Maurizio Martufello, il burino gentiluomo

Che bello parlare con Fabrizio Maturani in arte Martufello! È bello perché è davvero la genuinità fatta persona. Non si lamenta, non parla male dei colleghi, non ha una punta di invidia per chi ha qualità o predisposizioni artistiche che lui oggettivamente non possiede. Non ha le paturnie cerebrali che ha la stragrande maggioranza di chi fa spettacolo. Martufello è fondamentalmente uno spensierato che gode di questa aura fanciullesca che lo allontana da ogni pensiero negativo. Nasce a Sezze, una cittadina di 25mila abitanti in provincia di Latina. Per i sezzesi è un vero mito, lo adorano e lui adora stare con i compaesani. Li ama così tanto che per festeggiare i 40 anni di carriera, ha organizzato due pullman pieni zeppi di personaggi dello spettacolo. Partenza da Roma Piazza Mazzini, con destinazione Stadio di Sezze: da Pippo Baudo a Giancarlo Magalli, da Gabriella Labate a tutte le ballerine passate negli anni sul palco del Salone Margherita. E ancora: Manuela Villa, Morgana e la sempreverde Pamela Prati, sua intima amica, la quale ha presentato la serata con Baudo, alternato con Magalli e Pier Francesco Pingitore: nemmeno a Sanremo una staffetta così. Inutile dire il parterre: tanti personaggi dello spettacolo celebri e meno celebri, mischiati alla folla composta e ammirata. In prima fila l’ospite d’onore: la mamma. Un palco enorme, di quelli che si montano per i grandi concerti nello stadio di Sezze per i suoi paesani. E dopo lo spettacolo? La cena offerta per tutti. Martufello è un generoso, ha successo con le persone perché non ha sovrastrutture.

E’ quello che appare: un signore.  Non finisce mai una frase in italiano, la metà è rigorosamente in diletto setino. Ha fatto i lavori più disparati prima di approdare al Salone Margherita, dal camionista al panettiere, passando per negoziante di abbigliamento, passione questa che gli è rimasta cucita addosso, è il caso di dire: ha intere stanze adibite a cabine armadio. Tutti i vestiti allineati per colore, occasioni e naturalmente, stagioni. Rispettoso dei ruoli. Dichiara che anche quando aveva la confidenza per sentirsi alla pari con il grande Oreste Lionello, Gullotta o il suo mentore Pippo Franco, si è tenuto sempre qualche centimetro indietro quando recitavano insieme. Per non prevaricare mai. Deve la sua fortuna a una tournée con Isabella Biagini, la quale lo presenta a Giancarlo Magalli per poi farlo approdare al Bagaglino da Castellacci e Pingitore. Teatro, cinema, tv, libri e una marea di spettacoli in piazza. L’intervista avviene frammentata, usa il cellulare come i vecchi telefoni a muro. Si fa aiutare per qualche messaggio vocale dal suo fidato collaboratore Pino, anche lui affezionato più come un fratello che come una persona alle sue dipendenze. In questo clima goliardico e di leggerezza lo rintraccio prima nella sua casa di Sezze sulla collina, come ad Hollywood. Una villa che ha fatto costruire vista mare a cui ha dato il nome “Villaggio Martufello”, dove arrivano amici come se fosse la stazione termini. E poi mentre è alle prove di uno spettacolo, scritto ancora una volta da Pingitore, con cui debutterà in questi giorni per poi riprendere in autunno.

Ciao Maurizio, o devo chiamarti Fabrizio?

“Ciauvuo”, cara. Ma no no, il discorso è questo: quando sono nato, mia madre al comune mi ha segnato Fabrizio, ma le comari del paese mi storcevano il nome. Invece di chiamarmi Fabrizio mi chiamavano Frabizio. Mi’ madre ha detto alt! Da questo momento ti battezzo io: al comune ti chiami Fabrizio oramai lo abbiamo segnato, ma in chiesa ti battezzo Maurizio. E così è stato.

Quanto contano le tue radici, la tua Sezze?

Conta tutto per me. Le radici sono fondamentali. Tutto parte dalle radici, senza le quali sarebbe difficile programmare il futuro. ‘Nfatti se dice: ci sono mille penne per scrivere il futuro ma non c’è una gomma per cancellare il passato.

Che rapporto hai col cibo, come lo scegli?

Che scelgo? Magno tutto! Magno dalle salsicce al caviale e non sto attento, non seguo nessuna dieta. Cerco solo di non superare i due caffè al giorno. Uno la mattina appena sveglio e uno dopo pranzo. Poi abbuasta.

In una intervista televisiva ho sentito che facevi un appello accorato ai giovani riguardo alla cultura. Come mai, se ne consigli i vantaggi, non hai cercato di approfondire nel tempo?

Ma no, io sto bene così. Lo dico perché oggi i giovani hanno tanta concorrenza e la cultura fa la differenza. Ai miei tempi era diverso. Comunque se io fossi stato più acculturato avrei sicuramente avuto più opportunità di lavoro. E non solo. Tutti quelli che fissano i momenti importanti nella vita lo fanno perché sanno scrivere, sanno come metterli su carta. Io no. Ma non per questo non ho avuto momenti belli, o brutti. Quando dico studiate intendo le scuole normali, non quelle di recitazioni. Non c’è nessuno Zeffirelli che ti insegna a recitare. Magari si può imparare un po’ di tecnica, ma non più di tanto: ce l’vuai o ninte. La cultura è sempre importante, anche con le donne, per esempio.

A proposito di donne: come mai hai così tanto successo con il genere femminile?

Perché sono bello! Anzi, buellissimo (sorride di cuore) e sono il re dei burini. No, la verità è che a voi donne piace la gentilezza e io so’ gentile.

Con l’esperienza che hai oggi, faresti un percorso diverso, cambieresti qualcosa?

No, non cambierei niente. Mi piace tutto quello che ho fatto.

Ti conosco da tanti anni e ultimamente mi sembri un po’ annoiato. Come se non fossi convinto fino in fondo del ruolo che hai. Ti piacerebbe se un regista ti offrisse un ruolo drammatico, per esempio?

Ma sai che me lo hanno già detto? Ma non gli addetti ai lavori. La gente semplice, quella che viene a vedere i miei spettacoli dal vivo. Perché io nel mio repertorio ho già dei monologhi impegnativi. Comunque sì, mi piacerebbe. A breve girerò un film e il ruolo sarà una vera sorpresa.

Tu però hai rinunciato a offerte di lavoro importanti per il Bagaglino?

Sì, è vero. Sono riconoscente a tutto quello che ho ricevuto grazie al Salone Margherita. Sono 47 anni che lavoro lì.  Devo ogni cosa a quel teatro. Se oggi sono sereno, se posso vivere la mia vita senza preoccuparmi lo devo solo ed esclusivamente al Bagaglino. Sarò sempre Compare Zappitto, il personaggio che mi ha cucito addosso Pingitore.

Quindi tu non hai chiesto l’aiuto dei 600 euro che lo Stato ha messo a disposizione per gli artisti?

De che? Ma no, per cuarità, c’è gente che davvero ha bisogno. Io sto bene così. Potevo forse essere più ricco, i soldi li ho spesi, ma sto bene così.

Come è riprendere il lavoro dopo questa pandemia, cosa ti auguri?

Mi sono saltate almeno 40 serate. Mi manca tutto. L’idea del viaggio, incontrare gente, l’applauso, pensa te: mi manca anche un panino all’autogrill in autostrada. Però dai, speriamo di esserne usciti. Piano piano spero si aggiusti tutto per tutti, nessuno escluso. E che trovino un rimedio efficace quanto prima.

Ti lascio andare alle tue prove. C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dire?

No, mi hai chiesto tutto. Io sto buene e sono felice così.

 

 

 

Aggiornato il 10 luglio 2020 alle ore 19:14