Personaggi della civiltà

È l’aspetto filosofico e psicologico che tratteremo con riguardo alla teoria della relatività. La relatività parziale oggi può sembrare evidente, ma lo è dopo Albert Einstein, per ciò che Egli ha considerato. Si tratta di questo: la condizione in cui si trova l’osservatore determina come viene valutato quel che risulta osservato. Semplicisticamente, se vedo un treno ad altissima velocità mi sembra di corta lunghezza, mentre se procede lento mi appare lunghissimo. Ma è una semplificazione. In realtà non esiste alcunché che non subisca le condizioni diversificate secondo la sua velocità, posizione e la velocità, la posizione di chi osserva e della situazione in cui è posto l’osservatore. Le relazioni tra gli osservatori e l’oggetto della osservazioni dipendono dalla situazione in cui è l’osservatore e l’oggetto osservato non da una oggettiva condizione neutra che è la stessa in qualsiasi luogo uno si trovi e uguale per ciascuno. Tutto ciò che esiste è considerato relativamente alla collocazione dell’osservatore e alle situazioni di ciò che è osservato. Un uomo che corre alla stessa velocità di un altro uomo che gli corre a fianco lo considera e si considera fermo, lo dico per una facile chiarificazione.

La relatività generale stabilisce che l’Universo è curvo e che se noi riteniamo esistente la retta è perché valutiamo un breve percorso, nel lungo o lunghissimo percorso tutto si curva e senza bisogno di ricorrere alla forza gravitazionale, come supponeva Newton per spiegare la curvatura. Quanto Einstein, e che riduco ai minimi termini, ci fa conoscere sull’Universo è della massima nitidezza. Esiste la realtà, ora non diciamo da cosa composta, questa realtà è una ma ha variate articolazioni. È massa, è energia, è velocità, è spazio, è tempo. È sempre la stessa realtà ma possiamo considerarla secondo gli aspetti sopra nominati. E tali aspetti si intersecano si che suscitano modificazioni. Ad esempio, se cambia la velocità cambia l’energia, cambia la massa e viceversa. È una visione semplice, pulita, nitida ed unitaria. C’è da supporre che l’ebreo agnostico Albert Einstein avesse in mente l’ebreo agnostico Baruch Spinoza di cui fu cultore. Spinoza supponeva una sostanza inconoscibile della quale noi conosciamo due attributi, l’estensione e ed il pensiero.

Einstein suppone una realtà (sostanza) con manifestazioni connesse. In entrambi vi è una spiegazione dei fenomeni interna alla Natura. Questo punto è fondamentale. La Natura contiene tutte le manifestazioni, non ha bisogno di presenze, forze esterne. Celebre la notazione di Einstein che il Tempo è la quarta dimensione dello Spazio. In effetti il Tempo non esisterebbe se tutto restasse immobile. Il Tempo suppone una successione di punti nello Spazio o il mutamento. C’è posto, vi è ragion d’essere per l’intervento, la presenza di Dio in questo complesso cosmico? Einstein anche in tal caso si avvicina a Spinoza, il quale negava assolutamente un Dio personale. Einstein è stupefatto dall’Intelligenza che regge l’Universo, e che lo rende possibile e attivo. Ma non perviene a ritenere che l’insieme venga retto da un Dio personalizzato e di una specifica religione. Insomma, non sussisterebbe una Intelligenza personale che ordina o crea l’Universo.

La teoria della relatività dissolve i punti cruciali della Fisica galileiana e newtoniana. Non accetta il moto rettilineo uniforme di Galileo, non accetta il principio di gravitazione per spiegare la curvatura, di Newton. Essa come Teoria della relatività parziale, stabilisce che ogni valutazione è legata alla situazione in cui si trova l’osservatore del fenomeno, quindi relativizza la conoscenza. Nella Teoria della relatività generale spiega la curvatura dell’Universo per una intrinseca caratteristica dell’Universo, l’Universo è curvo, i raggi non si curvano per una forza esterna, come affermava Newton, è la forma dell’Universo che li obbliga a curvarsi, come un soffitto sul quale sbattono. L’Universo per Einstein è finito ma non limitato, non esiste qualcosa di esterno che limiti l’Universo, esso è il Tutto.

Cerchiamo di rappresentarci la condizione dell’Universo tenendo in considerazione le conoscenze odierne. È esistita una particella, detta “Particella singolare”, per la sua eccezionalità, che assommava una eclatante concentrazione di massa. Proprio per questa strabiliante concentrazione di massa la particella è esplosa, ciò sarebbe avvenuto quattordici miliardi e più nel passato. L’esplosione ad elevatissima temperatura divenne con il tempo di temperature minori e nel raffreddamento sorsero man mano gli elementi che a quelle varie temperature non fondevano il loro nucleo, con il passare successivo del tempo venivano a consolidarsi altri elementi, poniamo: carbonio, idrogeno, elio.

Dall’aggregazione di tali elementi vennero strutture organizzate, tutte le organizzazioni esistenti nell’Universo: pianeti, comete, asteroidi, galassie, satelliti, e, ovviamente, Stelle, le quali si divorano tra di loro, esplodono, tornano polvere, talvolta si autorinnovano con gli elementi che fondono i loro nuclei e passano da un elemento all’altro, come avviene nel Sole. Tra tutte queste componenti vi è un equilibrio dovuto alla capacità attrattiva di una componente con le altre, la più potente tiene nella sua orbita la più debole o la divora. È quindi un universo drammatico che compone e ricompone i suoi equilibri, stelle che muoiono, si esauriscono, distruggono altre stelle, meteoriti che piombano sui pianeti, talvolta pianeti vaganti, sperduti. In questo marasma coordinato, sia pure, dicevo, drammaticamente, vi è da aggiungere che l’universo si espande velocissimamente e quindi accresce materia. Da dove la prende? Da una immensa riserva di materia di cui noi sappiamo l’esistenza ma niente di più, si che la definiamo “materia oscura”. Quanto potrà reggere questa espansione? Collasserà, l’Universo, per eccesso di espansione e mancanza di materia? Si tirerà indietro? Di sicuro non sarà eterno. Si distruggerà e ricomporrà.

Sono tempi lunghissimi. Nel mentre, il Sole si consumerà, pare tra cinque miliardi di anni, La Terra se non perisce prima perirà mancando il Sole. L’umanità inconcepibile che duri così a lungo. Ma il punto essenziale della Cosmologia non consiste in quanto detto, e potremmo aggiungere che l’Universo è una perenne sfera di passaggi di particelle, energie; il punto essenziale della Cosmologia non sta nel conoscere come si è formato l’Universo e il modo in cui si manifesta. Il punto essenziale è che noi non sappiamo come mai esiste la “Particella singolare”. Giacché tutto il resto non è la nascita della realtà ma dell’Universo. La Realtà esisteva in quella Particella singolare. Come mai? Non ne sappiamo alcunché. Ma è quanto sarebbe fondamentalissimo sapere. Scrive il fisico Stephen Hawking: “Noi siamo il prodotto di fluttuazioni casuali quantistiche dell’Universo primordiale. Davvero Dio gioca a dadi. Ma non tutto è stato risolto. Non abbiamo ancora una buona comprensione del fatto che l’espansione dell’Universo stia accelerando di nuovo, dopo un lungo periodo di rallentamento. Continuerà ad espandersi per sempre? Oppure collasserà di nuovo?”.

Scrive ancora Hawking: “Lo schema che Jim Hurtle ed io, della creazione spontanea quantistica dell’Universo, è simile alla formazione di bolle di vapore nell’acqua bollente. Le storie più probabili dell’Universo sono come le superfici delle bolle. Parecchie bolle apparirebbero e scomparirebbero. Come mini Universi che si espandono e collassano immediatamente, mentre sono ancora microscopici. Alcune bollicine crescerebbero fino ad una grandezza tale da non collassare”. E si espanderebbero.

Scrive ancora Hawking:” “Chiedersi cosa accade prima dell’inizio dell’Universo diventa una questione senza senso, poiché non c’è niente a Sud del Polo Sud”. Hawking ritiene che l’Universo si esaurirà nei buchi neri, dove la materia, per dire, sarà imprigionata e morirà per esalazione, annullandosi. Si annullerà definitivamente o è impossibile che si esaurisca del tutto?

Big Crunch (La Fine)

Il pomeriggio di un tempo indeterminato, l’Universo si stancherà di correre estendendo i suoi confini, e vorrà tornare una minuscola particella infagottata nella sua infanzia maternale. Tirerà indietro le redini, i cavalli storceranno le affaticate criniere e si intaneranno nell’ovile. La distesa spaziale si contrarrà, la lumaca abbasserà la visiera, la polvere cosmica diverrà un pugnetto di cenere morta. È stata un’avventura. Ma non vi sarà narrazione. Finirà così l’Universo? Come della legna bruciata ridotta cenere, perfino meno che cenere, Niente? Non lo sappiamo. Ma quel che costituisce il massimamente incredibile non è che ignoriamo come finirà l’Universo o non sappiamo pienamente come si è formato l’Universo, ma che non sappiamo come mai sia esistita la Particella Singolare.

E, con tutto il rispetto per uomini come Galileo, Newton, Einstein, sebbene i primi due abbiano vissuto in altre epoche, allora, con tutto il rispetto per Einstein, la vera tormentosissima questione non è la formazione e l’ordinamento dell’Universo, attraentissima conoscenza, ma: come mai è esistita la Particella Singolare, giacché, insisto, la formazione dell’Universo non ha a che vedere con l’esistenza della realtà, la realtà esisteva nella Particella. Come mai? Se vi fu il Big Bang della Particella, l’esplosione, esisteva quel che esplodeva, la Particella. Come mai? Che intende Hawking scrivendo che la: “creazione spontanea quantistica dell’Universo, è simile alla formazione di bolle di vapore nell’acqua bollente?”.

Il problema non è considerare le bollicine di vapore ma l’acqua bollente ossia la Particella Singolare, ciò che dà fondamento alle bolle di vapore, per così dire. Come mai esisteva questa particella? O Hawking ritiene che addirittura la Particella sia a sua volta una creazione spontanea quantica? Incredibile, siamo in un Cosmo di cui sappiamo (quasi) tutto tranne ciò che sarebbe essenziale sapere: il principio, se vi fu, e la fine, se ci sarà.                    

Nota. I buchi neri che Stephen Hawking ha definito sarebbero ammassi compattissimi da cui non verrebbe uscita, specie di tombe sigillate della materia, dunque materia che i buchi neri prendono e uccidono. Lo stesso Hawking ha però di recente ammesso che i buchi neri lasciano filtrare materia (uso questo termine improprio per comodità), ma come un’evaporazione. In ogni caso vi sarebbe materia spenta, morta, esaurita. Le emissioni quantiche fanno intendere che la realtà non è costituita da una compattezza ferma ma da continue e varie emissione di particelle.

Aggiornato il 22 ottobre 2021 alle ore 11:06