“Fronte del Porto”, quando gli sfruttati si ribellano

Un uomo che vola. Ma non ha le ali. Alleva cardellini sul terrazzo condominiale; è un faticatore del porto di Napoli; milita nel sindacato e ama la Giustizia, la Libertà e la Verità. Tre divinità, queste ultime, che in terra di camorra nessuno può praticare e mettere in opera, che sia buono o malamente. Anche i suoi assassini, quelli che hanno deciso di farlo tacere per sempre, non sono uomini né liberi, né giusti e tantomeno veri. I loro capi, come Giggino Compare (un eccellente Ernesto Lama), spregiudicati e violenti, sono come quei galli che regnano sopra un immenso immondezzaio alimentato da loro stessi giorno dopo giorno. Nella Terra dei Fuochi, come sulle banchine del porto di Napoli degli anni Ottanta, quando la Nuova Camorra Organizzata cutoliana del post-terremoto conquistò tutte le posizioni di vertice del potere criminale campano. Loro, i camorristi, hanno sempre bisogno dei pistoleri e dei picchiatori per soggiogare anime e corpi. Uno di questi è un povero pugile suonato, Francesco (Daniele Russo), afflitto da ipercinesi per danno neurologico, il giovane protagonista dell’ultimo spettacolo (imperdibile!) diretto da Alessandro Gassmann che ci ripropone fino al 15 dicembre al Teatro Argentina una sua assai convincente ed emozionante riduzione teatrale dell’indimenticabile film “Il Fronte del Porto”.

Lo spettacolo, come ormai accade un po’ ovunque, si avvale di un’integrazione armoniosa di immagini proiettate sullo sfondo e di un telo trasparente frontale, per la costruzione di scenari virtuali e la sovrapposizione documentale a sostegno della rappresentazione in atto. La scenografia si incardina pertanto su di una robusta dorsale multimediale, con il fondale che fa da schermo gigante per i vari momenti della giornata: il mare; le banchine portuali; un vicolo; un molo; un paesaggio marino; l’interno di una chiesa o di un magazzino, con il cambio scenario dettato da meccanismi con pareti mobili e ruotanti per perimetrare ambienti e interni della vita quotidiana. Come nei Promessi Sposi, si concentra in questa vicenda tutta l’umanità dolente che ben conosciamo. Un prete, Don Bartolomeo (Orlando Cinque) che non si arrende e sfida il Male come ogni uomo di Dio è tenuto a fare, uscendo dal comodo e deresponsabilizzante recinto del pulpito e del rito, per andarsi a cercare il suo gregge là dov’è, rincuorandolo e spronandolo mentre patisce le ingiustizie dello sfruttamento e del sopruso, incapace di ribellarsi a causa delle sue condizioni di miseria e di famiglie numerose da mantenere.

Perché, poi, in certi contesti, davvero è tutto Crocifissione e stavolta Cristo crocefisso indossa la tuta dello scaricatore di porto. Ed eccoli i poveri cristi: l’uomo che vola dal sesto piano; il suo migliore amico che prende coraggio dalle parole del novello Fra’ Cristoforo, per testimoniare contro il Mostro che li opprime restando schiacciato dalla sua reazione, con la finta diagnosi di essere morto per annegamento; l’altro ancora che viene eliminato per aver disobbedito agli ordini del boss; i facchini malmenati e pestati a sangue avendo osato riunirsi clandestinamente per discutere di sindacato e delle condizioni ignobili di sfruttamento e di ricatto in cui si svolge il loro lavoro precario. Poi, accanto a tutto e sopra di tutto c’è oltre al sangue delle vittime anche quello dei vincoli derivati dai legami parentali: la sorella di Giuseppe, Francesca (Francesca De Nicolais), che vuole a tutti i costi conoscere la verità sulla morte del fratello e suo padre, altrettanto disperato, ma rassegnato atavicamente a sopportare il clima camorristico circostante di terrore e di intimidazione per timore del peggio per sé e per sua figlia, innamorata corrisposta di Francesco.

Infine ci sono loro, i “malommini”: il pugile, il picchiatore delle spedizioni punitive contro i portuali “che danno fastidio”, fratello del contabile (Edoardo Sorgente) della cosca e cugino del boss Giggino compare, che si avvale di infiltrati negli ambienti degli uffici giudiziari e della questura.

Sarà necessario il rifiuto del fratricidio (sì, almeno questo di quell’epoca buia ci viene risparmiato) a far scoprire a Francesco il mistero della Coscienza, liberando davanti alla Corte di Assise il grido della sua testimonianza sui fatti delittuosi accaduti e sulle responsabilità relative, come un qualunque emulo di Don Tommaso Buscetta. Siparietto divertente: la presenza di un giovane squilibrato che assiste Francesco nel distribuire il mangime ai cardellini sistemati sul terrazzo condominiale dell’edificio.

“Fronte del porto”

di Budd Schulberg

uno spettacolo di Alessandro Gassmann

con Daniele Russo

e con Emanuele Maria Basso, Antimo Casertano, Antonio D’Avino, Sergio Del Prete, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Pierluigi Tortora, Bruno Tràmice.

Aggiornato il 06 dicembre 2019 alle ore 12:55