Da oggi è in sala “Argentina, 1985”, il thriller candidato all’Oscar

Argentina, 1985 di Santiago Mitre ha ricevuto consensi all’ultima Mostra del cinema di Venezia, ha vinto un Golden Globe ed è candidato all’Oscar per il Miglior film internazionale. Il film, dopo lo streaming su Prime Video, arriva in sala in Italia da oggi, distribuito da Lucky Red e Circuito Cinema. Il lungometraggio ricostruisce la storia del processo alla dittatura militare che ha tenuto in ostaggio un intero Paese dal 24 marzo 1976 al 10 dicembre 1983. Il film coinvolge e diverte persino. Mitre mette in scena i giorni impetuosi, di coraggio, paura, eroismo, liberazione che servirono a costruire la nuova Argentina, prima di tutto democratica. Nell’eccellente cast spicca Ricardo Darin nei panni di Julio Strassera, il pm che mise sotto processo il dittatore Jorge Videla e i suoi complici.

Il regista è a Roma per lanciare il film. “Per due anni – racconta – ho letto di tutto. Sentivo la grande responsabilità di cineasta, ma anche di cittadino per quello che stavamo raccontando, il processo del secolo, quello che ha rifondato il mio Paese dopo la tragedia della dittatura. Abbiamo letto migliaia di carte, incontrato giudici, funzionari, famiglie di desaparecidos, associazioni per i diritti umani che sono state la prima linea per raccogliere i documenti su cui si basava il processo. È stato molto doloroso come pure vedere le immagini del vero processo, ogni tanto smettevamo per l’emozione di quello che stavamo sentendo”.

Il film ha un doppio tono, serio, drammatico come i fatti che racconta, ma anche sarcastico, umoristico, affatto estraniato dalla vita familiare pur avendo il peso epocale di processare Videla. L’Argentina appena un anno dopo la caduta della dittatura riuscì a processare il generale e gli altri responsabili di torture che eliminarono una generazione di giovani, un genocidio di oppositori politici. Sono passati 40 anni, cosa ne è di quel coraggio? “Quella grande spinta di giustizia e quell’eroismo – afferma Mitre – temo siano andati perduti. Non vedo intorno a me questa voglia di scontrarsi con il potere come fu per Strassera, oggi forse quel processo non ci sarebbe”.

Mitre pensava da tempo a un film sul processo Videla. “Lo immaginavo – sottolinea – come un thriller processuale su un fatto storico. Invece, è diventato un film che sta interessando i giovani, sta facendo scoprire loro cose che a malapena si studiano. Io ho memorie personali, mi ricordo le persone in strada a festeggiare, ma i ragazzi no. L’idea di giustizia è un atto di guarigione, ma la memoria è un valore democratico e quando mi capita di vedere che la democrazia viene messa in discussione da chi non ha vissuto la dittatura, non sa quanto è costato davvero risorgere, mi rattristo. Spero che il film serva a farlo ricordare”.

Aggiornato il 23 febbraio 2023 alle ore 17:17