Lunedì 13 gennaio al Teatro delle Muse sono andate in scena quattro stagioni: dell’anima, del bel canto, della tradizione napoletana e della musica vera.

Una informissima Rita Rondinella accompagnata da tre musicisti davvero eccezionali: Paolo Iurich al pianoforte, Carlos Zamora al violoncello e al mandolino, e Arnaldo Vacca alle percussioni. Questi i nomi e gli strumenti che riporta la locandina, ma i bravissimi Maestri hanno fatto suonare anche le poltrone del teatro, le mura, l’intonaco, il sipario, i fili elettrici, le luci, le custodie, i leggii e alla fine, gli strumenti.

Il repertorio della talentuosa Rondinella figlia e nipote d’arte ha attraversato gran parte del repertorio classico napoletano, sfiorando appena la metà del ’900, partendo da Cicerenella che da alcune fonti risulta addirittura del 1400.

Tanti omaggi, il più sentito allo zio Giacomo Rondinella attraverso ricordi, aneddoti e una suggestiva proiezione presa dalle teche Rai. Lo zio è stato Ambasciatore della canzone napoletana nel mondo e uno dei primi interpreti di Malafemmena.

Un altro omaggio al grande Mario Abbate (interprete superlativo di Indifferentemente), avvenuto attraverso i figli Massimiliano (attualmente produttore del Festival di Napoli) e Rino, venuto per l’occasione da Milano. Ancora un ospite, Giancarlo Ruta, artista romano con la passione del bel canto partenopeo. In complesso, una serata ricca di amici ed estimatori della cantante.

La Rondinella, nata a Roma ma di origini napoletane, ha dato prova, come accennato prima, di grande professionalità. Fasciata nel suo elegante abito da sera ha scatenato applausi a catena, senza sosta e a scena aperta. Il pubblico entusiasta si è messo in fila ordinatamente per complimentarsi con l’Artista, la quale non si è risparmiata donandosi generosamente ai suoi estimatori.

(*) Foto di Claudio Martone

Aggiornato il 27 gennaio 2020 alle ore 11:19