Acrobazie sul pentagramma per i 5 musicisti della Rimbamband

venerdì 20 novembre 2020


Come cinque equilibristi i musicisti della band pugliese Rimbamband fanno acrobazie sulle linee del pentagramma. Con la stessa sicurezza dei funamboli bendati cambiano note, genere, lingua, ballano, recitano: tutto contemporaneamente. Voli pindarici da un genere all’altro, da un brano all’altro. Creano nuovi arrangiamenti mettendo insieme canzoni diverse fino a farle diventare una cosa sola come se l’esecuzione fosse stata concepita così dalla nascita. Niente è banale, nulla lasciato al caso. Musicisti sì, ma anche attori, mimi, clown, ballerini di tip tap, imitatori, rumoristi, parodisti: tanta roba. I ruoli si invertono senza mai confondersi. Una danza simile a un tango: questo è quello che arriva, guardandoli, non solo ascoltandoli. Al momento dell’arrivo della pandemia i Rimbamband erano in teatro con Manicomic, uno spettacolo scritto da Raffaello Tullo, protagonista in scena con gli altri quattro elementi della band: Renato Ciardo, Francesco PagliaruloVittorio Bruno e Niccolò Pantaleo, con la regia di Gioele Dix.  Con il lockdown si sono chiusi i sipari e aperti altri scenari. Per ottimizzare il tempo e impiegarlo in qualcosa di costruttivo, in attesa di riprendere la vita di sempre, a marzo hanno ideato, prodotto e realizzato una serie di video di intrattenimento ispirati all’attualità, diventati virali in pochissime ore. Un condividere continuo del video Vademecum contro il Coronavirus, in cui la band esegue un noto brano di musica tradizionale ebraica e mima i gesti da mettere in pratica quotidianamente per contenere il contagio: milioni di visualizzazioni sui social. E’ stato ripreso dalle tv nazionali di tutto il mondo: dall’Europa agli Stati Uniti, dall’America Latina all’Iran. Trasmesso da Rai Uno nel corso della trasmissione Musica che unisce, ideata per sostenere una raccolta di fondi interamente destinata alla Protezione Civile, con la voce narrante di Vincenzo Mollica. L’estate aveva fatto ben sperare per la ripresa degli spettacoli, anche se con il distanziamento, ma le informazioni si sono accavallate e susseguite in maniera confusionale, tanto che i cinque fratelli di palco hanno lanciato un nuovo video sulle note di Nun tereggae più: 5 virologi alle prese con la divulgazione scientifica, diventato subito virale: solo sulla pagina Instagram più di 4,1 milioni di visualizzazioni e 55,8 mila condivisioni. Numeri da far girare la testa. Ospiti al Costanzo Show poche settimane fa. La fama della Rimbamband è cresciuta e con essa le richieste dei numerosissimi seguaci. E proprio per accontentare gli estimatori che i 5 polistrumentisti hanno ideato lo Smart Smiling. Hanno già esordito con Il twist dei negazionist, dichiarando: “Questo video ci è stato commissionato da Bill Gates. Il suo subdolo scopo è screditare i negazionisti per potersi arricchire più facilmente alle spalle di tutti gli sciocchi, schiavi del sistema, che credono al virus”. Questa è una delle tante frasi estrapolate da un testo più ampio. Tra serio e faceto il confino è sempre sottile. Tanto che io stessa avevo scambiato un vero sponsor per una trovata alla Cacao Meravigliao, idea geniale del loro corregionale Renzo Arbore. E ci poteva stare, perché tra i loro ispiratori, oltre a Gaber, Buscaglione, Carosone, Arigliano, c’è proprio Arbore. Raggiungo a Bitonto, telefonicamente, Raffaello, il leader del gruppo:

Dal 12 novembre è partito un nuovo appuntamento sui social che si chiama Smart Smiling, ogni giovedì per 10 settimane. Di cosa si tratta?

L’idea nasce dal fatto che in molti fanno lo smart working, e noi per essere al passo ci siamo inventati lo smart smiling. E’ un progetto esclusivamente per i social, un modo per trasmettere positività e beneficiare dell’energia che ci trasmette la gente. Fammi però ringraziare subito i nostri sponsor, senza i quali questo progetto non avrebbe visto la luce. Quella luce che ci sta permettendo di vedere qualcosa di positivo in fondo al tunnel. Abbiamo iniziato il 12 novembre: un nuovo video ogni settimana, tutti i giovedì, per 10 settimane.

Avete pensato di farlo solo per 10 settimane perché avete paura di esaurire le idee, o perché siete ottimisti?

Eh, simpatica. In realtà speriamo di uscire quanto prima da questa situazione. Anche se a ogni decreto la vita può nuovamente cambiare.

Manicomic, lo spettacolo che è stato interrotto a marzo, riprenderà, oppure dopo porterete uno spettacolo nuovo improntato sulle novità che inevitabilmente sono uscite da questa quarantena?

Guarda, avevamo una tournée internazionale già pronta. Hanno bloccato tutto una settimana prima.

Che tipo di spettacolo è Manicomic?

Una commedia musicale a tutti gli effetti: interpretiamo una band, siamo tutti affetti da numerose patologie mentali: ansie da prestazione, disturbo della personalità multipla, sindromi ossessivo compulsive. C’è un medico, uno psichiatra che prova, attraverso un percorso terapeutico, a sbrogliare questa intricata matassa e a condurre i suoi pazienti alla guarigione: musica, sport, pittura, viaggi, cinema: tutto è terapia.  Ma siamo duri a guarire. Lo spettacolo è una sorta di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” in versione comico/teatrale, in cui la follia si trasforma in libertà, energia, divertimento e creatività. Ti dico anche il finale ma tu non lo scrivere.

Ovunque regna l’individualismo, è bello vedere la vostra intesa. Cosa fate a restare così uniti?

Grazie, mi fa piacere che tu l’abbia notato. L’amicizia è alla base, nel senso che piano piano più che amici siamo diventati una famiglia, con tutti i pro e i contro. Più pro che contro. Però ho capito andando avanti con il tempo che quello che ci unisce davvero è il lavoro, senza il quale cadrebbe tutto. La progettualità è importante. Proprio come per una coppia di innamorati: all’inizio va bene la passione, nel nostro caso l’entusiasmo, poi però si deve crescere. Noi siamo cresciuti sul palco, idea dopo idea. Replica dopo replica.

Come si può essere felici nonostante la crisi?

Se la crisi ti mette in ginocchio tu fai inginocchiare la crisi. Prima la crisi finanziaria nel 2008, ora la pandemia, ti dico ancora che ci vuole creatività. La capacità di sprigionare la fantasia e metterla al servizio del nostro pubblico. E’ un continuo partorire idee. A noi ci sta salvando questo, oltre agli sponsor. Lo ripeto come un mantra, proprio perché sono tempi duri e ci vuole coraggio ad investire adesso. Non finiremo mai di ringraziarli.

Come vi siete incontrati?

In realtà già nel 2001 avevo avviato un progetto simile. Solo che, pur avendo dei bravi musicisti, capii che c’era la necessità di trovare qualcuno che fosse più di un polistrumentista, di un attore, di uno frontman. Qualcuno che, oltre alle 7 note, sapesse usare la mimica facciale, sapesse andare oltre.  Ma non solo sul palco, parlo anche per tutto ciò che riguarda le prove, lo stare assieme ore, giorni, mesi, sempre. Qualcuno che oltre al soundcheck partecipasse alla costruzione dello spettacolo. Allora mi sono messo alla ricerca di musicisti con queste caratteristiche. 

In un delle parodie, iniziate con il brano Da Zero a Cento, passate a Rosso relativo per poi ritornare al brano iniziale, poi Su di noi, ancora Baby K, per finire con una canzone neomelodica di Gianni Celeste. Tutto in un minuto e 42 secondi. Come scegliete i brani da eseguire?

Cerchiamo le similitudini, ci agganciamo alla nota, all’accordo. Ascoltiamo le Hit del momento, o brani di successo del passato e, in maniera naturale esce il prodotto finale.

Chi scrive i testi e chi cura gli arrangiamenti?

Solitamente io scrivo i testi e tutti insieme li arricchiamo. Mentre Nicolò, il sassofonista, si occupa dellarmonizzazione delle voci.

Posso azzardare e dire che il lockdown vi ha giovato?

Dai, un po’ sì. Da un certo punto di vista ci ha dato più visibilità, soprattutto con i social. Però ci ha tolto anche tutto quello per cui avevamo fatto mesi e mesi di prove. Diciamo che bisogna saper cogliere il lato positivo anche nella disgrazia. Questo è un po’ il nostro motto. Ironizziamo su tutto, senza dimenticare o sminuire il reale problema. Quello esiste e non si può negare.

Quanta preparazione serve per improvvisare?

Bella domanda. Tanta, tanta preparazione. Noi proviamo davvero tante ore. Viaggiamo su due binari paralleli: preparazione appunto e improvvisazione. Ma nulla è dato al caso. Ormai ci conosciamo bene per prevedere anche qualche fuori programma di uno dei componenti del gruppo.

In uno spettacolo di qualche anno fa siete riusciti a trasformare Toni Dallara in un cubista. Quanto vi diverte questo modo di fare spettacolo?

Moltissimo. Dovevamo suonare in un posto dove eravamo già stati e ci chiesero un guest star. Devi saper che Renato ha una passione smodata per la musica degli anni Sessanta, per gli urlatori in modo particolare, allora gli abbiamo fatto la sorpresa, invitando Tony Dallara. E’ uscito fuori uno spettacolo nello spettacolo. Tony molto ironico e altruista. Poi è diventato un appuntamento fisso ogni volta che andavamo a Milano

Avete mai pensato di scrivere un soggetto cinematografico e fare un film?

Ce lo dicono in molti, chissà...

Progetti futuri?

Covid-19 permettendo, appena riapriranno i teatri la nostra priorità sarà quella di riprendere lo spettacolo Manicomic. Mi raccomando, non spoilerare il finale, altrimenti la gente poi non viene a teatro. 

(*) Sito ufficiale: https://rimbamband.it/

 

 


di Giò Di Sarno