I Pugnaloni di Acquapendente, un abbraccio tra fede e politica

sabato 14 maggio 2022


Era il 1166... Può iniziare così la storia dei Pugnaloni di Acquapendente; un “evento” dove la politica abbraccia la Fede e lo spirito rivoluzionario è spinto dal Miracolo. Era il 1166, un’epoca storica articolata, tra papi e antipapi, tra le ambizioni di uno smisurato impero, quello di Federico I detto il “Barbarossa”, ostacolate dalla volontà dei Comuni di essere autonomi, anche aggregandosi. Infatti l’epoca comunale stava capitalizzando la congiuntura politica come un vortice centripeto, tendente a svilire e annichilire, quando possibile, le aree di potere extraurbane, strutturate ancora robustamente in un complesso sistema feudale.

Federico Barbarossa Hohenstaufen (1123 circa-1190) oltre che duca d Svevia (dal 1147), fu anche Re di Germania e Sacro Romano Imperatore dal 1152 al 1190. Il suo obiettivo era quello di imporre l’egemonia tedesca nell’Europa occidentale aspirazione rimasta intatta nei secoli – sfidando l’autorità papale e combattendo crudelmente contro i Comuni; soprattutto vengono ricordati quelli lombardi (1154-1183). Ed è nell’ambito di questo obiettivo che vengono ricordate le sei spedizioni del “Barbarossa” verso sud. Anche allora la situazione geopolitica era difficile e, sulla linea dei suoi predecessori, anche Federico Barbarossa si rifiutò di riconoscere la preminenza del papato sull’Impero. Così l’Imperatore iniziò a nominare i suoi vescovi, in netto contrasto con quanto stabilito, nel 1122, dal Concordato di Worms. Intanto molti Comuni lombardi, i più potenti, avevano iniziato a cacciare i vescovi di investitura imperiale. Il Papa Adriano IV muore improvvisamente il 1º settembre del 1159, anche lui non apprezzava le modalità imperiali, così i cardinali a maggioranza elessero Alessandro III (1159-1181), il quale ribadisce la supremazia del papato sull’impero, sulla linea della dieta di Besançon del 1157. Accettando la “disfida”, Federico Barbarossa, a febbraio del 1160 nomina un suo Papa o meglio l’Antipapa Vittore IV. Iniziano così una serie di scomuniche che vedono il Barbarossa scomunicare il Papa Alessandro III, poi lo stesso Papa scomunicare, dalla Francia, Federico Barbarossa. Proseguono le discese (e risalite) di Federico I nella penisola; una Storia, semplice negli obiettivi, ma più articolata nei fatti. Fatto questo brevissimo quadro storico, Acquapendente vive sotto la “frusta” imperiale che dalla fortezza del Barbarossa, ubicata nell’acropoli del paese, si abbatte sulla strategica cittadina attraversata dalla via Francigena.

La narrazione tramanda che nella primavera del 1166, data anche della morte di Guglielmo I di Sicilia protettore del Papa, gli aquesiani stufi dei soprusi imperiali, e coscienti degli obiettivi risolutori del Barbarossa, ma allo stesso tempo nemmeno troppo filopapali, lamentandosi politicamente della situazione in cui versava l’ambita cittadina, vedendo un ciliegio secco, ubicato dove oggi si erge una piccola edicola dedicata alla Madonna del Fiore, posizionata quasi alle pendici della salita verso il Convento dei Cappuccini, dissero che “se quel ciliegio secco fosse fiorito, si sarebbero liberarti del potere del Barbarossa”. Il ciliegio fiorì, e gli aquesiani assaltarono, armati degli strumenti agricoli, pungoli, forconi, falci e bastoni, la fortezza del Barbarossa, un anno prima di quanto, con storico clamore, fece la Lega Lombarda. Oggi resta della fortezza solo la torre, appunto chiamata “Torre del Barbarossa” oppure “Orologione”.

Da quel doppio Miracolo che fece fiorire un ciliegio morto e che vide i cittadini aquesiani spodestare il rappresentante imperiale, nasce l’esigenza di ricordare quel maggio del 1166, per tramandare e conservare il valore di una sana tradizione religiosa, ma anche molto politica.

I Pugnaloni sono questo, un ricordo che si trasmette di un fatto politico spinto dalla Fede. Effimeri quadri, perché la lucentezza dei petali dura poche ore, ma che mantengono fino all’anno successivo, quando verranno riutilizzate le basi, il loro valore intrinseco ed il “messaggio”. Quadri con dimensioni di 2,60 per 3,60 metri, mosaici floreali, disegnati con petali, foglie ritagliate, trame di noce e quercia, che sfumano ogni colore, ogni luce ed ogni ombra, aventi ad oggetto il “ciliegio fiorito”, con ogni sua metafora, ma anche il tema politico, spesso contestualizzato con la contemporaneità.

La festa, che quest’anno si svolge domenica 15 maggio riempie la cittadina con quindici quadri floreali, rappresentanti altrettanti gruppi o quartieri, i cui bozzetti sono stati approvati precedentemente. Giorni e notti di lavoro che coinvolgono non solo gli aquesiani di ogni età, ma anche giovani dei paesi limitrofi. Una festa che ha il suggello quando queste opere sfilano accompagnate dal sontuoso corteo storico con decine di figuranti abbigliati con costumi rinascimentali scrupolosi e non banali.

Per concludere, il Barbarossa dopo l’ennesimo ripiegamento in Germania, ammalato e indebolito militarmente, dà spazio ad Alessandro III il quale, riconosciuto da quasi tutti i sovrani d’Europa, si reinsedia sul soglio papale a Roma nel 1165. Dopo la rivolta di Acquapendente del 1166, nel 1168 la Lega Lombarda fonda una nuova città, Alessandria, in onore del Papa. Federico Barbarossa muore durante la Terza Crociata nel 1190 in Turchia mentre attraversa il fiume Saleph. La Cattedrale di Acquapendente, dove saranno costuditi i Pugnaloni per un anno, risalente al X secolo, affonda i suoi basamenti sui resti di un tempio pagano, ancora quasi totalmente da studiare. Nella sua cripta umilmente troneggia il suo gioiello più significativo, la più antica copia del Sacello del Santo Sepolcro di Gerusalemme. All’interno della sacra struttura sono serbate delle pietre segnate dal sangue di Gesù. La tradizione riporta che queste reliquie furono portate ad Acquapendente dai Cavalieri che presero parte alla Prima Crociata del 1099, poi consacrate da Papa Eugenio III nel 1149. Un non casuale legame, amalgamato dai Pugnaloni, che vede la tradizione cristiana e la volontà politica, intrise di fede e speranza, esaltare la nobile cittadina dell’Etruria Meridionale.

(*) Per informazioni Pro loco Acquapendente


di Fabio Marco Fabbri