Visioni. “The Boys 3”, tra citazionismo e buffoneria

venerdì 1 luglio 2022


Episodi 4, 5, 6 e 7

L’ironia scurrile e indigesta

The Boys 3 è una serie tivù caratterizzata da un eccesso di buffoneria. Il progetto audiovisivo targato Amazon Prime Video, che racconta le vicende parossistiche di un gruppo di bizzarri supereroi, si basa sulla trasposizione di Eric Kripke dell’omonimo fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson. Negli ultimi episodi della terza stagione emerge la figura di Soldier Boy (Jensen Ackles), Soldatino, una sorta di John Wayne con lo scudo e la calzamaglia. Il leader di supereroi del passato denominati i Rappresaglia può rappresentare l’unica possibilità per eliminare Patriota (Antony Starr), il terribile capo dei super contemporanei, dedito all’ultraviolenza e vittima, letteralmente, del proprio ego.

Frattanto, Maeve (Dominique McElligott) consegna a Butcher (Karl Urban) diverse fiale di V temporaneo, il siero che attribuisce superpoteri per 24 ore, per mettersi alla ricerca di Soldier Boy. Ma il super appare persino più sanguinario di Patriota. Lo dimostra l’esplosione provocata durante Herogasm (un evento che equivale a un’orgia riservata ai super). Per queste ragioni, Starlight (Erin Moriarty) decide di sfruttare la popolarità sui social per scagliarsi contro Soldatino, Patriota e la Vought (la società che cura gli interessi dei super). Nel frattempo, Frenchie (Tomer Capone) e Kimiko (Karen Fukuhara) si riuniscono con Marvin (Laz Alonso), con l’obiettivo di fermare Soldier Boy.

Al di là dell’entusiastiche reazioni degli spettatori, The Boys 3 si conferma un caleidoscopio di effetti multicolori e ironia scurrile e indigesta. Kripke vuole raccontare, in maniera analitica, un’umanità che ha perso il senso del ridicolo e si basa, esclusivamente, sul successo determinato dai like e attribuito dai follower. Le regole della società dello spettacolo sono spietate. Non si rischia il licenziamento, ma l’eliminazione fisica. Il confine tra umani e super, grazie al V temporaneo, diventa estremamente labile. I concetti di giusto e sbagliato, buono e cattivo sono intrecciati e relativi. La serie tivù ha l’ambizione del divertimento disincantato, ma fallisce, clamorosamente, l’obiettivo per l’assoluta mancanza di autoironia.

(*) La recensione dei primi tre episodi di The Boys 3.


di Andrea Di Falco