Apriamo la società: bentornato Karl Popper

venerdì 30 settembre 2022


Roma, Università Lumsa presentazione di un libro, Popper, una questione aperta, con l’intervento dei molti autori. Libro da evidenziare, qualitativamente in ogni senso, per gli argomenti, per le maniere espositive, documentate, prive di compiacimenti accondiscendenti anche nell’apprezzamento, e senza risparmio di critiche. Enrico Iacometti, reggente della Armando Editore, continua adeguatamente la dignità culturale di Armando. Karl Popper visse decenni trascorsi in una invasiva attualità non soltanto europea, credo mondiale. Espressioni quali: falsificabilità, società aperta, razionalismo critico, individualismo metodologico, si devono a Popper o anche a Popper innestate. Erano gli anni successivi al totalitarismo, nazista, di poi comunista.

L’Occidente aveva bisogno di concepire anticorpi al totalitarismo non esclusivamente politici ma concettuali, teorici, dimostrare la invalidità “logica” del totalitarismo. Popper sentì questa esigenza, la sentì reputandola giustificata, razionale, vale a dire: il totalitarismo, la “società chiusa”, era irrazionale, si fondava su palafitte potenti e marcite, tanto più veementi quanto meno robuste, valide. Perché “razionalmente” il totalitarismo, la società chiusa si baserebbero su presupposti inidonei? Perché sono certi di poter indicare la soluzione giusta alle problematiche, non ammettendo dubbi, non accettando opinioni diverse, critiche.

Come posso accertarmi che la mia sia la verità se non permetto obiezioni? Addirittura, le società chiuse, totalitarie hanno certezza di cogliere la tendenza storica conoscibile ed obbligata (ad esempio la certezza che sarà indispensabile il socialismo e poi il comunismo; che il proletariato sostituirà la borghesia; che il capitalismo crollerà). Popper nega la prevedibilità rassicurata, quindi le società che si chiudono (società chiuse) in tali certezze obbligando i cittadini a non averne diverse, a dubitare sono insondabili razionalmente avendo un fondamento errato: la certezza dello svolgimento storico. Ma la concezione di Popper si amplia: tutto ciò che non è sperimentabile e sottoposto a verifica va tolto dal diritto di sussistere a lume di ragione. Se si impone lo fa con la prepotenza. Ma se lo fa con la prepotenza dissolve la libertà di verifica, di correzione, critica.

Ma se distrugge la verifica, la correzione critica annienta la libertà, libertà che a suo giudizio addirittura vale più che la giustizia. La demarcazione tra possibilità di verifica, possibilità del possibile, imprevedibilità, correzione, esercizio critico giunge in Popper a considerare positivo perfino l’errore, infatti, valutato come errore consente la correzione, laddove nelle società totalitarie acriticabili non vi è errore perché non si consente la critica. Popper è radicalissimo nel rifiuto delle “società chiuse” che non consentono l’obiezione, il dubbio, la perpetua verifica, e differenzia nettamente le concezioni che accettano la possibilità di essere falsificate, aperte, dalle concezioni che non possono essere falsificate, o in quanto presumono di indossare la verità, o perché non verificabili.

Karl Marx, la metafisica, anche la psicoanalisi non sarebbero concezioni sottoponibili a verificabilità. Paradossalmente, ha diritto di esistenza razionale chi non crede a verità definitive o crede di poter sbagliare. Su questo blocco nel libro vi sono argomentazioni, specie sul rapporto tra metafisica e scienza, se la metafisica è a suo modo falsificabile, quindi “ammessa” come “aperta”, delle finezze analitiche da conoscere. Ma siamo alla porta dell’ingresso nella concezione di Popper. Egli perviene alla negazione della società, esiste solo l’individuo, l’individuo con la sua ragione, incondizionato (!?), decisore di sé, che deve, dovrebbe essere lasciato libero di decidere, orientarsi. Individuo e libertà si intrinsecano, io sono individuo in quanto sono io, io che scelgo, appunto, da individuo.

Non “faccio parte”, sono un io assolutizzato. Decido, scelgo tutto? Tutto è consentito al mio “io” non esistendo chi lo contiene? La società aperta è una società spalancata? Certo che no! Ed allora, quali sono i limiti all’ apertura ed alla chiusura? Come metter limiti all’apertura se la società è aperta? Aperta ma esclude i terroristi, i totalitaristi? Ma se è aperta ed esclude non nega se stessa? E poi, è concepibile un individuo capace di scegliere del tutto libero, quasi che la società non esistesse? Non è un modo per deresponsabilizzare la società nei confronti dell’individuo, dell’individuo nei confronti della società? Al dunque, le società libere e democratiche inevitabilmente impongono limiti alla libertà! Il che suscita problemi alla teoria della falsicabilità, della società che trova nell’autocritica la libertà. Tali società non mettono in dubbio di poter non essere le sole società da attuare.

Non dubitano che le società che dubitano siano superiori. Dovrebbero dubitare di sé assai più de sentirsi orgogliosi di dubitare? Perché? Perché vi può essere una degradazione qualitativa pure all’interno delle società aperte! Ma soprattutto, ed è uno spunto eccellente nel libro, perché tra le possibilità “aperte” vi è anche quella di degradarsi, di una rovina antropologica, di un “uomo nuovo” antinaturale, robotico transgenico, me ne occupo e preoccupo da tempo. Possiamo avere una società aperta a questa evenienza. Allora, Karl Popper? Resta opportuno e questo volume di studiosi appassionati e conoscitori lo rivela: Dario Antiseri, Roberto Cipriani, Marcello Pera, Luca Mencacci, Enzo Di Nuoscio, Alberto Lo Presti, Rocco Pezzimenti, Stefano Gattei. Il congiungimento tra individuo e libertà resta decisivo. L’individuo persiste se è libero e fa valere il suo “individuale” giudizio.

Ma, attenzione, si sta tentando all’individuo, in forme diverse dal totalitarismo passato. Occorre munirsi mentalmente. Mentalmente. Essere “aperti”, avveduti a questo attacco all’individualità, quintessenza della libertà. Se perisce l’individualità perisce la libertà. Se perisce la libertà perisce l’individualità C’è da discutere. Leggere Roberto Cipriani, Dario Antiseri, veder nominati Luciano Pellicani, Achille Ardigò mi ha riportato le frequentazioni del passato. Eravamo giovani! Ma sociologia e filosofia persistono, vedo! Enrico Iacometti chiude il testo. Vero, la Casa editrice Armando è e rimane la Casa di Popper. Ne ricordo ancora le copertine. Filosofia e memorie.


di Antonio Saccà