra Der Sturm del 1921 a Berlino, il libro è arricchito da decine di fotografie, manifesti, copertine di libri e riviste. “Il presente volume cerca per la prima volta di fare il punto, non certo definitivo, ma quanto più possibile esaustivo, della fase iniziale dell’impegno culturale e intellettuale di Julius Evola riunendo tutta insieme la sua opera artistica come teorico dell’arte di avanguardia, poeta e pittore, in modo da fornire ai semplici lettori, agli specialisti e ai critici quanto in precedenza era disperso anche in edizioni ormai introvabili (...)”, con questa nota del curatore de Turris, viene evidenziato il grande lavoro fatto negli anni per riunire le diverse opere di Evola e renderle accessibili.

Diviso in quattro parti, il volume ripercorre tutta l’attività dell’intellettuale. Il forte entusiasmo artistico di Evola lo impose come uno degli artisti più rappresentativi del dadaismo in Italia. Sono del 1916 le prime poesie, il primo articolo teorico del ‘17, sempre in quegli anni frequentò lo studio di Giacomo Balla. Affascinato prima dal Futurismo, passò al Dadaismo trovando in questo movimento maggiore radicalità. La fase artistica evoliana si concluse nel 1921 quando egli stesso dichiarò di essere andato oltre dedicandosi così ad altri piani della cultura.

 


di Paolo Ricci