Non sono Joker… io sono Batman

Sono cresciuto con Batman. È stato il mio primo supereroe da bambino insieme con Flash Gordon e The Phantom, che per noi era poi “L’Uomo Mascherato” o “L’Ombra che cammina”.

Altri tempi, era la fine degli anni Sessanta e il Cavaliere Oscuro era più clamp o kitsch, talvolta psichedelico che dark. Ma ho sempre amato Batman. È un nevrotico, ossessionato dal trauma dell’omicidio dei suoi genitori. Non ha superpoteri, non è Superman. È ricco, certo, altrimenti non avrebbe senso perché dietro la maschera dalle orecchie a punta c’è Bruce Wayne e i suoi “meravigliosi giocattoli”. E poi ci sono i cattivi. I criminali di Gotham City. Tutti psicopatici, nessuno escluso, tutti folli, assassini, feccia della società, carne da Arkham Asylum e su tutti loro svetta Il Joker.

Il film appena uscito sugli schermi questa volta è incentrato sul personaggio, il villain principale di Batman, appunto “Il Joker”. Ne abbiamo viste innumerevoli versioni, da quella grottesca televisiva a quella bifronte di Jack Nicholson. Dal grande Heath Ledger a Jared Leto, infine all’ultimo – per ora – della lista che è un eccellente Joaquin Phoenix, ma… Sì c’è un mio “ma” di perplessità su questo film che è molto ben scritto e girato, con un attore assolutamente in parte, grandioso a tratti, completamente calato nel ruolo, ma…

Ma trovo inaccettabile la sottile teoria che lo script della sceneggiatura sottende. Joker è sì un sociopatico malato di mente (quanti ne conosciamo, ve lo siete mai chiesti? Io qualcuno lo conosco anche piuttosto bene), un perdente che compie la propria discesa agli Inferi in una città che lo rigetta, un orfano, adottato, figlio di papà, poi no, fratello di eroe, poi no, uno schizofrenico paranoide, un verboso fallito al quale non resta che il crimine senza senso. Trovo sia inaccettabile far passare l’idea che “Il Joker” sia una vittima della società – per quanto questa sia detestabile e aberrante nella sua crudeltà e mancanza di pietà umana – tutte le sconfitte del personaggio non lo giustificano, non fanno di lui, e non possono farlo, un eroe popolare come le sequenze finali del film vorrebbero farci credere.

Joker non è un “Masaniello”, non è un capopopolo, è un individuo malato e irrecuperabile che vive soltanto per fare il male fine a se stesso, uccide gratuitamente, inutilmente, in modi brutali come soltanto uno psicotico assassino potrebbe fare. Nessuno dovrebbe identificarsi in Joker perché è il simbolo della più brutale follia del Caos del nostro tempo, è un “démone” incarnato che conduce il popolo alla pazzia collettiva, ma che è sempre esistito, infatti le leggende medievali europee lo riportano con il nome di Hallequin che poi diventerà il nostro Arlecchino. Se conoscete Dante, Alichino vi dirà qualcosa. Ecco perché il Joker del film – ottimo comunque – di Todd Phillips non è un eroe, né un antieroe, ma esemplifica questo nostro tempo dove regna sempre più incontrastata la follia d’un mondo terminale spacciata per libertà, che è un’altra cosa.

Io resto con Batman, sull’alto dei tetti a guardare la città sottostante, ci sono la luna, la notte e il vento a farci compagnia.

Aggiornato il 14 ottobre 2019 alle ore 12:39