Se la “politica” non si ferma a considerare se stessa e segue passivamente lo sviluppo della tecnologia a occhi chiusi sarà la tecnologia a determinare la politica e la politica la seguirà fino all’ultimo respiro ossia la guerra. Non percepire che lo sviluppo della tecnologia a livelli continui di avanzamento ha due finalità oggettive, la transgenesi e la guerra , ecco i territori nei quali ci stiamo inoltrando passivamente, con mentalità fatalistica, quasi fosse il nostro destino, anzi volendo con volontà ottenebrata che sia il nostro destino. E non possiamo continuare altrimenti. Né dovremmo mutare. Avanza la fede che la genetica ci fornirà una natura sostitutiva della natura e dell’essere umano, una natura umano-naturale spiantata, artefatta, di laboratorio, composta e ricomposta, chimerico-alchemica; mentre nella sfera belluina cagnesca si vuole raggiungere la bomba cosmica in grado di spezzettare l’asse terrestre e scaraventare nello spazio residui del mondo e schizzi di sangue.

Entrambe le “conquiste” vengono rappresentate come irrevocabili, stagliate nel futuro. Solo una fantasia ottimistica inopportuna può concepire che se abbiamo l’evenienza di trasformare la natura non la trasformeremo e se creiamo la bomba cosmica non l’useremo. Essendo il pericolo mondiale occorre un Concilio mondiale per decidere non lasciandoci inclinare al fatalismo del “progresso” tecnologico. Ed è vano dichiarare che la tecnologia potrebbe fornirci meravigliose risorse. Eccellente. Ma è dalla catastrofe che dobbiamo difenderci. Supporre che si tenga un Concilio universale per discutere ed equilibrare i battiti della nostra esistenza è utopismo? Ma è anche utopistico supporre che a snaturare uomo e natura, a suscitare ed esibire la bomba cosmica non conquisteremo una pessima fine. Stiamo in una utopia a due facce. L’Utopia della pace perpetua; l’utopia della morte compiuta. Sentire, leggere sulla guerra con la ricerca della massima distruzione possibile, lo stiamo vedendo, fa dubitare dell’amore per la vita della specie umana. Ma è così. La tecnologia non dà senso e nel vuoto di senso la distruzione trova rifugio. Chi ha qualcosa di “umanistico” da compiere odia la guerra.

Ha da fare altro! È occupato. Il disgraziato che non ha scopi vuole la guerra per eccitare le energie inerti. Evidentemente dico di chi non è colpito, di chi non si difende in prima persona, E non si tratta di solidarietà, non sempre. Si tratta di attaccarsi a una occasione di “senso”. Diceva Friedrich Nietzsche: “L’uomo preferisce volere il nulla che non volere”. Aggiungo, l’uomo qualsiasi, se crede che la tecnica gli fornisce potenza per la naturale disposizione all’affermazione si avvince alla tecnologia (la bomba massimizzata) e la propone e attua, per una vittoria che non ha in altri campi. È il capovolgimento del complesso d’inferiorità, il cagnolino piccolo che abbaia. Ma così ci distruggeremo. Bisogna riequilibrare con l’umanesimo la pulsione distruttiva. Volere soltanto la guerra e la natura snaturata ci distruggerà. Sono convinto che tra non lunghissimo tempo avremo lo snaturamento dell’uomo, della natura e forse, se non occupiamo altri pianeti o non susciteremo pandemie e infertilità, vi saranno guerre all’ultimo annientamento.

Ma noi del XXI secolo dobbiamo spostare l’epoca di questa rovina. Se la genetica altererà uomo e natura, e la tecnologia proporrà armi rovinamondo, anche non esplosive, chimiche, batteriologiche, almeno scostiamo nel futuro la derelizione. Anzi, tentiamo che non avvenga. Colonizziamo lo spazio, popoliamo i deserti, distribuiamo all’umanità l’enorme produttività che verrà dalla robotica e dalla Intelligenza artificiale, inondiamo la vita di arte che rende l’uomo innamorato della vita. Come non amare la vita se possiamo ascoltare il finale del Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart (Scena della Statua)! La morte sarebbe lieve se continuassimo ad ascoltare le ultime Sonate di Ludwig van Beethoven, o La morte e la fanciulla di Franz Schubert. Se è impossibile nella morte, cerchiamo che lo sia nella vita.

I bambini ai musei, ai concerti. Educazione estetica. Che diventa etica. Vincolo alla civiltà, alla vita. Certo che chi non ama il bello della vita è disposto a morire e a uccidere. Che vive a fare? Certo che se ci vogliono schiavizzare bisogna combattere. Ma bisogna anche dare senso all’esistenza quotidiana. E la tecnologia bellica e la transgenesi uccidono la vita anche senza guerra! Sono già la morte. Tentiamo la pace. Salviamo la cultura e l’arte. Se costretti ma davvero costretti alla guerra, limitiamola, almeno. Non rendiamola lo scopo dell’esistenza. E torniamo all’arte e alla vita. Per rattristarci basta la morte naturale. Perché raddoppiarla da noi tra noi? Bisogna difendersi? Assolutamente. Difendersi. Ma non fare della guerra il nostro valore!

Aggiornato il 26 aprile 2022 alle ore 14:40