“Per amor proprio”, Fubini riscopre l’orgoglio nazionale

L’Europa Unita? Da “ancrage” o ancoraggio, a “échouage” o naufragio sulle scogliere della sua perniciosa euroburocrazia bruxelloise e della vergine di ferro monetaria di Francoforte. Ma, come sostiene Fubini nel suo ultimo libro “Per amor proprio”, Editore Longanesi 2019 (presentato lo scorso 11 aprile presso lo spazio dell’Associazione Civita con la partecipazione di Carlo Calenda ed Ernesto Galli della Loggia), è nostra la responsabilità dell’incagliamento e conseguente incanaglimento progressivo e irreversibile delle classi medie, impoverite da una grave e perdurante crisi economica, finanziaria, politica e sociale.

“Si può essere europeisti anche criticando l’Europa”, perché si deve e si possono correggere le storture di Trattati in parte obsoleti e per altri versi inapplicati, a vantaggio ovviamente del più forte socio tedesco. Per non distruggere però contestualmente anche le cose buone dello stare assieme occorre trovare i modi giusti per conciliare l’Ue con l’amor proprio nazionale. Per Calenda il libro è un piccolo capolavoro: “Non si tratta di un testo ‘freddo’, ma di qualcosa per cui si avverte un grande Pathos nella descrizione di un’Europa vissuta nelle sue contraddizioni e su posizioni decisamente non ideologiche o pregiudiziali”.

Fubini evidenzia il percorso fatto dalla Germania per “estrarre valore dall’Europa” dopo la caduta del Muro e la cooptazione nell’Unione dei Paesi europei dell’ex Blocco sovietico. Berlino ha fatto di questi ultimi dei veri e propri Stati satelliti per la delocalizzazione di industrie tedesche ad alta densità di manodopera, che si sono così avvalse di un costo del lavoro assai più basso che nel resto dei Paesi occidentali e dove per di più, essendo il salario minimo fissato per legge, in tutti questi anni non è aumentata la retribuzione media dei lavoratori locali al contrario di quella dei loro omologhi tedeschi, dato che Paesi dell’Est come Slovacchia e Polonia hanno una struttura dei costi che non è comparabile alla nostra. Per di più, i gruppi tedeschi condizionano l’apertura di loro stabilimenti industriali in Slovacchia o Ungheria alla non tassazione dei profitti relativi! Ma anche il dumping fiscale operato da altri Stati dell’Unione, come Irlanda e Portogallo, ha estratto valore dall’Ue. A peggiorare questo stato di cose esiste poi una fascia dei Paesi del Sud che non riesce a stare al passo con l’Europa centrale, dato che l’attuale sistema risale a un’epoca in cui ci si era illusi di poter inglobare in tempi molto veloci culture profondamente diverse dalle nostre! “Quell’Europa era, in fondo, figlia del mondo piatto e della fine fasulla della storia”.

L’Unione, sostiene Calenda, è un destino verso cui ci si muove con un grande complesso di inferiorità. Gli italiani lo vivono in modo conflittuale e se ne distaccano incoscientemente credendosi superiori! Politici e cittadini si comportano come bambini che nulla sanno del funzionamento dell’Unione, mentre l’Europa delle nazioni si sta rivelando impotente per fare fronte al fenomeno planetario dell’immigrazione. Non c’è, come sostiene Carlo Padoan che un “Sentiero stretto” per restare europei! Ma, si chiede Fubini, come si sono atteggiati in questo ultimo decennio gli europeisti italiani, che lui stesso come giornalista ha evitato di mettere in difficoltà temendo di portare acqua al mulino sovranista? Non molto bene, visto che si è lasciato fare ai poteri forti europeisti tutto quello che volevano. Personaggi illustri come Napolitano, Amato, Prodi e l’establishment ancorato al centro sinistra hanno impedito che vi fosse una discussione autentica su ciò che oggi è l’Europa! In questo decennio di grandi crisi dovute all’avvento della Cina, al crollo di Wall Street e alla digitalizzazione noi ci siamo limitati a subirne le conseguenze senza coglierne i benefici e le opportunità.

Altri Paesi asiatici hanno fatto scelte opposte alle nostre investendo enormi risorse in ricerca e formazione. Occorre quindi una serie urgente di aggiustamenti ma noi continuiamo a barare dicendo di voler continuamente cambiare le regole del gioco! Per Galli della Loggia, il progresso tecnico coincide oggi con il capitalismo stesso da cui, pertanto, occorre prendere le distanze perché sta diventando incompatibile con le società democratiche. La rottura Nord-Sud è sempre più evidente dato che tutte le politiche sono dedicate al settentrione: così il Sud si vendica votando e disseminando le sue mafie al Nord! Per i tedeschi anche i padani sono dei meridionali e noi non siamo riusciti ad adottare in politica estera un fronte comune con i… “Paesi del Sole” (Spagna, Grecia, Portogallo) dato che questi ultimi vogliono mantenere un rapporto privilegiato con gli Stati centrali. Così, noi diamo miliardi di euro a Erdogan per trattenere i migranti e fare un favore alla cancelliera Angela Merkel, senza ricordarci che la Germania ha estratto valore per centinaia di miliardi di euro dall’Europa dell’alta formazione, in quando un esercito di brillanti laureati si è spostato in Germania per trovare lì un lavoro qualificato e ben remunerato!

Aggiornato il 17 aprile 2019 alle ore 12:49