Benvenuto Cellini è una di quelle figure d’artista – e non solo – maggiormente note del nostro Rinascimento, ammirate ed apprezzate più all’estero che non in Italia, anche perché dai noi non gli ha giovato certo la critica feroce dei suoi detrattori, a cominciare da coloro che dietro una cattedra liceale lo illustrano ai loro studenti come un cialtrone, un criminale, dedito per lo più all’autoesaltazione e alla mitomania. Il fatto poi che di lui ci restino poche opere, dovuto alla dispersione e distruzione di quasi tutti i suoi primi lavori in seguito a guerre, saccheggi, furti ed altre traversie, non ha certo contribuito a farlo conoscere in tutta la sua grandezza artistica, non molto lontana da quella di un altro spirito poliedrico come Leonardo da Vinci, né da quello di Michelangelo Buonarroti, entrambi suoi conterranei. In questo saggio, l’autore analizza particolarmente uno degli aspetti della vita, dei tempi, e delle azioni di Cellini, ovvero il suo personalissimo rapporto proprio con quella forma di sapienza arcana che è l’Ermetismo nel XVI secolo.

Benvenuto infatti, è pressoché coevo di geni assoluti quali Albrect Dürer, Hieronymus Bosch, Pieter Brueghel il vecchio e Lucas Cranach, soltanto per citare i più famosi artisti del tempo, mentre i suoi rapporti di amicizia, di collaborazione e d’apprendistato con altri ancora scultori e pittori del suo periodo, ci dicono molto più di quanto non sembri sulla sua formazione misteriosofica. Egli è musico, cantante, disegnatore, orafo, forse ladro, certamente assassino, scrittore e poeta, avventuriero, puttaniere e forse iniziato ad alcuni misteri, non diversamente da altri suoi contemporanei che venivano educati all’applicazione costante del “multiforme ingegno” e della “sprezzatura”; una figura corrusca e tenebrosa, un uomo di allegrie gigantesche e malinconie titaniche, che certamente non sarebbe dispiaciuto a un Robert Ervin Howard.

Papa Paolo III, per assolverlo dell’omicidio di Pompeo de’ Capitaneis, di lui disse: “Sappiate che gli uomini come Benvenuto, unici nella lor professione, non hanno da essere ubbrigati alla legge” e ancora Giorgio Vasari, che certamente non lo amava, scrisse nel suo Le Vite: “in tutte le sue cose animoso, fiero, vivace, prontissimo e terribilissimo, e persona che ha saputo purtroppo dire il fatto suo con i prìncipi, non meno che le mani e l’ingegno”, subito ricambiato da Cellini con i graziosi epiteti di “Bestiaccia, porco, bestia asinina, empio botolo, cagnaccio da beccaio e bestiaccia”. Quando c’è la stima. Il Benvenuto lesto alla spada – si fa sempre vanto ed è vero, di possederne molte e bellissime – ed al suo fidato “gran pistolese”, è tutt’uno con l’artista e il cercatore di qualcosa che è “altro ed altrove”, di là dai consueti schemi e limiti umani. Oggi lo avrebbero definito un “occultista”, per questa sua particolare attrazione verso il mondo della magia più oscura, ma il mondo nel quale egli visse ed agì, fu quello del “già e non ancora”. Per certi versi sono gli ultimi bagliori del tardo Medioevo, i primi fulgori del Rinascimento che diventerà la “maniera”; è un periodo di “delicati equilibri” e di profonde scissioni. Cellini è uno dei “paradigmi umani” di questo suo tempo tanto complesso e furioso. In lui vizio e virtù si contendono l’anima e quale dei due alla fine dei suoi giorni abbia riportato la vittoria non lo potremo mai sapere con certezza, in quanto egli non conosce il significato della parola “resa”.

Nella sua vita si potrebbero vedere tutte o quasi le carte degli Arcani Maggiori dei Tarocchi, dove egli è di volta in volta il Matto ed il Bagatto, l’Eremita e gli Amanti, la Ruota di Fortuna ed il Mondo. Ma nel suo mazzo sovente compaiono la Torre, la Morte ed il Diavolo, quasi a ripercorrere l’incisione dureriana dell’ultimo cavaliere solitario. L’artista che in lui convive con il guerriero è “homo moderno” e nel medesimo tempo uomo d’altri tempi, rivolto al sogno dell’antichità passata che, insieme ad altri, vorrebbe far rivivere in un mondo nuovo. “Cavaliere di spettri ed ombre”, destinato “alla Ventura” sogna e disegna tutta la sua vita facendone una scultura a tutto tondo dove ancora troppo è da scoprire. Il mondo parrebbe esser per lui troppo piccolo, la sua irrequietezza “cerca” sempre qualcosa posto più in là e lo spinge ad affrontare i propri dèmoni oltre ai nemici esterni. Egli ancora ama, di certo nello stesso modo impetuoso in cui crea e distrugge.

Questo suo essere così “irriducibile”, così “irregolare”, sarà anche la ragione per la quale diventerà in futuro tanto apprezzato, quasi una “leggenda”, dalla visione estetizzante di Oscar Wilde e di Lord Plunkett Dunsany. Pertanto l’Autore afferma che tutto ciò che Cellini narra delle proprie avventure, anche quelle più fantastiche ed improbabili, non sia frutto di una sfrenata immaginazione, ma la precisa rivelazione di una realtà sovrannaturale, meravigliosa, terribile ma assolutamente vera, alla quale l’uomo moderno non osa più credere. E se Benvenuto asserisce cose violente, sapendo che dei violenti è il Regno dei Cieli, come “un pazzo ne fa cento” o “io servo chi mi paga” o ancora “ma li colpi non si danno a patti”, così principia il racconto della sua vita terrena che ancora oggi non ha fine:

Questa mia Vita travagliata io scrivo

per ringraziar lo Dio della natura

che mi dié l’alma e poi ne ha ‘uto cura,

alte diverse ‘mprese ho fatte e vivo.

Quel mio crudel Destin, d’offes’ha privo,

vita, or, gloria e virtù più che misura,

grazia, valor, beltà, cotal figura

che molti io passo, e chi mi passa arrivo.

Benvenuto Cellini

Artista, Uomo d’arme, Occultista

Ugo Mursia Editore

Storia, biografie e diari

Febbraio 2022

ISBN:8842560022

Pagine: 182

Formato: Brossura

Descrizione del libro

Benvenuto Cellini, una delle figure maggiormente note del Rinascimento, non molto lontana da quelle di altri spiriti poliedrici come Leonardo o Michelangelo, suoi concittadini, di indole irrequieta e violenta, ebbe una vita avventurosa, segnata da contrasti, passioni, delitti, per i quali fu spesso costretto all’esilio o alla fuga. Dalmazio Frau racconta in questo saggio il personalissimo rapporto di Cellini con l’ermetismo, la magia e l’alchimia, che tanto hanno avuto importanza nel XV e nel XVI secolo. Un lavoro di sintesi quello dell’autore che ripercorre l’opera di Cellini come artista, uomo d’arme e occultista.

Aggiornato il 22 gennaio 2022 alle ore 11:01