L’attualità della “Tecnica del colpo di Stato” di Malaparte

martedì 31 gennaio 2023


Niccolò Machiavelli sentenziava nelle sue opere, principalmente nel suo celebre libro “Il Principe”, quanto la storia fosse maestra di vita (historia magistra vitae). Questo sagace concetto è sempre più attuale, soprattutto in una nazione come l’Italia, in cui il modus agendi (atavicamente radicato) consiste in quell’atteggiamento che il padre della letteratura moderna italiana, ossia Alessandro Manzoni, definiva “servaggio” e da cui gli italiani non si sono mai emancipati, rimanendone tuttora irretiti ab imis.

Nella nostra intellighenzia nazional-popolare vige il principio dell’inconfutabile conformismo al potere di turno, che condiziona e censura in modo più sottile e subdolo la libertà di opinione più di quanto lo possa determinare la privazione della libertà di stampa, proprio perché sebbene il conformismo sia un’arma di indottrinamento meno evidente nella sua manifestazione di coercizione, risulta comunque più efficace e devastante della vera e propria privazione della libertà di espressione. Per questo motivo merita citare l’attualità del pensiero di Curzio Malaparte e dell’opera in cui in modo eccelso lo ha espresso, ovvero “Tecnica del colpo di Stato”.

Il suddetto scritto fu stampato in Francia, per la prima volta in assoluto, nel 1931, il quale, sebbene consentì all’autore di salire alla ribalta internazionale, grazie al suo clamoroso successo, venne osteggiato fino ad esserne proibita la pubblicazione in tutte quelle nazioni dove, come riferisce testualmente lo stesso autore: “le libertà pubbliche e private erano soffocate o soppresse”. La succitata opera fu oggetto di feroci e violenti attacchi da tutti coloro che professavano una ideologia collettivista e quindi illiberale, protesa alla conquista del potere con la violenza e contro ogni principio di legittimazione democratica. Da destra a sinistra, ci furono anatemi nei confronti del libro e del suo stesso autore, Trockij si scagliò violentemente contro Malaparte, Hitler nella sua patologica natura violenta bruciò il libro sulla pubblica piazza di Lipsia e Mussolini non mancò di perseguitare in tutti i modi il suo autore.

Il motivo che generò tanto astio risiede nel contenuto dell’opera, finalizzato a declinare una spietata dissezione inerente alle svariate tipologie di esecuzione del golpe e delle loro caratteristiche. “Tecnica del colpo di Stato” sorprende ancora oggi per la sua attualità, per la sua sottile capacità letteraria nel divulgare e rendere comprensibile il ventaglio di tecniche per conquistare il potere, tramite un colpo di Stato. L’analisi scientifica che si evince dalla lettura dell’opera, politicamente ineccepibile, consente al lettore di comprenderne il significato, degustandone lo stile espressivo tanto fluente quanto icasticamente arguto, peraltro non privo di sorprendente efficacia visionaria.

Nella parte del libro dedicata all’imminente rivoluzione di Pietroburgo emerge una tecnica descrittiva alquanto suggestiva e realistica, con la sua raffinata descrizione delle “dense nuvole nere” sorgenti “sulle officine di Putilow”, quando nel frattempo “una nebbia rossastra” gravava “sulle innumerevoli ciminiere del sobborgo di Wiborg” in cui Lenin si dissimulava. Nel prosieguo del percorso narrativo si declinano le sagaci descrizioni dei diversi profili riguardanti i personaggi storici raccontati, che in quel tempo si distinsero per il loro autoritarismo.

Il ritratto di Stalin descritto da Malaparte colpisce per la sua schietta declinazione, evidenziandone gli aspetti più significativi ed incisivi, come la sua violenta intelligenza tanto barbara quanto istintiva nella sua “fisicità”, in cui non può risiedere alcun pregiudizio culturale o morale, in quanto protesa ad un cinico pragmatismo nella conquista del potere e del suo mantenimento. 
La descrizione riguardante il personaggio Mussolini risulta decisamente non gratificante per l’oggetto della sua indagine, in quanto l’autore lo definisce antitetico agli antichi condottieri romani o rinascimentali, nonostante il costante ed invadente impegno della propaganda di regime per dimostrare il contrario.
Malaparte, quando arriva alla descrizione di Adolf Hitler, raggiunge l’acme della sua capacità analitica ed icastica, addentrandosi nella narrazione di un ritratto descritto con una originale e impareggiabile vivezza di stile, enucleandone la tanto banale quanto perniciosa psicologia, condita di volgari sentimenti imperanti la sua bieca personalità, come l’invidia e la gelosia, una psicologia sempre sospesa tra la violenza e la timidezza, tra il complesso di inferiorità e la prepotenza di nasconderla, cercando di dimostrare la propria sedicente potenza e forzandone il riconoscimento e il consenso da parte del popolo, tramite la propaganda di regime.

L’inciso che scrive Curzio Malaparte nell’introduzione del suo libro “Tecnica del colpo di Stato”, intitolata “che a difendere la libertà ci si rimette sempre”, è alquanto eloquente ed esaustiva per comprendere quale grande scandalo questo libro generò per il conformismo dell’epoca e quanti disagi ne conseguirono per l’autore e a proposito ne riporto un’esigua parte di seguito: “Io odio questo mio libro. Lo odio con tutto il cuore. Mi ha dato la gloria, quella povera cosa che è la gloria, ma anche quante miserie. Per questo libro ho conosciuto la prigione e il confino, il tradimento degli amici, la malafede degli avversari, l’egoismo e la cattiveria degli uomini...”.


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno