L’Arte è un mondo complesso, quando poi intervengono in esso la Politica e la Magistratura, diviene assolutamente complicato. È il caso urente dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci bloccato dal Tar del Veneto.

Il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha infatti sospeso il prestito al museo del Louvre di Parigi del disegno leonardiano, conservato presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia, sospendendo inoltre il memorandum d’intesa siglato, sempre a Parigi in Rue de Valois, sede del ministero della Cultura francese davanti ai giardini del Palais Royal, tra il Ministero dei Beni culturali italiano e il Louvre per lo scambio delle opere di Leonardo e di Raffaello. L’accordo, firmato da Dario Franceschini e da Franck Riester, riguarda il prestito delle opere leonardiane alla Francia nel 2019 e di quelle di Raffaello alle Scuderie del Quirinale nel 2020. Il Mibact ovviamente assiste esterrefatto ritenendo la decisione del Tar insensata. Il Louvre risponde dicendo che è una decisione che spetta all’Italia, insomma è una partita di pallacorda o, per chi è orgogliosamente attuale, di tennis. Botta e risposta, scaricabarile, zero a zero palla al centro, “signora maestra è stato lui”. Italia Nostra invece gioisce, perché su sua indicazione è avvenuto l’intervento del Tar, infatti l’associazione aveva fatto ricorso al Tribunale chiedendo che venisse “immediatamente sospesa l’uscita dal territorio nazionale” del disegno di Leonardo, in quanto vi sarebbe “la violazione dell’art. 66, comma 2, lett. b), del D. Lgs. n. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) che stabilisce che non possano uscire dal territorio della Repubblica quei beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica sezione di un museo, pinacoteca, galleria, archivio o biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica”.

Insomma, la ragione sembrerebbe essere meramente “legale”, anzi giuridica se non burocratica.

Franceschini sostiene dal canto suo “la valutazione scientifica che dice se un’opera è trasportabile o non è trasportabile. E così ho fatto per l’Uomo Vitruviano, su cui c’è stato un parere positivo, mentre altre opere su cui ci sono stati pareri negativi e non sono andate”.

A parte, ma va anche considerata l’antica competizione tra i Paesi “cugini” che sono Italia e Francia, dove ognuno dei due cerca da secoli di primeggiare sull’altro soprattutto sui tre campi principe dell’Arte, della Moda e del Cibo, inoltre ci sono altri fattori imponderabili ma reali di cui tenere conto.

In primis: il foglio sul quale, cinque secoli fa circa, il Vinciano disegnò quello che potrebbe essere il proprio autoritratto simbolico e ideale da giovane e che oggi ci ritroviamo sulle monete è effettivamente fragile e delicato, ma… Ma va anche detto che esso è, non soltanto custodito perfettamente a Venezia (dove Leonardo soggiornò per un po’ di tempo, ideando e mai realizzando mirabili armi subacquee e forse i meravigliosi e perduti poliedri ermetici di Luca Pacioli), ma che con gli attuali mezzi, assolutamente sicuri, di trasporto e di conservazione, sarebbe potuto andare tranquillamente in vacanza al Louvre per qualche mese, senza ricevere danno, anzi in gita premio perché invece di essere tenuto in una teca e non visto se non da pochissimi, avrebbe potuto essere la “guest star” delle mostre francesi leonardiane, con ritorno d’immagine e prestigio anche per l’Italia.

Dall’altro canto, i nostri cugini d’Oltralpe, timorosi, malfidenti e sempre un po’ sussiegosi, hanno rifiutato di darci in cambio, in prestito, quella noia visiva che è la Monna Lisa alias La Gioconda. A parte che l’abbiamo vista tutti e in ogni modo e maniera, quindi sarà anche famosa ma sarebbe stato meglio chiedere capolavori assoluti come La Vergine delle Rocce o il S. Giovanni Battista piuttosto che il più visto dipinto del mondo e in secundis non c’è alcuna ragione se non lo sciovinismo gallico di rifiutarne l’uscita. Tanto poi Lisa torna al Louvre dove sta di diritto perché comprata e non rubata dai francesi. In più La Gioconda avrebbe anche bisogno di una “rinfrescata” da qualche tempo, ma i curatori parigini preferiscono tenerla lì, sotto vuoto davanti ai turisti giapponesi. E va bene così, contenti loro.

Quindi, in conclusione, la partita è aperta ma non avrà un vincitore, o meglio ci saranno soltanto due perdenti, che sono i due Paesi che hanno il maggior numero di opere d’arte e ricchezze culturali al mondo… ma sono mille anni che ci facciamo la guerra, c’era ancora Carlo Magno

Aggiornato il 10 ottobre 2019 alle ore 17:12