Quando, nel 1993, Francesco Izzo – che, per fortuna, di professione non è un letterato e neppure un critico – diede l’impulso vitale per la nascita della Associazione Amici di Leonardo Sciascia, riunendo un gruppo di cultori del suo lascito civile, morale e letterario, pochi potevano immaginare realisticamente che, a distanza di quasi tre decenni, non solo l’Associazione sarebbe stata ancora viva e fiorente, ma avrebbe anche segnato alcuni dei momenti più significativi, in sede nazionale e internazionale, del ripensamento sul grande scrittore siciliano. Innumerevoli le iniziative culturali alle quali l’Associazione ha saputo dar vita negli anni – si pensi per tutte ai Colloquia intitolati allo scrittore, veri luoghi di genesi di un pensiero critico mai banale, esigente, foriero spesso di prospettive nuove ed inesplorate che poi si son fatte strada anche nei santuari accademici, sulle riviste, nella memoria condivisa dei lettori. E sempre – questo va ricordato con nettezza – attraverso un autofinanziamento degli associati, che ormai sono diverse centinaia sparsi davvero in tutto il mondo e mai attraverso il ricorso a fondi pubblici, neppure per un solo euro. Non è cosa da poco. Nel solco di queste benemerite iniziative, si è tenuto a Bari il 25 settembre scorso un incontro incastonato in una lunga serie che prende titolo: “Ispezioni della terribilità. Leonardo Sciascia e la giustizia.” Si tratta di una sequela di incontri di alto livello culturale che sono stati intitolati a Massimo Bordin, indimenticata ed indimenticabile voce mattutina della rassegna stampa di Radio Radicale.

Quello barese nella specie prendeva titolo da una espressione tratta da La strega e il capitano: “Il far nome di sodali, di complici, è stato sempre inteso dai giudici come un passar dalla loro parte”. Coordinati da Enrica Simonetti, caposervizio cultura e spettacolo della Gazzetta del Mezzogiorno, dopo i saluti di rito, si sono succeduti gli interventi di Gianfranco Dioguardi, imprenditore, di Filippo La Porta, critico letterario de la Repubblica, di Vincenzo Maiello, dell’Università Federico II di Napoli, di Marco Nicola Miletti, dell’Università di Foggia. Ovviamente, stante la ricchezza e la molteplicità delle prospettive esaminate dai relatori, non è qui possibile darne conto in modo specifico. Qui basti ricordare come Dioguardi abbia naturalmente fatto riferimento anche ai suoi personali incontri con Sciascia che egli ben conobbe e per anni frequentò; La Porta abbia analizzatole le prese di posizione pubbliche dello scrittore, spesso controcorrente, dal punto di vista dei mezzi di informazione a larga diffusione, anche in riferimento al fenomeno del pentitismo; Maiello e Miletti abbiano invece proposto una accurata rilettura di pagine e di passaggi narrativi dello scrittore, allo scopo di metterne in luce la capacità penetrante di interpretazione dei fenomeni sociali, alla luce di ciò che per lui rappresentava il principio fondativo di ogni possibile compagine di uomini, la giustizia.

Interessa inoltre rendere noto a chi ancora non lo sapesse come l’Associazione si sia a tal segno accreditata dal punto di vista culturale in Italia e all’estero, da pubblicare i suoi volumi di diverse collane, oltre che la corposa rivista annuale Todomodo, con le edizioni Olschki di Firenze, forse la più prestigiosa casa editrice italiana, conosciutissima, per la raffinatezza ed il livello culturale delle edizioni, ovunque, non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo. Merito senza dubbio di Francesco Izzo, suo vero ispiratore ed animatore, ma anche, naturalmente, di Leonardo Sciascia, di cui il prossimo anno ricorrerà il centenario della nascita e la memoria del quale oggi rimane ancora viva e capace di suscitare molti e decisivi interrogativi. Forse può dirsi che, in questo caso, le impareggiabili qualità della scrittura sciasciana hanno lucrato la fortuna di essere mediate socialmente da un autentico organizzatore culturale – Francesco Izzo – che, ritenendosene debitore, riesce a tramandarle con invidiabile efficacia, dando costante impulso alla Associazione di suoi amici. Il prossimo appuntamento della serie a Firenze il 27 novembre prossimo, sulla pena di morte quale forma di raffinato delitto. Così la vedeva Sciascia. E così noi.

Aggiornato il 30 settembre 2020 alle ore 11:23