Francesca Teresa Giuseppa Raffaella nasce a Napoli l’11 maggio 1817. Ha un carattere vivacissimo e indomabile. Su consiglio di Pier Angelo Fiorentino, amico di famiglia e rinomato critico musicale a Londra, i genitori la indirizzano verso la danza.

Sarà chiamata Fanny dagli austriaci per paragonarla a Fanny Elssler. Impara la danza alla scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli con il ballerino e coreografo Filippo Izzo. È allieva di Salvatore Taglioni e Pietro Hus al Teatro San Carlo. Debutta a quindici anni in una coreografia di Giovanni Galzerani al Teatro Mercadante, già Teatro del Fondo. Nel biennio 1833-1835 balla con successo al Teatro Tordinona di Roma; al Fondo e al San Carlo di Napoli; al Teatro della Pergola di Firenze. È in continua sfida con Carlotta Grisi, al punto di rettificare la sua data di nascita al 1821 per sembrare lei più giovane. Ama rischiare e sfida la Elssler danzando una coreografica difficile guadagnando subito il favore del pubblico viennese, nonostante le critiche di parte del pubblico in favore della conterranea Fanny Elssler.

Per la regina del balletto romantico, segue un vorticoso ventennio di successi nelle principali città italiane ed europee. Una corsa trionfale ed inarrestabile sostenuta dalla sua notevole preparazione e dalla forza di carattere. Nel 1837 debutta al Teatro alla Scala di Milano, accompagnata dalla fama riscossa in Austria, con “I Veneziani a Costantinopoli”, con coreografia di Antonio Monticini. Nel 1838 diventa la prima ballerina della Scala dopo una severa formazione con Carlo Blasis. È oggetto di ammirazione di Alfred De Musset e della stampa internazionale. Nel 1840 si esibisce con grande successo presso l’Her Majesty’s Theatre di Londra in presenza della regina Vittoria. La rivale Taglioni le offusca la scena. Ritorna nel 1841 a Milano. Danza la Sylphide (Gioacchino Rossini e Saverio Mercadante sono tra gli autori) che è un appannaggio dell’eterna rivale Taglioni. Ritorna a Londra e con Jules Perrot e André-Jean-Jacques Deshayes realizza la coreografia di “Alma ou la fille du feu”. Con il suo passo “pas de fascination”, vince la Grisi con la quale va in rotta di collisione. Nel 1843 danza nel Teatro Alibert di Roma con un successo tale da meritarsi il titolo di prima donna Accademica di Santa Cecilia. Al momento della sua massima fama, balla con la sua rivale Fanny Elssler davanti alla regina Vittoria sotto la guida esperta di Perrot che allestisce un “pas de deux” dedicato alle due danzatrici. Seguiranno il “pas de quatre” e il “pas de six” ancora con la coreografia di Perrot che riesce a dare ad ognuna delle ballerine celebri uno spazio autonomo di esibizione. A Londra conosce Arthur Saint-Léon con cui lavora e che poi sarà il suo sposo nel 1845. La relazione durerà sei anni separandosi nel 1851. Fanny si lega al marchese Manuel Antonio de Acuna di Bedmar. Nel 1853 nasce la figlia Matilde. Nel 1845 firma la coreografia di “Rosida”. A Parigi nel 1846 balla con la Taglioni e la Grahn. Nel 1847 “Les eléments “con Carolina Rosati e la Grisi. Nel 1847 Fanny conquista i palcoscenici parigini. Al Teatrino del Palazzo di Saint-Cloud interpreta “La fille de marbre”, davanti al re Luigi Filippo e coreografato dal marito. In coppia, Fanny e il marito sono scritturati da “La Fenice” durante il carnevale di Venezia nel 1848. Nello stesso anno balla “La Vivandiera” e aggiunge anche una “Sicilienne” per ricordare i moti siciliani avvolta in un velo tricolore. Gli spettatori tutti insieme applaudono la Cerrito gridando “Viva la Sicilia! Viva i Siciliani!”. Nel 1849 ritorna a Parigi all’Opéra Saint-Léon dove danza nel 1849 “Le Violon du Diable” e nel 1850 “Stella”. Lentamente inizia il declino di Fanny Cerrito con la fine del rapporto professionale e personale con Saint-Léon e l’allontanamento dalle scene con la nascita della figlia Matilde. Continua a ballare a Parigi fino al 1854. La “figlia dell’aria” si ritira dalle scene a quarant’anni nel 1857. Il grande sogno è all’epilogo.

Nel 1909 muore cieca a Parigi all’età di 92 anni quando l’astro nascente Anna Pavlova danza per il debutto dei “Ballets russes” di Diaghilev. Nella sua “Histoire de l’art dramatique”, Theophile Gautier cita Fanny di cui descrive le doti fisiche, la inimitabile grazia e la solida preparazione tecnica. Napoli la ricorda come la “ballerina scugnizza” per le sue capacità e la determinazione per farsi largo in un mondo molto duro con le donne di forte personalità.

Aggiornato il 07 febbraio 2023 alle ore 09:40