Lorenza Licenziati: “La Precisa”

venerdì 30 ottobre 2020


Confusione, la parola d’ordine in questi giorni è: confusione. La gente è stanca e si riversa per strada, soprattutto quella appartenente ai settori più martoriati dalla seconda ondata di pandemia. Tra questi, assieme ai commercianti (in primo luogo i ristoratori), i lavoratori dello spettacolo. Questa rubrica si occupa prevalentemente di teatro, ma ora che i teatri sono nuovamente chiusi, senza una logica scientifica, non ci resta che assistere sgomenti alla morte annunciata della cultura. Tutta. I cosiddetti disordini e i “disobbedienti” sono partiti da Napoli. Il primo riversamento in piazza ha fatto molto scalpore, sia per la novità assoluta, sia perché forse nessuno ha pensato al vero disagio della gente comune, all’ipotesi di un probabile nuovo lockdown. Come ha spiegato molto bene il direttore di Fanpage, Francesco Piccinini, nella prima puntata del Costanzo Show (puntata che ha destato molto scalpore perché registrata dopo l’ultimo Dpcm in cui si ordinava l’immediata chiusura dei teatri – evidentemente non valida per certe trasmissioni), nel caso di Napoli: assieme alla gente perbene si è unita una frangia di mascalzoni arrivati in strada con i motorini, scesi dai quali hanno bruciato cassonetti e rotto vetrine, picchiato operatori e giornalisti televisivi. Tutto organizzato da quattro facinorosi quando i più stavano manifestando il loro dissenso pacificamente.

Oggi conosciamo più da vicino una protagonista di un’altra protesta pacifica svolta a Napoli in piazza del Plebiscito. La piazza che il 19 settembre del 1981 ospitò, grazie a un tam-tam, duecentomila persone per il concerto di Pino Daniele. La stessa piazza che (sempre con un passaparola) a gennaio del 2015 ha accolto la salma di Pino e almeno centomila persone giunte per l’ultimo saluto. Senza un incidente, senza “sceneggiate” solo l’estremo saluto a una persona cara. Ho voluto ricordare Pino Daniele per dare anche un’idea, a chi non conosce il popolo napoletano e la piazza del Plebiscito, della capienza e come, a Napoli, la gente si sa radunare senza bisogno di tanta pubblicità. Quando c’è da andare, si va. Questo è quello che è successo alla giornalista e conduttrice tv Lorenza Licenziati. Volto notissimo in Campania e molto attiva in questo periodo sui social. La sua diretta Facebook da piazza del Plebiscito è stata condivisa da tantissime persone, non solo gente di spettacolo. Una diretta a dimostrazione che si può dissentire in maniera tranquilla. Tutti con la mascherina. Nessun prepotente che abbia approfittato della circostanza. Nessuno. La brava Lorenza, figlia di un avvocato e di una casalinga, unica femmina di 4 figli di cui due avvocati, ammette “Se non avessi fatto la conduttrice avrei svolto anch’io la professione di avvocato”. Ha iniziato la sua carriera a C21, una delle prime emittenti private italiane, nel programma Gran Bazar Show. Una sorta di Domenica In, ma più IN. Da lì è partito tutto il percorso professionale e privato. Sposata, divorziata, mamma di tre figli. La Licenziati è una donna forte, non manda a dire le cose e si prende la responsabilità delle proprie azioni. Si spende con tutte le sue forze per produrre i suoi spettacoli, non dorme sugli allori sperando che piova qualcosa dal cielo. Ha un ottimo rapporto con il cibo ma non è una mangiona nemmeno a Pasqua e Natale, anche se gli spaghetti alle vongole e la pizza non devono mancare. Ama molto girare a piedi per la sua città. Ammettendo, con una punta di sarcasmo, che a Napoli non si può girare in bicicletta, figuriamoci col monopattino. Ci rincorriamo per ore e tanti WhatsApp, perché Lorenza oltre ad essere una donna di spettacolo è una mamma che deve cedere il pc ai figli per la Dad, deve organizzare il lavoro, fare la spesa e ora anche battersi per una situazione surreale che è venuta a crearsi con questa pandemia. In uno degli ultimi messaggi prima di sentirci mi scrive “Chiamami dopo cena” e io rispondo “Va bene, ti chiamo alle 18,15”. Dopo le risate e faccine, dovute alla battuta che tanto battuta non è, l’ho chiamata alle 23 ed eccoci.

Buonasera Lorenza. È inutile girarci intorno, ti volevo sentire soprattutto per la tua battaglia a favore della riapertura dei teatri e dei ristoranti perché sei una delle numerose persone del mondo dello spettacolo scese in piazza l’altra sera per la manifestazione pacifica in Piazza del Plebiscito. Ci racconti come si è svolta la protesta e di chi è stata l’idea?

E hai fatto bene! Non so di chi sia stata l’idea della manifestazione pacifica in Piazza del Plebiscito, oramai si fa rete sui social. Sono iscritta a vari “gruppi di protesta” e cerco di partecipare alle iniziative che rispecchiano il mio modo di essere, il mio pensiero. In particolare, a questa manifestazione in piazza del Plebiscito, ho voluto dare il mio piccolo sostegno nel diritto al lavoro e alla libertà che dovrebbero appartenere ad ogni individuo a prescindere dal colore politico e dal settore lavorativo. E poi, visto che Napoli è stata la prima città ad insorgere dopo che il nostro governatore De Luca dichiarava, con il suo piglio terroristico, di chiudere la Campania, ed essendo scaturita da questa dichiarazione la violenza in strada, e di conseguenza i napoletani etichettati, a livello nazionale, come “I soliti Camorristi” e non come esponenti di categoria scesi in strada per tutelare i propri diritti. Sono una Napoletana Doc, fa male vedere la mia città additata anche in queste occasioni “terra di violenza e di Camorra”. Napoli non è questa. Napoli è Cultura è Storia, abbiamo un immenso patrimonio musicale: la Canzone Classica Napoletana, vere poesie dei nostri autori. Abbiamo le isole, la costiera, il mare, il sole, chiese e musei impregnati di Storia. La nostra arte culinaria è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo e non solo per la pizza! Napoli non viene valorizzata per la sua infinita ed unica bellezza e questo fa male per chi come me non ha mai lasciato questa città. Ecco perché l’altra sera ero lì, per dimostrare che Napoli è pacifica ed è composta da tanta gente perbene che vuole lavorare e non vuole l’elemosina dallo Stato e tanto meno dalla Regione, ma vuole la libertà di lavorare e di vivere. Non stiamo più vivendo e, forse neanche sopravvivendo. Personalmente non mi sento più tutelata da uno Stato che avverto sfuggente, non sincero. Una pandemia che ha diviso ancora di più le persone, per non parlare del “nostro Governatore” che con toni pesanti e minacciosi continua a terrorizzare i suoi cittadini. Non condivido più questo modo di agire. È stato divertente nel primo lockdown, ora vorrei i fatti, le mancanze di questi mesi in Campania più che nelle altre Regioni stanno uscendo fuori soprattutto nella nostra Sanità: quasi al collasso. E questo è solo colpa delle istituzioni e non di noi cittadini che paghiamo solamente per essere trattati malissimo. A Napoli si dice: cornuto e mazziato. Questi i motivi che mi hanno spinta in piazza: gremita di persone pacifiche e di lavoratori.

Non sei solo una conduttrice, ma anche un’imprenditrice dello spettacolo, cosa pensi si possa fare in questa situazione che si è venuta a creare?

Cosa si può fare nel mondo dello spettacolo in questo momento? Bellissima domanda! Hai detto bene, sono imprenditrice di me stessa, oramai da tanti anni (almeno 20), giornalista pubblicista televisiva regionale, produco i miei format. Sicuramente non dobbiamo mollare, anche se la seconda botta è peggio della prima, sempre i primi a chiudere e gli ultimi ad aprire, messi in un angolo. Si è capito, siamo lo svago, poca roba. Che vuoi svagare in questo periodo? Tutti impauriti, terrorizzati e noi considerati pazzi se facciamo spettacolo. La cultura in tutta Italia messa al tappeto! A voi le considerazioni: non promettere soldi caro Governo, non puoi neanche immaginare quanto valiamo, ma lo capirai. Chiedo solo di farci lavorare, e difenderò sempre questo Diritto della nostra Costituzione.

Ti vedo molto accesa sul piano politico, ti ha mai sfiorato l’idea di farla?

Mi è stato proposto tante volte di candidarmi, di tesserarmi. Le mie idee sono chiare, chi mi conosce sa, ma non sono nata politica, combattente sì, ma non politica. Non c’è nel mio futuro.

Se tu fossi al posto di Conte per 6 mesi, cosa faresti?

In questi giorni sui social dove mi sono un po’ “scatenata” e ho denunciato le incongruenze di chi ci governa, molti a chiedere: facile parlare ma tu che faresti? Parafrasando lo sketch di “Pasquale” interpretato da uno straordinario Totò e da Mario Castellani: “E che sono il Governo io? Vediamo questo stupido dove vuole arrivare”. Tornando seria, da marzo, dove tutto era più concesso, avverto tante inefficienze. Per me si poteva fare molto di più nella Sanità, nella Scuola e soprattutto nei trasporti: la bomba di questa pandemia. Ma come si fa a dire che è stato fatto tutto per mettere in sicurezza i mezzi pubblici delle grandi città? E da qui la caduta della scuola, già ridotta all’osso oramai da anni. Errare è umano, perseverare è diabolico: cosa ci nascondono? Le informazioni mai precise, mutabili troppo velocemente. Futuro non incerto, di più.

Sei del segno del Toro e “precisa” come lo spot pubblicitario di una nota azienda della quale sei stata testimonial per tanti anni

Si sono del Toro, e come donna di questo segno ne rispecchio tutte le caratteristiche: testarda, cocciuta, possessiva del “suo”, passionale ma precisa. Sì, precisa come sempre, anche di più! Questo lo slogan che per dieci anni ha dato vita a spot pubblicitari con il mio volto. Uno spot entrato nel cuore dei Campani con le mie braccia rivolte al cielo in segno di vittoria: resistete, resistete ora!

Hai tre figli, a quanto pare anche molto studiosi, che futuro vedi per loro?

Tre figli sì, ma non tutti studiosi. Bravi, ma non studiosi. Ho due maschi ed una femmina: Raffaele (primogenito) 24 anni iscritto ancora all’università (ne “abbiamo” cambiate quattro); Maria Clara è la studiosa di casa: 22 anni neolaureata in Economia Aziendale alla Federico II di Napoli con 110 e lode ed ora alla Luiss a Roma; Alessandro, 16 anni, frequenta il terzo liceo scientifico. È stato capace di essere bocciato anche in Dad. Tanta voglia di studiare non c’è. Ma sono meravigliosi. Comunque: W le donne...

Dove colloca l’amore, se lo colloca, Lorenza?

 L’Amore? (Sorride tanto da dover prendere fiato). Non sta più sul podio. Sai, dopo aver fatto tutto: matrimonio, separazione, divorzio, 3 figli, un po’ di preoccupazioni, il cuore non batte più come a 20 anni. Ma chissà: uomini veri dove siete? Intendo uomini per donne forti.

Ho letto da qualche parte che vuoi riproporre “Gran Bazar Show”, il programma che ti ha vista nascere professionalmente: che spettacolo sarà?

Gran Bazar Show è un grande contenitore domenicale, in diretta. Sono anni che mi sento pronta a mettere su questa trasmissione fatta di spettacolo, cultura, danza, ospiti di qualsiasi settore. Il contatto con il pubblico per me è fondamentale, mille volte la diretta anziché le registrate. Ma in questo momento anche le emittenti campane hanno qualche problemino. Sarà naturalmente tutto più moderno rispetto al vecchio format, al passo con i tempi. Pensa che ho iniziato in analogico.

Come nasce, invece, il tuo format “In città”?

“In città”, il mio cavallo di battaglia da 10 anni, penalizzato dalla pandemia, per la seconda volta in pausa. Nasce per unire tutto quello che mi piace: teatro, cinema, cultura, arte, moda, danza, eventi, wedding, presentazione libri, approfondimenti, interviste, immagini: tutto quello che di bello succede in città, appunto.

Che rapporto hai con la rete e con i social?

Ho un rapporto di amore e odio. Però ti devi adeguare, altrimenti sei fuori. Per lavoro trascorro molto tempo sui social, rimasta la vera forma di comunicazione. Per il mio tipo di lavoro preferisco Facebook. Carico più video, mi trovo meglio. Anche se i miei figli mi hanno iscritta a Instagram diversi anni fa, sicuramente più immediato, ma forse più adatto ai giovani. Diciamo che oramai fanno parte della nostra vita. Come avremmo fatto senza social durante il lockdown?

Lasceresti Napoli per un’altra città? Se sì, quale? 

Domanda tosta! Ora sì, a malincuore dico convinta di sì. Ho puntato su un cavallo perdente. Andrei a vivere a Roma, ci sono moltissimi problemi anche nella Capitale, ma mai quanto Napoli! E forse anche a Firenze, o mi ritiro in un casolare in Toscana o in Umbria (ora vantaggiosa anche politicamente).

L’umanità dove si sta dirigendo?

L’umanità deve fare molta attenzione, sono stata sempre ottimista e solare nella mia vita, ma la fossa ce la stiamo scavando da soli.

Ti piaci fisicamente?

Sempre piaciuta fisicamente, soprattutto quando nuotavo. Certo l’età richiede dei cambiamenti. Per noi donne è sempre più dura. La menopausa poi: una bella parola! Ma ce la faremo.

Per il tuo lavoro incontri tanta gente, di ceto e cultura diversa. Cosa apprezzi di più nelle persone?

Nelle persone apprezzo la sensibilità la lealtà e la sincerità. Mi piacerebbe poter apprezzare queste qualità soprattutto in questo periodo difficile. Perché ho la sensazione che qualcosa ci stia sfuggendo di mano.


di Giò Di Sarno