Visioni. “The Consultant”, una serie tivù deludente che demonizza i videogiochi

Il lato oscuro del lavoro, tra rimandi biblici e umorismo nero. The Consultant è una serie tivù carica di enigmi che costruisce un universo di affascinanti intrighi che si risolvono in maniera deludente. La serie thriller in otto episodi (da poco più trenta minuti ciascuno), ideata da Tony Basgallop (creatore della serie Servant), è basata sull’omonimo romanzo di Bentley Little. The Consultant è una serie tivù presentata in anteprima su Amazon Prime Video il 24 febbraio, il cui protagonista assoluto il due volte Premio Oscar Christoph Waltz. Nat Wolff e Brittany O’Grady figurano nei ruoli secondari. La narrazione segue i dipendenti negli uffici open space della CompWare, un’azienda di gaming online che sviluppa app. La leadership dell’azienda è rilevata da un sinistro consulente, interpretato da Regus Patoff (Waltz). Il misterioso individuo dal nome bizzarro è chiamato a supervisionare i progetti per risollevare le sorti precarie della società. Ma due dipendenti su tutti, Craig (Wolff) ed Elaine (O’Grady), sconcertati dai modi melliflui e ossessivi del consulente, decidono di indagare sul passato dell’uomo. Patoff, stravolgendo l’organizzazione del lavoro, prende in mano letteralmente le vite degli impiegati.

La serie si presenta come un divertissement sul mondo del lavoro, che si trasforma, via via, in un gioco claustrofobico e allucinato in cui niente è come sembra. Seppure il racconto punti sui numerosi colpi di scena, in realtà, gli sbocchi narrativi potenziali sono di notevole importanza, ma la loro evoluzione risulta poco credibile. A tratti, persino risibile. Per queste ragioni, è necessario sottolineare l’andamento ondivago della scrittura. Ogni episodio si conclude con un Cliffhanger che promette esaltanti sviluppi. Ma il momento culminante è solo un espediente narrativo utile a ultimare gli otto episodi. Purtroppo, il Climax raggiunto va a scemare sistematicamente, mettendo a dura prova la pazienza dello spettatore. Nel corso della visione sono molteplici i quesiti a cui dare una risposta. Patoff è un demonio? È il diavolo in persona? È un robot? È un replicante? È a capo di un’organizzazione criminale che si occupa di protesi degli arti? Waltz, nel ruolo del sociopatico consulente, fa il verso a sé stesso, producendosi in un’involontaria autoparodia. Wolff e O’Grady rubano la scena al protagonista. Al cospetto del male, risultano credibili esprimendo la fascinazione e il senso di impotenza. In ultima analisi, il vero obiettivo della serie tivù attiene alla promozione di una retorica retriva che punta il dito verso il medium del videogioco. Con tutta evidenza, Tony Basgallop sposa un’idea reazionaria secondo cui il gaming è causa di appiattimento cerebrale e violenza. Una sconcertante demonizzazione in piena regola.

Aggiornato il 03 marzo 2023 alle ore 20:21