Abbandono e ricostruzione

venerdì 24 febbraio 2023


Il libro di Anny Romand è la ricostruzione del mancato rapporto tra figlia e padre. Non è certo un argomento nuovo in letteratura, ma la differenza la troviamo nelle righe scritte con eleganza e nella capacità di raccontare la varietà di fili misteriosi e profondi delle figlie con i padri. Corridoi che legano la figlia Rosy con il padre, anche quando il contatto non è stato ancora possibile. Lo stato di abbandono è il punto di partenza di un itinerario esistenziale. Il cammino dell’avvicinamento è distribuito in trentuno quadri che dicono molto sulla formazione e sul mestiere dell’autrice e dei suoi contatti con maestri mondiali del cinema. Il linguaggio è lineare per sottolineare l’assenza di rancore della ragazza nei confronti di un padre che non ha voluto conoscerla. La narrazione descrive i passaggi interiori di un progressivo avvicinamento della figlia con il padre. Il romanzo breve inizia con una porta: “Bussare alla porta del padre con la lettera in mano, come una mendicante” che arriva fino alla soglia per chiedere un riconoscimento, ma soprattutto l’amore che non ha avuto. Nonostante gli avvertimenti della madre che descrive un uomo intransigente, violento e irriducibile, lei persegue il suo fine. Lo stato d’animo della ragazza nel momento in cui si apre la porta della casa del padre è descritto con un una stretta sequenza di stati emotivi: “Sentire il trillo dentro l’appartamento. Sentire il cuore che batte sempre più forte. Sentire passi che si avvicinano. Il chiavistello tirato, una voce live, tenue. Poi, il silenzio trattiene il respiro. La porta si apre”. In tutte le letterature ricorre spesso la metafora della soglia, della porta. In questo racconto tutto si svolge con “veloce lentezza”. La percezione della porta mentre si apre è un attimo che racchiude tutta una vita di aspettative, di immaginazione, di quello che doveva essere e non è accaduto, di come poteva accadere e perché adesso e non tanto tempo prima.

Ciò che accade dopo è un quadro dell’assurdo. Rosy si trova di fronte un padre che ha attraversato lo Stige. È privo della memoria e quindi vive in uno stato estatico, dentro una vallata senza Tempo. Il contatto tanto atteso sarà del tutto diverso dalle attese della figlia. In quei pochi momenti è riassunta la potenza della casualità che troviamo in Beckett, Jonesco e soprattutto nelle letterature dell’esilio di Cioran, della Berberova, della Némirovskij e della Kristof e di altri, nello stile filmico di Robbe-Grillet. Il racconto dell’attesa di un contatto risanatore di antiche cicatrici e vuoti affettivi corre sul binario del ricordo di radici lontane. Radici antiche che appartengono a civiltà perseguitate di cui i personaggi del libro portano con sé il carico simbolico senza essere catturati e intrappolati dalla cultura del piagnisteo e dell’auto commiserazione, che non porta da nessuna parte. Il ricordo è asciutto, calmo, senza rabbia né sconfitta. Il racconto è intessuto con la trama di un affetto da dare e da ricevere, del desiderio di capire prima di condannare a priori. Il tempo dall’attesa all’incontro è mirabilmente descritto nel quadro nono. Individui sconosciuti cercano subito di trovare linee di contatto e di scambio emotivo e di notizie. L’intento è aprire un ponte di comprensione, senza pensare agli esiti sia positivi che negativi.

L’esilio dei suoi antenati e parenti recenti da terre lontane e favolose, la vita come occasione di riscatto e di resistenza non corrode i sentimenti, non inaridiscono, non sporcano l’anima. L’ottavo quadro descrive con straordinaria capacità cosa significa essere esiliati, cosa è stato combattere senza tregua per la sopravvivenza dei figlio nonostante la miseria, l’essere gettati in un mondo dove si capisce che bisogna integrarsi in fretta.

È un libro elegante, un recipiente dove sono raccolti con cura una varietà di sentimenti, ricordi, storia, letteratura, fotografia, speranze, immaginazione. Il fattore che tiene insieme questo caleidoscopio, il collante che ne fa un gradevole “flusso di coscienza” è il tatto, il rispetto per tutti gli accadimenti. Nessun processo, né valutazioni affrettate. Un libro del tutto privo di pre-giudizi perché la volontà di comprendere è fondamentale per dare un senso ed un significato a qualsiasi esistenza vista come un cammino.

Il libro è l’emblema del coraggio, della comprensione e della tenerezza.

(*) Anny Romand, “Abbandonata”, La lepre Edizioni, 2022, pagine 106, 15 euro


di Manlio Lo Presti