Nel suo ultimo e straordinario libro, in cui vengono commentati con esemplare metodo critico gli episodi fondamentali narrati nella Bibbia, intitolato “Il libro di tutti i libri” edito dalla Adelphi, Roberto Calasso, intellettuale e studioso tra i più autorevoli del nostro Paese, osserva che l’ebraismo è una componente fondamentale della identità occidentale.

Già dalle prime pagine l’autore ricorda come la Tōrāh, intesa come legge suprema e sapienza divina, fu creata da Iahvè prima che sorgesse e si formasse l’universo. La Tōrāh, insieme all’espiazione, all’Eden, alla Gehenna, al trono della maestà, al tempio, fu la prima invenzione di Iahvè. La sapienza, che uscì dalla bocca del padre in forma di nuvola, spiega quanto accadde in seguito. Il veggente Salomone, termine che precede quello di profeta, investito da Iahvè, unse con un rito metafisico Saul, che divenne il primo Re de Regno di Israele. L’elezione, come osserva Calasso da grande interprete del Vecchio Testamento, è il fondamento della Bibbia. Iahvè spiegò a Salomone cosa significava il diritto alla Regalità, la cui legittimazione deve essere fatta risalire alla volontà insindacabile del Dio unico. Saul, anche se toccato dalla grazia con l’investitura a re di Israele, vive in uno stato di perenne terrore, poiché l’eletto non è solo il prescelto da Iahvè ma anche colui che soffre, pur essendo innocente e senza colpe. La figura di Giobbe, l’uomo giusto che perse i suoi figli e i suoi averi, pur essendo innocente, è significativa sotto questo profilo.

Ovviamente è sempre Salomone che dovrà compiere il rito dell’unzione a favore del pastore dai capelli fulvi, David, destinato a sostituire Saul nel ruolo di re di Israele. La sovranità regale giunse ad Israele come una necessità ineludibile, mentre avveniva la lotta contro gli idoli e gli dei, venerati dagli uomini nel tempo remoto, e la nascita e la formazione del monoteismo. David avrebbe voluto rendere possibile la costruzione del tempio, che il suo popolo non aveva mai avuto, visto che l’incontro con Iahvè grazie alla Tōrāh avveniva nell’Arca, il cui coperchio era sormontato dalla figura dei Cherubini, figure che pongo in relazione il Dio unico con gli uomini. Sarà Salomone, in un lungo periodo di pace, a costruire il Tempio. Fu il primo re che ebbe la possibilità di studiare e comprendere il mondo, giacché non era costretto a passare da guerra a guerra e non ebbe assilli imperiosi come i suoi predecessori.

Salomone infatti fu il re che, rivolgendosi a Iahvè, gli chiese la grazia per avere un cuore che fosse capace di capire ogni cosa. L’incontro con la regina di Saba, donna dotata di sensibilità estetica, è ricostruito in modo magistrale. Giustamente Calasso nota che per capire come sono stati composti i libri del Vecchio Testamento è necessario valutarne lo stile elusivo e omissivo, per comprendere il quale occorre fare riferimento alla paratassi. Tutto è descritto nella Bibbia sinteticamente, senza il ricorso a commenti enfatici e sovrabbondanti. Indimenticabili le pagine del libro dedicate al Cantico dei Cantici, opera poetica che, rispetto a Teocrito e agli epigrammisti greci che pure l’hanno ispirata, è pervasa dalla tensione erotica che traspare da ogni frase del testo, in cui è celebrata la forza primordiale del piacere.

L’Ecclesiaste, in cui viene mostrata la vanità di ogni impresa umana, insieme con il Cantico dei Cantici, sono i due testi della Bibbia in cui Iahvè non è mai nominato. Sul Libro dei Re e sui patriarchi, Calasso nella sua opera scrive pagine di inarrivabile profondità filosofica e spirituale. La Terra Promessa di Cananea dove Abramo deve condurre il suo popolo, prevede la separazione dalla terra originaria, il patto e l’alleanza con Dio suggellati dal rito della circoncisione, la lotta contro gli idoli, e la nascita di un nuovo ordine spirituale destinato a reggere il mondo.

Sul sacrificio di Isacco imposto da Iahvè ad Abramo, colpisce nel racconto e nella interpretazione del libro di Calasso l’idea che ogni primogenito verrà escluso dal rito sacrificale in virtù della sostituzione. Infatti per secoli il rito sacrificale per gli ebrei comporterà l’immolazione degli animali innocenti, all’inizio e alla fine di ogni giornata, fino a quando si avrà per mano dell’Imperatore Romano Tito la seconda distruzione del Tempio a Gerusalemme.

Per comprendere i rapporti tra la cultura ebraica e l’identità occidentale, Calasso, in una delle parti più belle del libro, analizza il celebre saggio di Sigmund Freud su Mosè e la religione ebraica. Per Freud, che da persona non credente considerava la religione alla stregua di una nevrosi della modernità, Mosè fu colui che inventò gli ebrei. Come viene narrato nel Libro dell’Esodo, Mosè condusse il suo popolo lontano dal faraone egiziano, in cui era stato oppresso per quattrocento anni. Tuttavia, per Freud, Mosè era un egiziano, e il vero inventore del monoteismo non fu lui, bensì un faraone. L’imperialismo, di cui l’antico Egitto è stato un modello nella storia della civiltà, si rispecchiava per Freud nella religione come universalismo e monoteismo. Infatti il monoteismo è connesso e indissolubilmente legato al potere assoluto, quello del faraone, e alla ragione assoluta, capace di capire che esiste un dio unico e non innumerevoli divinità.

Un libro di grande valore culturale e spirituale.

Aggiornato il 29 dicembre 2019 alle ore 20:24