Luigi Pirandello, il teatro diventa pirandelliano

Personaggi della civiltà

Il “mondo” di Luigi Pirandello è un deserto di scorpioni, dove ciascuno cerca di darsi ragione secondo il suo punto di vista, cerca di uscire dal ruolo imposto dalla società a rischio di essere considerato pazzo, ma se resta nei ruoli della società è una maschera non una persona, e confligge in se stesso con se stesso tra l’essere maschera e voler essere persona. Il cielo è radicalmente vuoto, in Pirandello, vuoto il cielo, falsa la terra (la società). Pirandello queste sue convinzioni le espresse, talvolta con formulazioni a tesi, talvolta con sorgiva impetuosità creativa, sentendo quel che concepiva non volendolo dimostrare non soltanto concettualmente. E talune sue opere teatrali sono raggiungimenti compiuti: Il gioco delle parti, Così è se vi pare, Sei personaggi in cerca d’autore, Enrico IV.

Pirandello e il Pirandellismo

Queste complicazioni, contrapposizioni, questo non pervenire all’intesa, questo obbligo di ruoli, questo sottostare ai ruoli e sfuggire ai ruoli, questa società che esige l’appartenenza visibile, formale ai ruoli, questo soggettivismo del conoscere, quest’io che varia diedero luogo al pirandellismo: intrecci , combinatorie complicate, soggettivismi netti. Ma Pirandello sentiva la babilonia cosmico-sociale, i pirandelliani non hanno la stessa incandescenza dolorosa di un uomo, Pirandello, appunto, il quale soffrì in sé che l’uomo non avesse altro sostegno che le proprie convinzioni fondate sull’ipocrisia e sull’arbitrarietà, brancolante a vuoto.

La morte e il nulla

Nel 1934 Luigi Pirandello ebbe il Premio Nobel, l’incoronazione vertiginosa che il nostro tempo assegna agli uomini. Oltre i romanzi ed i testi teatrali aveva scritto novelle, spesso di ambiente siciliano, inventive, colorate di luoghi, tipi, vicende. Era infelicissimo, dal punto di vista della vita diretta, un naufragio. La consorte, Maria Antonietta, in manicomio, Marta Abba, la giovane, bella attrice della quale si era preso e che immaginava lo corrispondesse o gli stesse a fianco, almeno, si era staccata da lui, e addirittura viveva negli Stati Uniti e con un altro uomo. I figli non lo confortavano. Veniva rappresentato universalmente, si dibatteva su Pirandello ed il pirandellismo, ma Lui, in quanto quel suo essere Luigi Pirandello, voleva sparire e non essere cosciente della propria infelicità e dell’infelice condizione umana. Queste le sue ultime volontà per i funerali: “Carro di infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno mi accompagni, né parenti, né amici Il carro, il cavallo, il cocchiere, e basta. Bruciatemi”.

Di tutta la sua vasta opera, varia, oltretutto, riassumo il celebre testo: Sei personaggi in cerca d’autore. Una Compagnia teatrale sta rappresentando un dramma di Luigi Pirandello, quand’ecco giungono sei persone le quali, in specie il Padre e la Figliastra, esigono di esporre e proporre la loro vicenda. Il Capocomico resiste e rifiuta ma viene attratto dalla narrazione che, a brani e reticenze, viene fuori dai visitatori; un padre, in vero patrigno, che si imbatte nella figliastra, la quale si prostituisce, ignorandosi vicendevolmente, ma poi riconosciutisi come patrigno e figliastra. L’orrore della vicenda suscita pena afflittiva nella Madre, spregio nella Figliastra, difesa nel Padre-Patrigno. Ma non è l’aspetto morale il centro del testo, piuttosto che il capocomico vuole fare recitare la vicenda dai suoi attori al modo degli attori, e considera i visitatori persone non personaggi, laddove le persone vorrebbero rappresentarsi da loro stessi e si sentono personaggi. Pirandello pone la questione del rapporto tra vita ed arte, e che ciascuno vede la realtà a suo modo, e se è più vera la realtà reale o la realtà dell’arte. Il testo, come spesso in Pirandello, cade anche nel pirandellismo, ma ha il linguaggio mobile, parlato, frantumato e la costruzione grovigliosa che appassiona e colpi di teatro che accendono l’attenzione.

Ne Il gioco delle parti è rappresentata la cruciale convinzione di Pirandello, la vita sociale ci fa indossare ruoli, di solito in urto con noi stessi, con chi veramente siamo, ma la società ci vuole, ci ferma, ci obbliga ad un ruolo. Nel caso de Il gioco delle parti, il ruolo è quello di un marito, di sua moglie, sono coniugi separati, dell’amante della moglie. La vicenda li obbliga a dei ruoli, delle parti, espresse da Pirandello con il paradossale che gli è proprio. Magnifica la “figura” del coniuge che si distacca dalla agitata moglie annientando ogni emozione e riducendo la vita ad una “cosa” da analizzare non partecipandovi. In Così è se vi pare, il soggettivismo della conoscenza ha la sua più delirante rappresentazione. Ma sono cenni minimi. Fu ed è Luigi Pirandello, un sofista siciliano della Magna Grecia. Avrebbe stabilito amicizia con Gorgia, che del resto era di Lentini. Ma Gorgia era un sofista che almeno credeva nella capacità dialettica della ragione di dimostrare quanto era capace di dimostrare; Pirandello dimostrava l’inutilità di dimostrare, non valeva neanche il Nulla. Zeroniente. O, almeno, l’arte? O neanche l’arte? Un dilemma pirandelliano. No, l’arte se non è salvezza almeno consente di esprimere anche il più ardimentoso nichilismo, senza l’arte non potremmo negare la vita se la neghiamo.

Vi è un Luigi Pirandello siciliano, tradusse Il Ciclope di Euripide, in dialetto, per chi è siciliano con delle espressioni idiomatiche indimenticabili, del resto il Teatro a quel tempo aveva un autore, amico di Pirandello e meno amico quando Pirandello si affermò, Nino Martoglio, che manifestava il dialetto del catanese meravigliosamente. Ed era anche il tempo di un attore che avrebbe appassionato Aristofane e Plauto, Angelo Musco. Quando Antonio Gramsci vide ed ascoltò Musco recitare Pirandello ne fu strabiliato. Il siciliano Giovanni Gentile pare agisse per il Nobel del siciliano Luigi Pirandello, Benito Mussolini discuteva con Luigi Pirandello su Don Chisciotte, Luigi Pirandello metteva in scena Gabriele D’Annunzio.                                     

(*) Nella foto è ritratta una scena di Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, per la regia di Gabriele Lavia, nell’allestimento prodotto dalla Fondazione Teatro della Pergola di Firenze (2014).

Aggiornato il 15 ottobre 2021 alle ore 11:57