Paolo Sorrentino: i successi di uno splendido cinquantenne

Un cineasta disincantato capace di confrontarsi con il mito felliniano. Sono assolutamente espliciti i rimandi alla Dolce vita, presenti nel film della celebrazione, La grande bellezza. Il 31 maggio Paolo Sorrentino festeggia il cinquantesimo compleanno, ma la sua giovane carriera è già costellata da successi straordinari. Con soli otto film all’attivo, il regista napoletano può vantare il trionfo all’Oscar e al Golden Globe per il suo capolavoro dedicato alla sua terra d’adozione, Roma, quattro premi europei (European Film Awards), 5 David di Donatello, 7 partecipazioni al Festival di Cannes, 8 Nastri d’argento. Altro parallelo felliniano: Sorrentino sta a Toni Servillo come Federico Fellini sta a Marcello Mastroianni. Il rifugio nell’alter ego è una costante decisiva nella filmografia sorrentiniana. Servillo è protagonista assoluto de L’uomo in più (2001), Le conseguenze dell’amore (2004), Il divo (2008), oltre al pluricelebrato La grande bellezza (2013). L’ultima avventura al cinema che lega attore e regista è il controverso e diseguale Loro, uscito in Italia in due parti nel 2018 e poi rimontato per una versione internazionale, resta una testimonianza davvero inedita del mito e caduta di un potente con le fattezze di Servillo e le sembianze di Silvio Berlusconi.

Ma Sorrentino prima di essere un regista è un narratore tout court. Lo testimonia anche la sua vocazione letteraria: Hanno tutti ragione (Feltrinelli, 2010), Gli aspetti irrilevanti (Mondadori, 2016) e la raccolta di racconti dedicata a Tony Pagoda e i suoi amici (Feltrinelli, 2012). Con il primo libro l’autore è finalista al Premio Strega. L’aspirante regista muove i primi passi nel cuore della rinascita napoletana degli anni ’90. Fa esperienza con Teatri Uniti, la creatura produttiva di Mario Martone, sul set de Il verificatore, con Stefano Incerti alla regia (Sorrentino è ispettore di produzione), nel mondo del cortometraggio (Un paradiso, la sua prima prova), nella scrittura, con Antonio Capuano, per cui firma il copione di Polvere di Napoli, sui set televisivi de La squadra. Per una seconda opera corta, L’amore non ha confini (1998) trova in Nicola Giuliano il produttore ideale. Con la Indigo (di Giuliano e Francesca Cima) realizzerà tutti i suoi progetti e la sera dell’Oscar dividerà il palcoscenico con gli amici Nicola e Toni (Servillo).

Nell’opera terza Sorrentino abbandona i suoi territori tradizionali per una sorta di western nostrano, L’amico di famiglia, con Fabrizio Bentivoglio, in cui si ritrovano altre due passioni dell’autore: quella per la musica e quella per il noir. In mezzo dà spazio alla sua anima internazionale, convincendo Sean Penn ad assumere anch’egli (come Servillo) una maschera grottesca per il primo film in inglese, This Must Be the Place (2011). Il sentiero felliniano prosegue con Youth. Un anno dopo, nel 2016, si lancia nell’avventura televisiva con la serie evento The Young Pope (presentato alla Mostra di Venezia e venduto in oltre 80 paesi). “I grandi attori – sostiene Sorrentino – sono come i buoni registi: straordinari osservatori della realtà”.

 

Aggiornato il 26 maggio 2020 alle ore 15:05