Cocò, nome d’arte di Cosimo Famigliolo. Attore, ballerino, trasformista e cabarettista. Tutta questa arte si regge sulla grande sensibilità di un giovane partito dalla provincia di Cosenza, precisamente da Corigliano Calabro, per tentare di avere una vita diversa e la possibilità di studiare da attore nella Capitale.

Complice la tenacia, dopo il diploma di danza moderna latino-americana presso il Center Ballet di Cosenza, si trasferisce a Roma. Arrivato nella grande città conclude gli studi da geometra e continua con il conservatorio teatrale La Scaletta di Giovanni Battista Diotaiuti dove, oltre a conseguire il diploma, impara un nuovo modo di rapportarsi con se stesso. Mentre frequenta ancora il corso di studi fa le prime esperienze teatrali. Nel 2003 Mater Matuta, con testi di Henrik Ibsen e Federico García Lorca e Sulla strada maestra di Anton Pavlovič Cechov, per la regia di Mirella Bordoni, la quale lo vuole fortemente in questi due spettacoli.

Subito dopo si confronta nella Lettura di Canti della Divina Commedia per la regia di Maria Luce Bianchi, così come nella Mandragola di Niccolò Machiavelli. Dopo queste prime prove importanti arriva il cinema. Solo per citare alcuni titoli: Viva l’Italia, di Massimiliano Bruno, Pazzi di me per la regia di Fausto Brizzi, Tutta la vita davanti, di Paolo Virzì e La grande bellezza per la regia di Paolo Sorrentino.

Cosimo è duttile e curioso, salta dal cinema al teatro, passando per i fotoromanzi e la danza con la stessa disinvoltura di quando da bambino (ammirando le maestranze del circo in tour a Corigliano, nel montaggio del tendone) sognava ora di fare il giocoliere e un attimo dopo l’addestratore di elefanti. La fantasia a Cosimo non manca, quella stessa che da piccolo lo ha fatto sopravvivere a un forte malessere interiore. È presente nel fotoromanzo Lux Px dolci gelosie, storia a puntate sulla rivista “Hidrogeno”. Partecipa al videoclip Creatures of the world diretto da Alberto Festa. Non mancano cortometraggi, web-serie, e il cabaret. Disciplina, questa, che lo ha visto spesso nella trasformazione del celebre Andy Warhol e di altri personaggi noti. Cosimo ha bisogno di nuove prove per crescere, soprattutto spiritualmente. Questa volta nelle vesti di sceneggiatore e regista nella commedia Vite incrociate in collaborazione con il Comune di Roma. Prima della pandemia era in giro per l’Italia con uno spettacolo di cabaret, in cui oltre a recitare e ballare, portava la sua esperienza di speaker radiofonico e di trasformista, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. Lo raggiungo telefonicamente e già dalle prime battute mi travolge con la sua energia positiva che mi porta alla mente una canzone: Il terzo fuochista (Tosca-Mascellino-Venturiello).

Ciao Cosimo, che voce squillante.

Grazie! Io sono sempre allegro. L’importante è non farmi bere.

In che senso?

Nel senso che non mi piace bere, se non in compagnia. Infatti, credo di non toccare vino, anzi, prosecco, dal 31 dicembre. Perché, se bevo più di mezzo bicchiere, poi divento serio e non mi piaccio più.

E in che occasione ti piaci?

A parte quando sono sul palco, quello lo dò per scontato, mi piaccio quando prendo grano o riso e dò da mangiare agli uccellini, agli alberi, alla natura, all’aldilà. Ogni tanto ho bisogno di riconciliarmi con la terra e lo faccio così.

Credi nell’aldilà?

Non lo so. So che c’è qualcosa, ma non so cosa. Il corpo un giorno non esisterà più ma l’anima sì. Ci trasformiamo in altro, un albero per esempio. Anche gli oggetti hanno un’anima.

Da cosa deriva questo tuo attaccamento alla terra?

Mio padre (ora in pensione) era coltivatore, aveva una azienda agricola. Anche mio nonno Cosimo, da cui ho preso il nome, aveva piantagioni di agrumeti. Hai presente lo spot dedicato alla Calabria, quello interpretato da Raoul Bova e la sua compagna? Uguale. Solo che mio nonno ebbe dieci figli e tutto quel terreno fu diviso per dieci. Mio padre da giovane ha vissuto in un bellissimo casale. Ancora ho nel naso il profumo di quella terra.

A che età sei andato via dalla Calabria.

Dopo il diploma di ballerino, ero al quarto anno di Geometra, lasciai tutto per Roma, dove poi ho continuato gli studi.

Quando sei arrivato a Roma, da solo, minorenne, dove hai alloggiato?

A casa di mio zio a Marino, ai Castelli Romani. Per spostarmi e andare a scuola o all’accademia prendevo il treno o l’autobus. Ci mettevo una cinquantina di minuti ad andare e altrettanti a tornare. Tanti sogni, ricordi, spesso pensavo alla mia fanciullezza.

Perché, come è stata?

Da che ne ho ricordo sono stato un bambino particolare, diverso. E i bambini sanno essere molto cattivi con chi non vedono omologato al loro modello. Venivo additato e ne soffrivo. Capivo di avere un’altra sensibilità, non ho potuto mai fare davvero il bambino piccolo. Sono diventato grande subito.

Eri appoggiato dalla famiglia?

Era ed è il mio sostegno più grande, ma certi argomenti sono stati sempre un tabù e io ho rispettato il loro silenzio.

C’è qualcosa che vorresti ti dicessero i tuoi genitori?

Abbiamo un rapporto bellissimo di amore e rispetto reciproco. Io sono felice con loro. Li sento più volte al giorno, ci confrontiamo su tutto, adesso mi sento davvero realizzato.

Hai una sorella e un fratello, potevi rivolgerti a loro?

Mia sorella è molto più grande di me e mio fratello molto più piccolo. In realtà siamo tre figli unici.

E con chi parlavi?

Quando avevo bisogno di sfogarmi parlavo con lo specchio. Mi ero autoconvinto di essere un bambino sbagliato. Che fosse una punizione divina, che dovessi scontare chissà quale pena. Accettavo quella sofferenza con rassegnazione.

A Roma hai trovato quella pace che cercavi, oppure tutto il mondo è paese?

Tutto il mondo è paese. Ho dovuto lavorare su me stesso, trovare l’equilibrio, la consapevolezza. Mi ha aiutato molto la mia energia spirituale, la sensibilità, il mio sentire e avere delle premonizioni. Mi ha aiutato tanto il teatro. Lo consiglierei a tutti, lo renderei obbligatorio nelle scuole. Indipendentemente dall’indirizzo che si sceglie. Io per esempio sono dislessico. Nel momento in cui imparo a memoria non ho difficoltà ma se devo leggere all’improvviso un testo ad alta voce non ci riesco. Questo problema l’ho affrontato proprio grazie al teatro.

Ti ricordi l’emozione del primo spettacolo?

Oh, non capivo niente. Impazzito letteralmente. Buio totale. Però appena salito sul palco mi è ritornata la memoria ed è partito tutto naturalmente.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Se tutto procede come deve, ho un lavoro in cantiere con il regista Ronald Russo e per l’estate che sta arrivando un progetto musicale, direi bizzarro. Un remix del brano Nessun Dorma di Giacomo Puccini nella versione di Pavarotti, rapperò alcune strofe. Con me in questo progetto i polistrumentisti Indian Leo e 5 Starr che è anche autore e dj. Seguirà un video e un tour, pandemia permettendo.

Come stai vivendo questo periodo?

Ti sembrerà assurdo, mi manca il lavoro, questo sì. Per il resto sono sereno. Non torneremo come prima, saremo altro. Una rinascita spirituale. Un cambiamento interiore.

Possiamo dire che è una trasformazione della terra, come per il corpo in anima?

Sì, nel momento in cui si tocca il fondo ci può essere solo una rinascita.

Chi è Cosimo oggi?

Una persona libera.

Aggiornato il 16 aprile 2021 alle ore 12:13