La Voce degli Scrittori, “Troppo tardi per tutto”

venerdì 24 aprile 2020


Ritorna la rubrica, con cadenza settimanale, con la quale “L’Opinione delle Libertà” intende dare voce e spazio ai nuovi volti della letteratura italiana. Questa settimana vi consigliamo la raccolta di racconti “Troppo tardi per tutto” di Ivan Ruccione (Augh Edizioni). Ivan Ruccione (1986) è nato e cresciuto a Vigevano. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su “Nazione Indiana”, “Poetarum Silva”, “Altri Animali”, “Pastrengo” e “Cattedrale”.  Nel 2017 è uscito il suo romanzo A fuoco vivo (Miraggi Edizioni). Lavora come cuoco ed è un appassionato lettore di poesia e short stories. Questo è il suo primo libro di racconti.

La Storia

Quattordici perle incastonate in un’opera narrativamente avvolgente.  Scorci esistenziali, privi di schemi, in grado di far emergere la natura umana dei percorsi quotidiani che la vita di oggi ci presenta. Lasciarsi trascinare dal flusso della corrente per riemergere improvvisamente, bisognosi di respirare a pieni polmoni, bisognosi di sentirsi veramente vivi.

“Quattordici racconti senza filtri, radiografie di una società iperconnessa ma che allo stesso tempo sa inquinare e recidere ogni empatia. I protagonisti si muovono sul filo di un equilibrio già compromesso, in una quotidianità caliginosa e inafferrabile, alle prese con muri d’indifferenza, disperato bisogno di affetto o furia cieca. Il nucleo familiare può trasformarsi in una trappola senza vie d’uscita, e la tecnologia fornire un supporto effimero e incapace di creare una realtà migliore. Il denominatore comune delle vicende narrate è la sensazione che il tempo a disposizione per invertire la rotta sia esaurito e che, per risolvere o accettare la propria situazione, a volte occorra spingersi davvero oltre”.

Inutile alimentare la retorica secondo la quale si è sempre in tempo per cambiare le cose, per ribaltare le prospettive. A volte capita semplicemente che sia veramente troppo tardi e che si debba unicamente prendere coscienza di ciò.

Rimpianti sanguinosi e attimi rabbiosi animano alcuni di questi quattordici frammenti. Stanze in cui si viene gettati improvvisamente, senza un prologo e spesso anche senza un reale epilogo. L’autore rivela non solo la sua abilità narrativa ma pure il suo animo profondo, in grado di regalare pennellate poetiche su una tela intrisa di amarezza e malinconia.


di Michele De Angelis