Nobel, le polemiche per i premi alla Letteratura 2019 e 2018

Si è conclusa venerdì la settimana di assegnazione dei Premi Nobel 2019. Abbiamo già raccontato dei riconoscimenti attribuiti nel campo della Fisica a tre astronomi premiati per le loro rivoluzionarie scoperte.  A loro si sono aggiunti giovedì quelli per la Letteratura e anche in questo caso il gradino più alto del podio è affollato: l’Accademia di Svezia ha infatti deciso, dopo un primo precedente risalente al 1950, di assegnare contemporaneamente il premio relativo a due anni, 2018 e 2019. Questo perché l’anno scorso l’attribuzione era stata sospesa a causa di uno scandalo che aveva colpito il marito di una delle componenti la giuria. Superata l’empasse, il premio 2018 ha incoronato la scrittrice e poetessa polacca di 57 anni Olga Tokarczuk, per i suoi libri manifesto di multiculturalità e inclusione, in cui descrive stili di vita senza confini, né geografici né di etnia, molto nota nel suo paese e tradotta in trenta Paesi.

“Ho appreso la notizia del premio Nobel in circostanze stranissime” ha raccontato la vincitrice “mentre ero in autostrada, in un punto imprecisato tra il qua e il là, in un luogo senza nome. Non riesco a pensare a una metafora migliore per definire il mondo in cui viviamo oggi”. Proprio quel mondo che l’autrice si propone di raccontare con i suoi scritti, tra cui il romanzo “I vagabondi” con cui si è imposta all’attenzione del mondo vincendo l’International Man Booker Prize 2018.

Al drammaturgo e letterato austriaco Peter Handke è stato attribuito il secondo Nobel per la Letteratura, quello 2019, pur essendo comparso tra i candidati papabili già da alcuni anni. Settantaseienne, originario della Carinzia e ora residente in Francia, Handke è assurto agli onori della cronaca sia come romanziere che come poeta, firmando anche insieme a Wim Wenders la sceneggiatura del celebre film drammatico del 1987 Il cielo sopra Berlino. Questa assegnazione, però, non è stata priva di polemiche: subito dopo l’annuncio da parte dell’Accademia, molte voci si sono levate contro la scelta di questo autore controverso, in particolare in relazione alla posizione di difesa che ha assunto nei confronti del ruolo dell’esercito serbo durante la guerra di Jugoslavia; atteggiamento culminato nell’orazione pronunciata nel 2006 durante i funerali di Slobodan Milosevic, ex presidente in attesa di essere giudicato dal Tribunale dell’Aia per crimini contro l’umanità.

Dopo aver saputo di essere stato insignito del premio ha dichiarato: “Le mie non erano posizioni politiche”, in quanto “sono uno scrittore non un giornalista”. Ravvedimento non troppo convinto che non è riuscito a placare le polemiche. Un plauso internazionale, invece, è giunto all’annuncio del vincitore del Nobel per la Pace 2019, il centesimo nella storia del premio. Contrariamente a tutti i pronostici, che davano praticamente per certa la vittoria dell’attivista ed ecologista svedese Greta Thunberg, l’accademia ha deciso di assegnare il prestigioso riconoscimento al premier etiope Abiy Ahmed.

Nato nel 1976, appartenente all’etnia oromo, ex militare laureato all’Università di Addis Abeba, è stato nominato primo ministro del secondo paese africano più popoloso nell’aprile del 2018.

Dal suo insediamento ha cercato di imprimere un deciso cambiamento, sia nella politica interna, liberando i prigionieri politici e promuovendo il dialogo con gli oppositori in esilio, e soprattutto in politica estera, avviando le trattative con la vicina Eritrea con cui l’Etiopia era in guerra da oltre vent’anni, accettando le condizioni di pace e siglando uno storico accordo nel luglio 2018. Raggiunto dalla notizia del conferimento del premio ha dichiarato: “Sono onorato e felice, è un premio assegnato all’Africa”.

Il Nobel ad Ahmed è il tredicesimo riconoscimento attribuito ad un originario del continente africano dalla nascita del premio: già l’anno scorso era stato attribuito al medico congolese Denis Mukwege (insieme all’attivista irachena Nadia Murad Basee Taha), mentre, tra i più celebri attribuiti in passato, spiccano quelli assegnati al diplomatico ghanese Kofi Annan ed al politico sudafricano Nelson Mandela.

Aggiornato il 14 ottobre 2019 alle ore 16:17