La vita e l’opera di Dostoevskij nel libro di Paolo Nori

Per il lettore sarà una grande emozione leggere il libro di Paolo Nori, finalista al Premio Campiello, intitolato Sanguina ancora, l’incredibile vita di Dostoevskij, edito dalla casa editrice Mondadori, poiché nel libro vi è una felice e mirabile coesistenza tra il genere saggistico e quello narrativo, sintesi letteraria grazie alla quale in questa opera letteraria rivive la figura di un grande intellettuale e scrittore. Nei suoi grandi libri, Povera gente, Delitto e castigo, Il sosia, L’idiota, I demoni e I Fratelli Karamazov, Dostoevskij è riuscito a capire le contraddizioni dell’animo umano e a spiegare in che cosa consista l’essenza dell’umano. Leggendo Delitto e castigo, Paolo Nori, docente universitario di letteratura russa, avverte una ferita nel suo animo che, a distanza di anni, continua a sanguinare, poiché, ripetendo una frase presente in questo libro, si chiede in preda allo smarrimento se lui sia simile ad un insetto oppure a Napoleone. Dostoevskij, ex ingegnere senza vocazione, rifiuta una modesta ma sicura carriera professionale, ed in giovane età, iniziando a tradurre le opere dal francese in russo di Honoré de Balzac, come il libro Eugenia Grandet, decide di diventare un letterato di professione.

A Paolo Nori sembra, durante la lettura accurata delle grandi opere di questo genio della umanità, che i personaggi dei suoi libri non provino stupore per la cattiveria e per la ignoranza altrui, ma non esitino a mettere in mostra, la propria ignoranza, i propri difetti, la propria cattiveria, e le proprie limitazioni. Il critico Belinskij, dopo avere letto il romanzo epistolare di Dostoevskij intitolato Povera gente, comprende il talento di questo autore e gli dice che è riuscito a superare Gogol’. Per Balzac un romanzo deve essere una cosa inaudita, proprio perché spetta alla letteratura accrescere la conoscenza sul mondo, sul mistero della vita, sul dolore e su come è organizzata la società. In Povera gente l’impiegato e copista Devuškin, un uomo di una certa età, va in rovina per fare i regali alla giovane orfana Varenka. Il Generale, a capo dell’ ufficio dove lavora, accortosi della condizione di estrema di povertà di Devuškin, gli dona del denaro, mosso da compassione. Nel libro Paolo Nori, da grande studioso, ricorda e osserva che fino alla fine del settecento in Russia non esisteva una letteratura nazionale. Infatti i ceti colti ed agiati scrivevano e parlavano in francese, e raramente pubblicavano opere in lingua russa.

Con Aleksandr Sergeevič Puškin, che può essere considerato il padre della letteratura russa, ha inizio una nuova epoca. Infatti Puškin è l’autore di un romanzo in versi, Evgenij Onegin, un intellettuale che, trasferitosi da Pietroburgo in provincia, si annoia e prova lo Spleen, che allora era un atteggiamento mentale diffuso tra gli intellettuali ottocenteschi. Evgenij diviene l’amico del poeta Levskij, che ucciderà in un duello, dopo averne corteggiato la fidanzata Olga. Con Puškin avviene una rivoluzione letteraria che modifica il mondo della poesia e ridefinisce la categoria del poetico, che viene a coincidere con il consueto ed il giornaliero, sicché la poesia e la bellezza sono presenti dove per i romantici vi era la prosa e la banalità. Dostoevskij, dopo il primo successo, frequenta il circolo intellettuale formatosi nella abitazione di Petraševskij, che lavorava come traduttore al ministero degli esteri. Petraševskij era considerato un ateo, un repubblicano e un socialista ed un rivoluzionario.

Per queste frequentazioni e per avere letto Dostoevskij, il testo del critico Belinskij, una lettera che questo studioso aveva indirizzato all’autore di Anime morte dopo che aveva valutato il suo libro Brani scelti dalle corrispondenze con gli amici, avviene un fatto grave, che mostra come il libero pensiero non fosse ammesso e tollerato nella Russia degli Zar All’inizio dell’Ottocento. Dostoevskij, insieme ai suoi amici, che avevano frequentato il circolo in casa di Petraševskij viene condannato a morte, pena che verrà commutata con un atto di clemenza dallo zar Nicola, sicché l’autore dell’Idiota trascorrerà quattro anni in carcere e altri anni in esilio a Semipalatinsk. Dopo che rientra a San Pietroburgo, Dostoevskij pubblica un lungo racconto intitolato il Villaggio di Semipalatinsk. Il poeta Iosif Brodskij in un suo saggio, pubblicato nel 1974, sostiene che negli anni venti dell’Ottocento la letteratura russa ha cominciato a correre dietro la realtà, fino a raggiungerla.

Questo spiega la grandezza delle opere di Puškin, di Gogol’, di Lev Tolstoj e Dostoevskij. Per lo studioso Semipalatinsk nei suoi grandi libri Dostoevskij ha rivelato e mostrato una verità che è alla portata di tutti. Non ha svelato un mistero, ma lo ha decifrato grazie alla poesia e alla grande arte, sicché ha reso visibile il visibile, dimostrando che nell’essere umano vi è la coesistenza del sublime e del male assoluto. Per lo studioso Michail Bachtin, uno dei maggiori critici che ha affrontato l’opera di questo autore, i romanzi di Dostoevskij sono polivoci, poiché ogni personaggio ha un suo linguaggio ed una sua identità ben definita, l’uomo del popolo, come il colto aristocratico e il colto intellettuale. Diversamente nei libri di Tolstoj sovente si ha la sensazione che questo scrittore trasferisca ai suoi personaggi il suo modo di pensare. Secondo lo studioso di letteratura russa Dobroljubov, molti dei personaggi delle grandi opere letterarie russe appartengono alla categoria dell’uomo superfluo, poiché non riescono a trovare uno scopo nella loro vita, come L’Onegin di Puškin, il Rudin di Turgenev, il Pecorin di Lermontov, come l’Oblomov di Goncarov, come Tentetnikov di Gogol’.

Allo stesso modo, il protagonista del libro di Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo, che dichiara di essere da solo mentre loro sono tutti, rinvia al domani e non spedisce la lettera all’ufficiale da cui è stato offeso e che ha odiato per due anni, lettera necessaria per fargli conoscere il bello e il sublime, che l’uomo del sottosuolo costudisce nel suo animo. Nel libro sono magistrali ed indimenticabili le pagine nelle quale viene proposta una nuova interpretazione del libro di Dostoevskij L’idiota. Il principe Myskin, l’uomo che crede che la bellezza possa salvare il mondo, è l’incarnazione della bontà e del bene e della perfezione morale. Nastasia Philippovna, che aveva vissuto sempre in campagna, era venuta a conoscenza del fatto che Afavasij Ivanovic si stava per sposare. Afavasij Ivanovic era l’uomo che si era innamorato di Nastasia, donna avvenente e bellissima, e l’aveva sempre frequentata per anni in una residenza di campagna, dove viveva isolata. Arrivata a San Pietroburgo, Nastasia Filippovna informa Afavasaij Ivanovic che farà di tutto per non permettergli di sposarsi, rivelandogli con crudeltà e cattiveria il disprezzo che ha sempre provato nei suoi riguardi.

Sia il generale Epacin, padre della futura sposa, sia Afavasij Ivanovic si recano da Nastasia Filippovna, per risolvere una questione delicata e controversa. Infatti, in presenza del generale Epacin, Afavasaij Ivanovic si rimette alla sua volontà con animo magnanimo, dicendole che il suo destino e quello della futura sposa dipendono da lei, Nastasia Filippovna, una donna di umile condizione sociale. Per Michail Bachtin in questa opera si assiste, come accade a Carnevale, al ribaltamento di tutte le gerarchie sociali, sicché il povero assume un potere che di solito spetta e compete alle persone facoltose e di alta condizione sociale. Per tutta la vita Dostoevskij ebbe una vera ossessione per il gioco, passione a cui ha dedicato il bellissimo libro intitolato Il giocatore, opera analizzata nel libro di Paolo Nori in modo magistrale. Un libro, questo di Paolo Nori, colto e raffinato.  

Sanguina ancora, l’incredibile vita di Fëdor M. Dostojevskij di Paolo Nori, Mondadori, 2021, 288 pagine, 17,57 euro.

Aggiornato il 26 luglio 2021 alle ore 13:58